Episcopato polacco: necessità del servizio pastorale ai coniugi e alle famiglie nonché alle persone in unioni non sacramentali

10-06-2018
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L’Episcopato polacco nel corso della 379. riunione plenaria ha adottato, l’8 giugno scorso, le “Indicazioni pastorali alla luce dell’Esortazione apostolica Amoris Laetitia”. I presuli sottolineano nel documento la necessità di servizio ai fidanzati, ai coniugi e alle famiglie nonché alle persone in unioni irregolari, in conformità ai criteri pastorali raccomandati da Papa Francesco, quali: accoglienza, accompagnamento, discernimento e integrazione. Il testo non contempla la questione di accostamento al sacramento dell’Eucaristia delle persone in unioni non sacramentali.

“Con rispettosa attenzione e diligenza accogliamo l’Esortazione apostolica post sinodale di Papa Francesco Amoris Laetitia come espressione della sua sollecitudine per una sana condizione dell’amore coniugale in famiglia”, affermano i vescovi.

Il documento è suddiviso in quattro capitoli. Il primo espone i punti salienti dell’insegnamento di Papa Francesco nella prospettiva della dottrina dei suoi predecessori. “Tra i documenti programmatici vanno citati: Humanae Vitae di Paolo VI, Familiaris consortio, Reconciliatio et poenitentia, Veritatis splendor di Giovanni Paolo II nonché Deus caritas est e Sacramentum caritatis di Benedetto XVI.”, recita il testo delle “Indicazioni”.

Nel secondo capitolo intitolato “La gioia dell’amore nel matrimonio e nella famiglia” i presuli ricordano, tra gli altri, la ricchezza delle esperienze della Chiesa in Polonia nell’ambito della pastorale di fidanzati, coniugi e famiglie. Nel testo, inoltre, vengono esplicitati i criteri pastorali di Papa Francesco, quali: accoglienza, accompagnamento, discernimento, e integrazione.

Il terzo capitolo del documento contiene indicazione di nuovi spunti nel servizio pastorale ai fidanzati, ai coniugi e alle persone che si trovano in situazioni difficili e irregolari. Il testo recita: “Nella pastorale dei fidanzati bisogna aiutare i giovani nella scoperta di valori e ricchezze del matrimonio. Bisogna ricordare l’importanza delle virtù, soprattutto di quella della castità che è condizione di un’autentica crescita dell’amore sponsale”.

I vescovi polacchi ricordano che “uno sguardo d’amore e di sostegno va offerto alle persone che sono state abbandonate o hanno abbandonato il coniuge, ma cercano di riconciliarsi con il consorte sacramentale, conservando l’amore la fedeltà e la preghiera”. Inoltre, aggiungono che “bisogna mostrare comprensione anche ai fedeli che, dopo il fallimento del matrimonio sacramentale, avessero contratto una nuova unione solamente civile, in considerazione dell’ostacolo costituito dal precedente legame, ma cercano di condurre una vita cristiana educando i figli alla fede e anelino la piena partecipazione all’Eucaristia, assumendo la decisione di vivere come fratelli e sorelle”.

Il quarto capitolo ha il titolo “L’invito al discernimento pastorale; la logica dell’integrazione alla luce del Capitolo VIII dell’Esortazione apostolica Amoris Laetitia”. L’episcopato polacco rilevando che Papa Francesco considera “l’innumerevole varietà di situazioni concrete” di persone divorziate e che hanno contratto civilmente una nuova unione, sottolineano che “la sollecitudine per il loro bene spirituale richiede uno scrupoloso discernimento delle circostanze, in considerazione del fatto che il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi” e osserva: “Papa Francesco si esprime – ed è uno di aspetti centrali dell’Amoris Laetitia – relativamente alla necessità di riportare la norma generale alle persone concrete e alle loro situazioni particolari. In quel modo approfondisce il pensiero di Giovanni Paolo II che puntualizzò la necessità di considerare la complessità delle situazioni di fedeli divorziati che vivono in nuove unioni civili (cfr. FC 84 par. 2).”

I vescovi sottolineano che il discernimento, nel concreto “in primo luogo deve portare a dare – attraverso il processo canonico – la risposta alla domanda se sia possibile riconoscere la nullità del primo matrimonio.” Tuttavia, “nel caso in cui, con una sentenza passata in giudicato, si affermi che tale nullità non può essere riconosciuta, bisogna continuare il processo di discernimento a carattere pastorale”. I presuli aggiungono altresì che tale discernimento per “portare a diverse e sempre più profonde forme d’integrazione in seno alla comunità ecclesiale, deve essere realizzato sotto forma di un individuale e coerente processo di guida spirituale di lunga durata.” Inoltre, i vescovi sottolineano che “la guida spirituale deve considerare soprattutto la possibilità di aiutare in una situazione difficile e complessa la persona a proseguire sulla via della fede nella comunità ecclesiale.”

Nelle conclusioni, i vescovi constatano che sia necessario elaborare un nuovo Direttorio della pastorale delle famiglie per la Chiesa in Polonia “in base al quale sarà possibile predisporre delle istruzioni applicative diocesane o metropolitane, e istituire dei centri di servizio al matrimonio e alla famiglia. Contemporaneamente sarà necessario elaborare il programma e definire le forme di preparazione dei ministri ordinati atti a intraprendere la strada di accompagnamento dei fedeli e del discernimento delle situazioni in cui essi concretamente si trovano. Il servizio pastorale deve essere caratterizzato da vicinanza, da uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana”.

Ufficio Stampa
Conferenza episcopale polacca

CONFERENZA EPISCOPALE POLACCA
INDICAZIONI PASTORALI ALLA LUCE DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA AMORIS LAETITIA

Introduzione

Il sacramento di matrimonio così come una più prossima e diretta preparazione a tale forma di vita comunitaria sono stati sempre, e sono tuttora, al centro dell’opera pastorale della Chiesa. Pertanto, con rispettosa attenzione e diligenza, accogliamo l’Esortazione apostolica post sinodale di Papa Francesco Amoris Laetitia come espressione della sua sollecitudine per una sana condizione dell’amore coniugale in famiglia. Scopriamo in essa l’attuazione stimolante del “Vangelo della famiglia” [1] continuamente insegnato dalla Chiesa impegnata nella sua realizzazione.

L’Esortazione è, senza dubbio, il frutto di riflessione delle due Assemblee Sinodali dedicate alla famiglia, della preghiera di tutta la Chiesa per i coniugi e le famiglie, più intensa in quel periodo, nonché del Giubileo Straordinario della Misericordia nel 2015. Il Papa indica nel documento quegli ambiti della pastorale dei fidanzati, dei coniugi e delle famiglie che richiedono una riflessione più approfondita e una tenera e caritatevole sollecitudine da parte dei pastori (Misericordiae Vultus 10) [2].

I due anni trascorsi dalla pubblicazione dell’Amoris Laetitia e la discussione ispirata dal documento hanno permesso di vedere con uno sguardo nuovo la ricchezza dell’operato della Chiesa in Polonia in sostegno ai fidanzati, ai coniugi e alle famiglie. Inoltre, contemporaneamente ci ha resi consapevoli della necessità e dell’impellente bisogno di un maggiore impegno su più vasta scala nella pastorale dei fidanzati e delle famiglie, spesso toccati da una crisi della fede e dell’amore. Da quel punto di vista l’invito del Papa a formare gli atteggiamenti evangelici costituisce una luce sulla strada di crescita cristiana, mentre le sue indicazioni concrete sono un prezioso suggerimento per gli sforzi pastorali e le azioni di sostegno intraprese.

Nella voce di Papa Francesco riconosciamo un paterno incoraggiamento nel cammino della “conversione pastorale e missionaria” (Evangelii Gaudium 25). L’incoraggiamento ad una svolta pastorale che scaturisce dalla sollecitudine del Pontefice per ogni uomo (cfr. MV 4) e richiama espressamente san Giovanni Paolo II per il quale è proprio l’uomo “la prima strada che la Chiesa deve percorrere nel compimento della sua missione” (Redemptor Hominis 14). Consapevoli di tutto ciò, siamo convinti che l’interpretazione e l’applicazione pratica delle premesse contenute nell’Amoris Laetitia aiuterà a promuovere numerose iniziative a favore della crescita, del rinforzamento e dello sviluppo delle nostre famiglie, così come del loro amore e della loro santità [3].

1. I PUNTI SALIENTI DEL MAGISTERO DI PAPA FRANCESCO

Richiamando il pensiero del suo predecessore Benedetto XVI, Papa Francesco sottolinea che i cambiamenti nella Chiesa vanno realizzati nello spirito di “ermeneutica della continuità” [4]. Il concetto richiama la convinzione di Giovanni XXIII quando spiegava l’apertura del Concilio Vaticano II con il concetto di “ermeneutica della riforma” [5] grazie alla quale il deposito immutabile della fede può essere trasmesso in maniera approfondita e più matura, nonché “rispondente alle necessità dei nostri tempi” [6], e cioè adeguatamente all’attuale epoca (cfr. EG 41). Importante che l’ermeneutica della riforma non rompa con il passato ma mantenga la continuità della dottrina della fede, contribuendo contemporaneamente ad una sua necessaria attualizzazione.

La rilettura in quel spirito dell’Esortazione Amoris Laetitia permette non solo di considerare ma soprattutto di completare e di attualizzare il precedente Magistero della Chiesa relativo al matrimonio e alla famiglia. Tra i documenti programmatici vanno citati: Humanae Vitae di Paolo VI, Familiaris consortio, Reconciliatio et poenitentia, Veritatis splendor di Giovanni Paolo II nonché Deus caritas est e Sacramentum caritatis di Benedetto XVI. Papa Francesco nell’Esortazione Amoris Laetitia certamente non mette in dubbio il magistero dei suoi predecessori. Egli riconosce chiaramente infatti la necessaria unità di dottrina e prassi nella Chiesa, la quale però “non impedisce che esistano diversi modi di interpretare alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da essa derivano” (AL 3). Pertanto, al patrimonio delle discussioni sinodali dedicate alla famiglia, Papa Francesco unisce altre considerazioni che possano orientare la riflessione, il dialogo e la prassi pastorale, e al tempo stesso arrechino coraggio, stimolo e aiuto alle famiglie nel loro impegno e nelle loro difficoltà (cfr. AL 4).

In considerazione di quanto esposto sopra, invitiamo i pastori, le persone consacrate e i fedeli laici ad accogliere il magistero di Papa Francesco esposto nell’Amoris Laetitia che costituisce una coerente realizzazione dell’opera di rinnovamento della Chiesa nello spirito del Vangelo di Cristo. La sua riflessione si fonda sulla Parola di Dio e sullo sguardo dello stesso Gesù rivolto alla famiglia. Per descrivere l’amore nella prospettiva evangelica e reale, il Pontefice espone il suo pensiero su due livelli: contemplando l’ideale Trinitario dell’Amore medita sul primato e sull’efficacia della grazia e dell’amore nella vita coniugale, e al contempo tiene in considerazione il carattere graduale e dinamico dell’esperienza umana dell’amore, con i suoi condizionamenti storici, difficoltà e imperfette realizzazioni.

Considerando pertanto il contesto necessariamente più ampio del magistero del Pontefice relativo al matrimonio e alla famiglia, va ribadito che:

– Papa Francesco invita tutta la Chiesa a guardare Dio e l’uomo nello spirito del Vangelo e di adoperare il suo linguaggio;
– Le parole chiave di quel pontificato sono “tenerezza e vicinanza” [7]. Nell’amore misericordioso e compassionevole (nei confronti, tra gli altri, dei poveri, migranti, coniugi ed altri membri delle famiglie) il Papa individua il criterio fondamentale di verifica della credibilità della Chiesa e delle sue azioni.
– Il Papa invita a proclamare il Vangelo in un modo nuovo e, pensando all’impegno di tutti cristiani a dare testimonianza di fede, con maggiore entusiasmo e convinzione (cfr. MV 4). Papa Francesco ricorda che la Chiesa è chiamata a uscire in missione per “raggiungere tutte le periferie del mondo bisognose della luce del Vangelo” (EG 20). Nella realizzazione di tale compito non può mancare un rinnovato dialogo tra pastori e fedeli. Non bisogna pertanto aspettarsi dal magistero del Pontefice una definitiva ed esaustiva parola riguardo a tutte le questioni relative alla Chiesa e al mondo. E tanto meno bisogna sostituire i vescovi locali nel compito di discernere dei problemi che sorgono sui territori a loro affidati – da qui le parole del Papa sulla necessità di “decentramento” nella Chiesa (cfr. EG16).
– Rispondendo ai suggerimenti dei padri sinodali, Francesco inserisce il suo messaggio sull’unione coniugale in un sentiero più realista e graduale verso la santità nella Chiesa. Invita a dare viva e gioiosa testimonianza della presenza di Cristo nel matrimonio sacramentale e nella casa familiare.
– Papa Francesco sottolinea che la conversione pastorale e missionaria nella promozione del matrimonio e della famiglia non possono prescindere dalle persone bisognose e quelle che vivono nelle situazioni difficili: “la Chiesa deve avere una cura speciale per comprendere, consolare, integrare, evitando di imporre loro una serie di norme come se fossero delle pietre, ottenendo con ciò l’effetto di farle sentire giudicate e abbandonate proprio da quella Madre che è chiamata a portare loro la misericordia di Dio” (AL 49). La Chiesa “è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa” (EG 47). Tale considerazione riguardante le questioni più delicate dell’esistenza umana “ci colloca piuttosto nel contesto di un discernimento pastorale carico di amore misericordioso, che si dispone sempre a comprendere, a perdonare, ad accompagnare, a sperare, e soprattutto a integrare” (AL 312).

2. LA GIOIA DELL’AMORE NEL MATRIMONIO E NELLA FAMIGLIA

La prima frase del documento di Papa Francesco afferma che “La gioia dell’amore che si vive nelle famiglie è anche il giubilo della Chiesa.” Affinché essa non manchi tra i coniugi e nelle famiglie, la Chiesa non solo sviluppa un’adeguata pastorale ma deve anche migliorare la sua qualità, comprendendo nel suo ministero i nuovi condizionamenti di vita e le necessità dei coniugi e delle famiglie.

a. Ricchezza dell’esperienza della pastorale dei fidanzati, coniugi e delle famiglie della Chiesa in Polonia

La preparazione di fedeli al sacramento di matrimonio e l’accompagnamento dei coniugi e delle famiglie sulla via alla santità sono da decenni un importante campo d’azione della Chiesa in Polonia. Tra gli altri, un’espressione di tale sollecitudine, già negli anni cinquanta del secolo scorso, furono le diverse istruzioni relative alla preparazione al matrimonio e alla vita familiare, le indicazioni del II. Sinodo plenario (1991-1999) contenute nel documento “La cura delle famiglie”, e il Direttorio della Pastorale delle famiglie (1.05.2003) nonché l’istituzione dei consultori familiari. Le problematiche del fidanzamento/matrimonio e della famiglia sono presenti nei programmi di formazione di numerosi movimenti e associazioni ecclesiali. I documenti menzionati sopra, così come le diverse iniziative, il più di frequente costituivano una risposta della Chiesa in Polonia ai cambiamenti sociali e morali della collettività [8]. In quei documenti venivano richiamati gli insegnamenti dei pontefici, e il Magistero della Chiesa.

b. Criteri pastorali di Papa Francesco

Il Santo Padre esprime il convincimento che “la comunità evangelizzatrice si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo” (EG 24). L’amore pastorale invece – traendo la sua ispirazione dallo stesso Gesù Cristo il Buon Pastore (cfr Lc 15, 4-7, J 10, 11-18) – è pronto ad uscire verso ogni essere umano, e soprattutto quello che si sia allontanato dalla comunità ecclesiale. Papa Francesco pertanto parla di quattro tipi di atteggiamento che devono caratterizzare ogni azione della Chiesa: accogliere, accompagnare, discernere e integrare (cfr AL 291 ss) [9].

– Accoglienza (cfr J 3, 1-21) – scaturisce dal diritto fondamentale presente nel cuore di ogni essere umano quando con uno sguardo franco guarda suo fratello incontrato sulla strada della vita (MV 2) e desidera il suo bene (MV 9). “La Chiesa ha la missione di annunciare la misericordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo, che per mezzo suo deve raggiungere il cuore e la mente di ogni persona. La Sposa di Cristo fa suo il comportamento del Figlio di Dio che a tutti va incontro senza escludere nessuno” (AL 309, MV 12). Nella Chiesa “tutto della sua azione pastorale dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza con cui si indirizza ai credenti; nulla del suo annuncio e della sua testimonianza verso il mondo può essere privo di misericordia” (AL 310). “Il sacerdozio, come diceva sant’Agostino, è amoris officium, è l’ufficio del buon pastore, che offre la vita per le pecore” (SC 23).
“I Pastori che propongono ai fedeli l’ideale pieno del Vangelo e la dottrina della Chiesa devono aiutarli anche ad assumere la logica della compassione verso le persone fragili e ad evitare persecuzioni o giudizi troppo duri e impazienti. Il Vangelo stesso ci richiede di non giudicare e di non condannare (cfr Mt 7,1; Lc 6,37). Gesù aspetta che rinunciamo a cercare quei ripari personali o comunitari che ci permettono di mantenerci a distanza dal nodo del dramma umano, affinché accettiamo veramente di entrare in contatto con l’esistenza concreta degli altri e conosciamo la forza della tenerezza.” (AL 308).

– Accompagnamento – è ben evidenziato dal comportamento di Gesù nei confronti dei discepoli sulla via di Emmaus (cfr. Lc 24, 13-35). Richiede di avvicinarsi all’altro e di camminare insieme. Secondo Papa Francesco “senza sminuire il valore dell’ideale evangelico, bisogna accompagnare con misericordia e pazienza le possibili tappe di crescita delle persone che si vanno costruendo giorno per giorno” (EG 44), “lasciando spazio alla «misericordia del Signore che ci stimola a fare il bene possibile” (AL 308). Tale servizio ai fedeli porta allo sviluppo della pastorale relazionale. Di conseguenza anche l’intera comunità di fedeli si mette ad accompagnare l’uomo in tutti i suoi processi, per quanto duri e prolungati possano essere (cfr. EG 24).

– Discernimento [10] – riguarda in primo luogo la missione della Chiesa intesa come servizio pastorale, evangelico e spirituale, di analizzare innanzi a Dio le strade della vita (EG 33, 50, 154). Non esclude “gli apporti delle sapienze umane, esistenziali, psicologiche, sociologiche o morali. Però le trascende. E neppure gli bastano le sagge norme della Chiesa. (…) il discernimento è una grazia. Anche se include la ragione e la prudenza, le supera, perché si tratta di intravedere il mistero del progetto unico e irripetibile che Dio ha per ciascuno e che si realizza in mezzo ai più svariati contesti e limiti. Non è in gioco solo un benessere temporale, né la soddisfazione di fare qualcosa di utile, e nemmeno il desiderio di avere la coscienza tranquilla. È in gioco il senso della mia vita davanti al Padre” (GE 170). In quanto tale il discernimento presume l’umiltà e la generosità nonché “educarsi alla pazienza di Dio e ai suoi tempi, che non sono mai i nostri” (GE 174). In quanto tale, il discernimento presuppone umiltà e generosità nonché deve “educare alla pazienza di Dio e ai suoi tempi, che non sono mai i nostri” (GE 174). Costituisce “uno strumento di lotta per seguire meglio il Signore. Ci serve sempre: per essere capaci di riconoscere i tempi di Dio e la sua grazia, per non sprecare le ispirazioni del Signore, per non lasciar cadere il suo invito a crescere” (GE 169). Deve indirizzare tutti i fedeli che lo richiedono a prendere coscienza della propria situazione davanti a Dio (AL300), deve aiutare a trovare le possibili vie di dare risposta a Dio e nel loro sviluppo tra le limitazioni (cfr. AL 303,305). Nella realizzazione del difficile compito di accompagnamento e di discernimento di grande aiuto è la legge della gradualità indicata da Giovanni Paolo II nella Familiaris consortio. La legge presuppone che l’uomo “conosca ami e compia il bene morale secondo tappe di crescita.” (FC 34, AL 295). Francesco completa quel pensiero affermando quanto già espresso nel Catechismo della Chiesa Cattolica circa le condizioni che possono portare a sminuire o annullare l’imputabilità e la responsabilità di un’azione [11].
Parla anche delle circostanze che possono ridurre la responsabilità morale [12]. “Per questa ragione, un giudizio negativo su una situazione oggettiva non implica un giudizio sull’imputabilità o sulla colpevolezza della persona coinvolta” (AL 302).

– Integrazione (con se stessi e con la comunità ecclesiale) – è l’obiettivo del discernimento pastorale e dell’accompagnamento di ogni uomo, indipendentemente dalla sua situazione di vita. Alla sua base c’è la logica di inserimento nella comunità grazie alla quale i fedeli non solo possono riscoprire la loro appartenenza alla Chiesa ma ne possano avere una gioiosa e feconda esperienza (cfr. AL 299). In tutta la storia della Chiesa – osserva Francesco – possiamo notare due logiche: quella di respingere al margine, e di includere. “La strada della Chiesa, dal Concilio di Gerusalemme in poi, è sempre quella di Gesù: della misericordia e dell’integrazione” (AL 296). “La santificazione è un cammino comunitario, da fare a due a due. (…) Vivere e lavorare con altri è senza dubbio una via di crescita spirituale.” (GE 141). Si tratta della maturazione spirituale e della crescita dell’amore che sono il miglior contrappeso nei confronti del male. (cfr. GE 163).

3. NUOVI STIMOLI PASTORALI

Alla luce dei criteri pastorali di Papa Francesco esposti sopra e relativi al matrimonio, alla famiglia e alla santificazione su quella via di vita comunitaria, si prospettano nuovi stimoli nel servizio pastorale ai fidanzati, ai coniugi e alle persone che si trovano in situazioni difficili e irregolari.

– Nella pastorale dei fidanzati bisogna aiutare i giovani nella scoperta di valori e ricchezze del matrimonio. Bisogna ricordare l’importanza delle virtù, soprattutto di quella della castità che è condizione di un autentica crescita dell’amore sponsale. Tanto la preparazione prossima quanto l’accompagnamento più prolungato devono fare in modo che i fidanzati non vedano lo sposarsi come il termine del cammino, ma che assumano il matrimonio come una vocazione che richiede ferma e realistica decisione di attraversare insieme tutte le prove e i momenti difficili. (cfr. AL 211). “Bisogna dare priorità – insieme ad un rinnovato annuncio del kerygma – a quei contenuti che, trasmessi in modo attraente e cordiale, li aiutino a impegnarsi in un percorso di tutta la vita «con animo grande e liberalità. Si tratta di una sorta di “iniziazione” al sacramento del matrimonio che fornisca loro gli elementi necessari per poterlo ricevere con le migliori disposizioni e iniziare con una certa solidità la vita familiare.” (AL 207) Ogni Chiesa locale deve discernere quale delle forme di prossima preparazione al matrimonio sia la migliore curando la formazione che non allontani i giovani dal sacramento.

– La pastorale dei coniugi deve prendere in considerazione che il matrimonio non sia una realtà compiuta e finita. Il Papa ricorda: “L’unione è reale, è irrevocabile, ed è stata confermata e consacrata dal sacramento del matrimonio. Ma nell’unirsi, gli sposi diventano protagonisti, padroni della propria storia e creatori di un progetto che occorre portare avanti insieme. Lo sguardo si rivolge al futuro che bisogna costruire giorno per giorno con la grazia di Dio, e proprio per questo non si pretende dal coniuge che sia perfetto. Bisogna mettere da parte le illusioni e accettarlo così com’è: incompiuto, chiamato a crescere, in cammino.” (AL 218). Il compito dei pastori è quindi mostrare il matrimonio come una “storia di salvezza”, che parte da una fragilità e grazie al dono di Dio, via via lascia spazio a una realtà sempre più solida e preziosa (cfr. AL 221). In particolare, nei primi anni di costruzione di una comunità coniugale, possono essere di grande aiuto l’accompagnamento e la presenza dei coniugi più esperti, membri dei movimenti, delle associazioni nonché dei consulenti adeguatamente preparati (cfr. AL229)

– Nella pastorale delle persone in situazioni difficili (come la morte del coniuge) o nelle situazioni irregolari, i pastori e i loro collaboratori dovrebbero soprattutto offrire ai fedeli la luce della fede, e con delicatezza assicurare loro una presenza compassionevole (cfr. AL 253-258). Uno sguardo d’amore e di sostegno va offerto alle persone che sono state abbandonate o hanno abbandonato il coniuge, ma cercano di riconciliarsi con il consorte sacramentale, conservando l’amore la fedeltà e la preghiera e richiamandosi alla grazia sacramentale (AL 241-242). Bisogna mostrare comprensione anche ai fedeli che, dopo il fallimento del matrimonio sacramentale, avessero contratto una nuova unione solamente civile, in considerazione dell’ostacolo costituito dal precedente legame, ma cercano di condurre una vita cristiana educando i figli alla fede e anelino la piena partecipazione all’Eucaristia, assumendo la decisione di vivere come fratelli e sorelle.

Il Santo Padre sottolinea in particolare la necessità di “un approccio pastorale verso le persone che hanno contratto matrimonio civile, che sono divorziati e risposati, o che semplicemente convivono” (AL 297). Accogliendo le considerazioni di padri sinodali incoraggia affinché i battezzati che sono divorziati e risposati civilmente siano più integrati nelle comunità cristiane nei diversi modi possibili, evitando ogni occasione di scandalo. “Essi non solo non devono sentirsi scomunicati, ma possono vivere e maturare come membra vive della Chiesa, sentendola come una madre che li accoglie sempre, si prende cura di loro con affetto e li incoraggia nel cammino della vita e del Vangelo.” (AL 299). Invita tali persone ad accostarsi con fiducia a un colloquio con i loro pastori o con laici adeguatamente preparati. Nonostante non sempre trovino in essi una conferma delle proprie idee e dei propri desideri, sicuramente riceveranno una luce che permetterà loro di comprendere meglio quello che sta succedendo e potranno scoprire un cammino di maturazione personale.

Il Pontefice invita inoltre i pastori ad ascoltare i fedeli “con affetto e serenità, con il desiderio sincero di entrare nel cuore del dramma delle persone e di comprendere il loro punto di vista, per aiutarle a vivere meglio e a riconoscere il loro posto nella Chiesa.” (AL 312).

4. L’INVITO AL DISCERNIMENTO PASTORALE; LA LOGICA DELL’INTEGRAZIONE ALLA LUCE DEL CAPITOLO VIII DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA AMORIS LAETITIA

Il Pontefice richiama l’attenzione a “l’innumerevole varietà di situazioni concrete” nelle quali si trovano le persone divorziate che hanno contratto una nuova unione civile. La sollecitudine per il loro bene spirituale richiede uno scrupoloso discernimento delle circostanze, in considerazione del fatto che il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi. Bisogna sempre vagliare l’applicazione delle norme generali al caso concreto. Papa Francesco si esprime – ed è uno di aspetti centrali dell’Amoris Laetitia – relativamente alla necessità di riportare la norma generale alle persone concrete e alle loro situazioni particolari. In quel modo approfondisce il pensiero di Giovanni Paolo II che puntualizzò la necessità di considerare la complessità delle situazioni di fedeli divorziati che vivono in nuove unioni civili (cfr. FC 84 par. 2).

Papa Francesco rileva che l’accompagnamento pastorale delle persone sulla via del discernimento deve avvenire “secondo l’insegnamento della Chiesa e gli orientamenti del Vescovo” (AL 300). Lungo quel percorso non può mancare un esame di coscienza, e un’oggettiva analisi della situazione dei figli e del coniuge abbandonato, dei tentativi e delle possibilità di riconciliazione, in relazione alle conseguenze che la nuova relazione porti all’intera famiglia e alla locale comunità di fedeli (cfr. AL 300). Tali azioni hanno un’importanza decisiva per la vita delle persone che si trovino ad affrontare la necessità di prendere delle complicate decisioni spirituali. Sono necessarie quindi un’adeguata valutazione e una scelta consapevole. Il discernimento come processo dinamico deve restare sempre aperto a nuove tappe di crescita e a nuove decisioni prese in coscienza, e che permettano di realizzare l’ideale in modo più pieno (cfr. AL 303).

Considerando la complessità delle situazioni pastorali di fedeli uniti dal vincolo matrimoniale e che non possano per quella ragione – nonostante un loro grande desiderio – unirsi sacramentalmente con la persona con cui convivono in modo non sacramentale, bisogna – caso per caso – valutare l’opportunità di un profondo discernimento della situazione. Tale discernimento, in primo luogo deve portare a dare – attraverso il processo canonico – la risposta alla domanda se sia possibile riconoscere la nullità del primo matrimonio.

Nel caso in cui, con una sentenza passata in giudicato, si affermi che tale nullità non può essere riconosciuta, bisogna continuare il processo di discernimento a carattere pastorale, che – essendo un compito difficile e particolarmente responsabile – richiede un’adeguata preparazione dei ministri. Quindi, è necessario discernere se le persone che vivono in unioni non regolari, osservano fedeltà, si sacrificano per i figli, s’impegnano nella vita cristiana, sono consce dell’irregolarità della loro unione e della vita nel peccato, nonché se desiderano cambiare la situazione nella quale si trovano ma non possono farlo senza contrarre un’altra colpa (p.es. nel caso in cui hanno responsabilità per l’educazione dei figli, cfr. AL 298).

Il discernimento che può portare a diverse e sempre più profonde forme d’integrazione in seno alla comunità ecclesiale, deve essere realizzato sotto forma di un individuale e coerente processo di guida spirituale di lunga durata. L’adeguata decisione, presa insieme dal direttore spirituale e dalla persona interessata, deve essere frutto di un processo di discernimento e non di uno o di alcuni banali incontri. Il discernimento, inoltre, richiede delle consultazioni con il pastore competente in servizio presso il tribunale ecclesiastico o presso il centro diocesano per la pastorale familiare. La guida spirituale deve considerare soprattutto la possibilità di aiutare in una situazione difficile e complessa la persona a proseguire sulla via della fede nella comunità ecclesiale.

CONCLUSIONI

Abbiamo davanti i compiti risultanti dalla situazione attuale e dalla condizione dei coniugi, delle famiglie e delle giovani generazioni, non di rado colpiti da una crisi di fede.

Siamo grati a Papa Francesco per aver chiaramente indicato e definito tali compiti, per averci offerto dei preziosi stimoli e per aver indirizzato le azioni pastorali incoraggiando un approfondimento di riflessione su una forma della pastorale familiare più adeguata alle necessità e alle sfide attuali.

Certamente sarà necessario elaborare un nuovo Direttorio della pastorale familiare per la Chiesa in Polonia in base al quale sarà possibile predisporre delle istruzioni applicative diocesane o metropolitane, e istituire dei centri di servizio al matrimonio e alla famiglia. Contemporaneamente sarà necessario elaborare un programma e definire le forme di preparazione dei ministri ordinati atti a intraprendere la strada di accompagnamento dei fedeli e del discernimento delle situazioni in cui essi concretamente si trovano. Il servizio pastorale deve essere caratterizzato da vicinanza, da uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana. (cfr. EG 169). Abbiamo bisogno di esercitarci nell’arte di ascoltare, per risvegliare con pazienza e tenacia il desiderio dell’ideale cristiano, e trovare le strade che portano al vero sviluppo e maturità (cfr. EG 171).

A partecipare a tale formazione sono invitate inoltre le persone consacrate e i fedeli laici. Poiché abbiamo bisogno di molti collaboratori, uomini e donne, che sulla difficile strada di ascolto e di accompagnamento dei fidanzati e dei coniugi sostengano l’opera pastorale.

***

[1] L’espressione “Vangelo della famiglia” richiama l’Instrumentum Laboris del Sinodo sulla famiglia. Cfr. Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione. Instrumentum laboris, 20.

[2] MV 10: “Tutto della sua (Chiesa) azione pastorale dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza con cui si indirizza ai credenti; nulla del suo annuncio e della sua testimonianza verso il mondo può essere privo di misericordia. La credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole. La Chiesa «vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia».[8] Forse per tanto tempo abbiamo dimenticato di indicare e di vivere la via della misericordia. La tentazione, da una parte, di pretendere sempre e solo la giustizia ha fatto dimenticare che questa è il primo passo, necessario e indispensabile, ma la Chiesa ha bisogno di andare oltre per raggiungere una meta più alta e più significativa. Dall’altra parte, è triste dover vedere come l’esperienza del perdono nella nostra cultura si faccia sempre più diradata. Perfino la parola stessa in alcuni momenti sembra svanire. Senza la testimonianza del perdono, tuttavia, rimane solo una vita infeconda e sterile, come se si vivesse in un deserto desolato. È giunto di nuovo per la Chiesa il tempo di farsi carico dell’annuncio gioioso del perdono. È il tempo del ritorno all’essenziale per farci carico delle debolezze e delle difficoltà dei nostri fratelli. Il perdono è una forza che risuscita a vita nuova e infonde il coraggio per guardare al futuro con speranza.”

[3] Additum ad epistola Region Pastoral Buenos Aires, Criterios Basicospara la aplicaciòn del capitulo VIII de amoris laetitia, in AAS 10 (2016) v. 108, p .1072-1074.

[4] Franciszek, Dominique Wolton, Otwieranie drzwi, Cracovia 2018 p. 325.

[5] Giovanni XXIII Solenne apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II (11 ottobre 1962) in AAS 54 (1962) p. 788.

[6] „Il Concilio secondo il santo Padre Giovanni XXIII aveva com efinalità di „occorre che questa dottrina certa ed immutabile, alla quale si deve prestare un assenso fedele, sia approfondita ed esposta secondo quanto è richiesto dai nostri tempi.” Congregazione pe rl adottrinadella Fede, Indicazioni pastorali per l’anno della fede, Tarnow 2012, p. 26.

[7] „La vicinanza è più che il nome di una virtù particolare, è un atteggiamento che coinvolge tutta la persona, il suo modo di stabilire legami, di essere contemporaneamente in sé stessa e attenta all’altro. Quando la gente dice di un sacerdote che “è vicino”, di solito fa risaltare due cose: la prima è che “c’è sempre” (contrario del “non c’è mai”: “Lo so, padre, che Lei è molto occupato” – dicono spesso). E l’altra cosa è che sa trovare una parola per ognuno. “Parla con tutti – dice la gente –: coi grandi, coi piccoli, coi poveri, con quelli che non credono… Preti vicini, che ci sono, che parlano con tutti… Preti di strada.” Omelia di Papa Francesco pronunciata in occasone della Santa Messa del Crisma il 29.03.2018 (http://w2.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2018/documents/papa-francesco_20180329_omelia-crisma.html).

[8] Un esempio può essere costituito dalla Legge del 27 aprile 1956 sull’ammissibilità dell’interruzione di gravidanza in conseguenza alla quale sono sorti i primi consultori famigliari cattolici.

[9] Francesco parla anche di “quattro criteri” in Papiez Franciszek, Dominique Wolton, Otwieranie… op. cit. p. 339.

[10] Il concetto del “discernimento” che appare 50 volte nell’Esortazione Amoris Laetitia è fondamentale per cogliere il suo messaggio Cfr GE 166-175.

[11] CCC1735: L’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere sminuite o annullate dall’ignoranza, dall’inavvertenza, dalla violenza, dal timore, dalle abitudini, dagli affetti smodati e da altri fattori psichici oppure sociali.

[12] CCC 2352: Al fine di formulare un equo giudizio sulla responsabilità morale dei soggetti (…) si terrà conto dell’immaturità affettiva, della forza delle abitudini contratte, dello stato d’angoscia o degli altri fattori psichici e sociali che attenuano se non addirittura riducono al minimo la colpevolezza morale.