“Fede e vita della Chiesa. Quale redenzione? Quale chiesa? Quale redentore?” – il tema di questa terza e ultima giornata di riflessione sull’eredità che Karol Wojtyla ci ha lasciato.

La Conferenza “Verso il futuro con San Giovanni Paolo II” che si è svolta online nei giorni 15, 16 e 17 gennaio ha avviato la sessione conclusiva con l’introduzione del Cardinale Manuel Clemente, Patriarca di Lisbona. Tutte le realtà umane devono essere portate a Gesù Cristo per trovare la loro verità – ha affermato il Cardinale. Citando il Papa Santo, secondo cui la storia è guidata da Dio, ha ricordato che dopo la redenzione attraverso la croce, i cristiani sono chiamati a seguire la croce. Conoscere il rapporto del Papa con la Madonna – Totus Tuus (Tutto tuo) – aiuta a comprenderlo – ha concluso il Patriarca.

La giornalista Aura Miguel, che ha accompagnato Papa Wojtyla nei suoi viaggi per 19 anni, ha approfondito il rapporto di Papa Wojtyla con Maria. C’è un filo mariano in Papa Wojtyla che parte dalla sua nascita fino alla morte e anche aldilà, come si vede nel suo testamento – ha dichiarato nel suo commovente intervento, durante il quale ha sottolineato 3 filoni fondamentali: il primo è l’identità genetica del Papa, molto devoto alla Madre di Dio, sia per la storia del suo popolo, sia per storia personale; il secondo filone riguarda Wojtyla diventato Papa, sottolineando che ha dedicato alla Vergine Maria ben 70 catechesi; il terzo filone è la mano materna, che ha sventato il tentativo di uccidere il Papa. Nella sua vita e nella sua morte Giovanni Paolo II ha realizzato il “Totus Tuus” – ha concluso la Miguel.

Ha colpito tutti sentire il popolo di Dio acclamarlo alla sua morte ‘Santo subito’, e penso che uno studio serio del suo papato potrebbe fare sorgere l’opportunità di chiamare S. Giovanni Paolo II, Giovanni Paolo Magno – ha dichiarato Mons. Paolo Pezzi, Arcivescovo della Madre di Dio di Mosca. Nel suo intervento ha affrontato il tema della missione della chiesa, che riguarda ogni singolo fedele e tutta la chiesa nel suo insieme, in quanto è prerogativa del battezzato. L’innovazione che il Papa ha portato – ha proseguito – si basa sulla missione e nasce dalla ferita per il fatto che Cristo non è conosciuto o peggio ancora è stato dimenticato. Da qui la sua affermazione, “Aprite le porte a Cristo, non abbiate paura”. La dimensione missionaria del battezzato, è composta da annuncio e testimonianza, allora avviene la riforma continua della Chiesa. Questa è l’idea stessa di movimento.

Proprio della co-essenzialità tra carismi e istituzioni nella vita della Chiesa ha parlato il Prof. Oliver Bonnewijn. Giovanni Paolo II non ha fatto una riflessione dottrinale su questo tema, ma si è trovato davanti a una moltitudine di giovani che vivevano la loro fede secondo diversi carismi ed ha voluto sottolineare il loro legame storico con il Concilio Vaticano II. La Chiesa ha riscoperto la dimensione carismatica come parte integrante della sua natura: concorrere insieme verso un comune obiettivo, che è la santificazione del popolo di Dio, rendere presente il mistero di Cristo nella storia. Istituzione e carismi non sono dunque nemici, ma due fratelli alleati chiamati a vivere una reciproca fecondità e una corresponsabilità per la missione – ha sottolineato il Relatore.

Affrontando il tema “Dono e mistero: la figura del sacerdote nel magistero di Giovanni Paolo II” Don Przemyslaw Kwiatkowski, Rettore del Seminario dell’Arcidiocesi di Gniezno, ha parlato di cosa significhi ai giorni nostri essere sacerdote. Nel dono si scopre e si realizza la vocazione. Il sacerdote è l’amico dello Sposo, a cui prepara la strada verso la sua sposa. Può esistere il sacerdozio senza testimonianza, senza martirio? Perché non dobbiamo avere paura? – si è domandato il Relatore. Perché nell’amore non c’è paura, è Cristo che supera tutti gli ostacoli, anche quelli che l’uomo si pone. Il sacerdote è santo perché permette a Dio di operare attraverso la sua umanità, non solo attraverso il suo servizio, altrimenti sarebbe un funzionario.

“Siate esigenti nei confronti della vostra vita, anche se gli altri non lo sono” è una delle affermazioni che è rimasta più impressa a Mons. Mieczyslaw Mokrzycki, Arcivescovo di Lviv, già Segretario Personale di S. Giovanni Paolo II. Nella testimonianza che gli è stata affidata in questa terza giornata di lavori, il Presule ha riconosciuto questa affermazione vissuta in prima persona da Giovanni Paolo II, nella sua vita personale, nella preghiera, nei rapporti di amicizia, nel lavoro intenso, nell’uso del tempo.

E’ possibile rivedere gli incontri sui canali You Tube dedicati in polacco, inglese, italiano Per ulteriori informazioni si può consultare il sito https://conference.diecezja.pl

Ufficio per le Comunicazioni Estere della Conferenza Episcopale Polacca