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L’insegnamento del Primate ha ravvivato lo spirito della nazione, ne ha costruito il coraggio nei tempi difficili della lotta con le autorità comuniste, ha donato luce e un raggio di speranza – ha affermato l’Arcivescovo Wojciech Polak, Metropolita di Gniezno e Primate di Polonia, poco prima della beatificazione del Card. Stefan Wyszyński, riferendosi ai tempi in cui quell’ultimo era Primate.

L’Arcivescovo Polak ha ricordato che il Card. Stefan Wyszyński, Primate di Polonia, ha iniziato il suo ministero di Arcivescovo Metropolita di Gniezno e Varsavia nel febbraio 1949, il 2 febbraio a Gniezno e il 6 febbraio a Varsavia. “Venendo a Gniezno per la prima volta il 1 febbraio 1945, al confine dell’allora Arcidiocesi di Gniezno, a Toruń Podgórze, nella chiesa dei Ss. Pietro e Paolo, ha ricevuto dai suoi parrocchiani e dal parroco un quadro particolare. Si trattava di una immagine dell’arresto di Gesù nell’orto del Getsemani. Quando il Primate Wyszyński prese in mano questa immagine, disse: ‘Sarà questo il destino della Chiesa in Polonia?’”. L’Arcivescovo Polak ha anche aggiunto che “tutto ciò che è accaduto al Primate è stata una sorta di realizzazione della profezia che ha pronunciato alle soglie del suo ministero di Primate”.

Il Metropolita di Gniezno ha sottolineato che il periodo del servizio del Primate cadde nei tempi difficili delle lotte col regime comunista. “La rivolta per i diritti dei credenti e per i diritti della Chiesa durante il regime comunista è diventata una caratteristica del suo ministero” – ha affermato. Ha sottolineato che si trattava, ad esempio, di quello che divenne un evento difficile e doloroso per la Chiesa all’epoca, quando i comunisti chiamarono gli studenti del seminario per il servizio militare. “Il Primate stava lottando perché i seminaristi potessero continuare i loro studi” – ha dichiarato.

L’Arcivescovo Polak ha anche ricordato che il primate Wyszyński ha difeso le opere di beneficenza della Chiesa quando le autorità comuniste hanno iniziato a prendersi le proprietà della chiesa. “Si è manifestata qui la decisiva difesa del Primate di queste opere così essenziali e importanti, che servivano non solo alla Chiesa, ma soprattutto a tutta la comunità dei credenti, e non solo dei credenti, dopo la seconda guerra mondiale” – ha aggiunto.

Il Metropolita di Gniezno ha sottolineato che il modo di agire del Primate Wyszyński simbolizzava in modo particolare Cristo con le mani legate dell’immagine donatagli all’inizio del suo ministero di Primate. “Riferendosi a questa immagine, ha parlato delle mani legate di Cristo nel cuore dell’uomo, nel cuore della nazione, nel cuore di chi segue Cristo. Fu chiamato a sciogliere questi lacci sia con il suo esempio che con il suo incoraggiamento, con il suo insegnamento, in cui, nonostante le esperienze difficili, risuonava continuamente la chiamata al perdono e alla pace, fino al punto: ‘perdoniamo e chiediamo perdono'” – ha sottolineato.

“Questo liberare i cuori delle persone dall’odio, dalla rabbia, dalla mancanza di riconciliazione, questo indicare la via, si trova nella famosa omelia di Gniezno, nella quale, durante la memorabile Veglia pasquale del 1966, il Primate ha dato una testimonianza sconvolgente sulla sofferenza che aveva subìto. Tuttavia, non si riferiva solo agli anni di reclusione, ma anche a tutto quello che è successo dopo: quando è stato testimone a Varsavia delle proteste in via Miodowa, durante le quali, nel contesto della pubblicazione della Lettera dei Vescovi Polacchi ai Vescovi Tedeschi, si era gridato che il Primate aveva tradito in quando si diceva che quello non era il momento della riconciliazione con la Germania” – ha ricordato l’Arcivescovo Polak. E ha aggiunto che in quella notte pasquale il Primate disse: “Potreste non credermi, potreste non ascoltarmi, potreste sottovalutarmi, se fossi io il primo, come vostro Vescovo, richiamandovi al perdono e alla riconciliazione, a portare ostilità e risentimento nel mio cuore. Non ho ostilità verso nessuno, non ho rancore verso nessuno, perdono tutti, tratto tutti come miei fratelli in Cristo”.

L’Arcivescovo Polak ha ammesso che il ministero di Primate del Card. Wyszyński è inscritto nei fatti storici della Chiesa in Polonia. “Dopo la seconda guerra mondiale, il Primate Wyszyński è davanti a noi come testimone della verità, come testimone dell’amore, come testimone di Cristo, questo Cristo con le mani legate, che però conduce al mattino della risurrezione” – ha aggiunto.

Il Metropolita di Gniezno ha ricordato che in una delle sue omelie il Card. Wyszyński ha affermato che la sua esperienza personale potrebbe essere riferita a quella della Chiesa in Polonia. “Alcuni pensano che la questione con la Chiesa sia finita, che sia morto, che sia sepolto, e che in virtù non della propria potenza, ma di Cristo risorto, risusciti dai morti. Questa è la grande speranza che il Primate portava a tutta la nazione e società, nella quale vedeva la presenza del popolo battezzato, di colui che, mediante l’acqua del santo battesimo, è unito al suo Signore Gesù Cristo Risorto” – ha sottolineato.

“Questo insegnamento del Primate ha senza dubbio ravvivato lo spirito della nazione, ne ha costruito il coraggio nei momenti difficili della lotta con le autorità comuniste, ha donato anche luce e un barlume di speranza. Ha mostrato che su questo mare difficile e ondeggiante, il timoniere è con noi nella barca, che tiene il timone attraverso il suo ministero episcopale e primaziale, attraverso la sua presenza nella storia e nella storia del nostro popolo” – ha osservato l’Arcivescovo Wojciech Polak, Primate di Polonia.

Ufficio Stampa della Conferenza Episcopale Polacca

(Tradotto dal polacco da M. Olmo / Ufficio per le Comunicazioni Estere della Conferenza Episcopale Polacca)