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Nella prospettiva dell’affidamento al Cuore di Gesù, preghiamo per il dono dell’amore perché in ogni persona – anche diversa o che la pensa diversamente – si possa vedere un fratello – hanno scritto i Vescovi nella Lettera pastorale dell’Episcopato Polacco nel centenario della consacrazione della Nazione Polacca al Sacro Cuore di Gesù.

L’11 giugno prossimo, nella solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, i Vescovi riuniti nella Sessione plenaria della Conferenza Episcopale Polacca rinnoveranno solennemente l’atto di consacrazione della Polonia al Sacro Cuore di Gesù. Lo stesso giorno si rinnoverà in tutte le parrocchie polacche che negli ultimi mesi si sono preparate a questo evento.

“Consacrandosi al Cuore di Gesù, la persona si lascia penetrare completamente dall’amore di Dio, per rispondere a questo amore e portarlo al mondo circostante. Pertanto, la consacrazione al Cuore di Gesù ha un’importante dimensione sociale e si esprime in quello che S. Paolo VI e S. Giovanni Paolo II hanno chiamato ‘costruire la civiltà dell’amore’ – hanno scritto i Vescovi.

Hanno ricordato che cento anni fa, il 3 giugno 1921, dopo che la Polonia riconquistò l’indipendenza, i Vescovi fecero l’atto di consacrazione della Patria al Sacratissimo Cuore di Gesù. Contemporaneamente avvenne la consacrazione della Chiesa del Sacratissimo Cuore di Gesù a Cracovia. “Rinnoviamo questo atto nello spirito di ringraziamento per il dono della libertà, presente da oltre 30 anni, ringraziando anche per il fatto che la Polonia è tornata ad essere un membro a pieno titolo della comunità delle nazioni europee (l’Unione Europea), che ha aperto una nuova tappa nella sua storia” – si legge nella Lettera dei Vescovi.

I vescovi hanno chiesto ai fedeli di pregare per il dono dell’amore, “affinché in ogni persona – anche diversa o che la pensa diversamente – si possa vedere un fratello”. “Parliamo il linguaggio dell’amore, perdoniamo coloro che ci hanno ferito, non portiamo rancore nel nostro cuore, tendiamo per primi la mano all’accordo. Costruiamo ponti sulle divisioni e risolviamo le controversie in spirito di dialogo e di riconciliazione. Non dimentichiamo che il dialogo appartiene all’essenza stessa del cristianesimo. Diamone testimonianza oggi! – hanno scritto.

Nella lettera i vescovi hanno fatto riferimento anche alle attuali questioni sociali. “La famiglia polacca è in crisi, un matrimonio su tre va a pezzi. Di fronte a questi fatti dolorosi, chiediamo il rinnovamento delle grazie sacramentali e il rafforzamento dei legami familiari” – hanno dichiarato ed hanno aggiunto, di non dimenticare “la necessità della trasmissione intergenerazionale della fede, che oggi sembra particolarmente minacciata”.

“In una società atomizzata dall’isolamento forzato a causa della pandemia, gli anziani, i malati e i disabili sperimentano una dolorosa solitudine. Inoltre, la crisi economica rende i poveri ancora più poveri – hanno osservato i Vescovi. “Apriamoci a loro, non dimenticando che i più deboli sono ‘il cuore della Chiesa’, che anche loro devono essere al centro dell’interesse di ogni società umana” – hanno sottolineato e nello stesso tempo hanno ricordato che “segno della civiltà dell’amore è anche l’apertura alla vita umana, perché ogni essere umano – specialmente se indifeso o non ancora nato – ha diritto alla vita”.

Ufficio Stampa della Conferenza Episcopale Polacca

Pubblichiamo il testo integrale della Lettera:

LETTERA PASTORALE DELL’EPISCOPATO POLACCO

NEL 100.mo ANNIVERSARIO DELLA CONSACRAZIONE DELLA NAZIONE POLACCA

AL SACRATISSIMO CUORE DI GESU’

Costruiamo una civiltà dell’amore!

Cari sorelle e fratelli!

Tra qualche giorno, l’11 giugno prossimo, nella solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, i Vescovi riuniti nella Sessione plenaria della Conferenza Episcopale Polacca rinnoveranno solennemente l’atto di consacrazione della Polonia al Sacro Cuore di Gesù. Lo stesso giorno si rinnoverà in tutte le parrocchie polacche che negli ultimi mesi si sono preparate a questo evento. Si tratta del fatto che l’intera comunità della Chiesa possa partecipare a questo evento spirituale e che «tutti gli esseri umani, attratti dal Cuore aperto del Salvatore, possano attingere con gioia alle sorgenti della salvezza».

Il simbolo dell’infinito e inconcepibile amore di Dio è il Cuore trafitto dalla lancia e aperto del Salvatore appeso sulla croce. Non si può rimanere indifferenti a tale Amore, bisogna rispondergli. Il culto del Cuore di Gesù si esprime nel desiderio che il nostro cuore, ferito dal peccato, ma mondato e guarito dal Sangue di Cristo, palpiti al ritmo del Sacratissimo Cuore del Salvatore, che è ‘fuoco ardente d’amore’. Egli ha rivelato nel modo più completo l’amore al mondo, perché non è un giudice spietato, ma un Padre amorevole.

Consacrandosi al Cuore di Gesù, la persona si lascia penetrare completamente dall’amore di Dio, per rispondere a questo amore e portarlo al mondo circostante. Pertanto, la consacrazione al Cuore di Gesù ha un’importante dimensione sociale e si esprime in quello che S. Paolo VI e S. Giovanni Paolo II hanno chiamato ‘costruire la civiltà dell’amore’.

Il culto del Cuore di Gesù ci conduce anche alla riparazione e alla penitenza per i peccati commessi, che sono sempre ferite inferte all’Amore. L’adorazione del Sacratissimo Cuore di Gesù è collegata al culto della Divina Misericordia, al quale l’uomo contemporaneo è così sensibile. Lo testimonia l’esperienza spirituale di santa Faustina Kowalska, formata anche dalla devozione al Cuore di Gesù, così viva negli anni del suo servizio nella Chiesa.

Storia del culto

Il culto del Sacratissimo Cuore di Gesù ha radici antiche, si diffuse in seguito alle apparizioni di S. Margherita Maria Alacoque, monaca francese del XVII secolo, durante le quali Gesù chiese che il primo venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini fosse una festa dedicata alla venerazione del Suo Cuore. La festa liturgica del Cuore Divino di Gesù fu istituita da Papa Clemente XIII nel 1765 come privilegio dell’allora Regno di Polonia e della Confraternita del Sacratissimo Cuore di Gesù a Roma. Hanno contribuito a ciò i nostri Vescovi mediante un memoriale al Papa, di come questo culto si fosse già sviluppato in precedenza in Polonia. Pio IX estese questa festa a tutta la Chiesa nel 1856, e Leone XIII nel 1899 fece l’atto di consacrazione di tutta l’umanità al Sacratissimo Cuore di Gesù.

Esattamente cento anni fa, il 3 giugno 1921, dopo che la Polonia riconquistò l’indipendenza, i Vescovi fecero l’atto di consacrazione della Patria al Sacratissimo Cuore di Gesù. Contemporaneamente avvenne la consacrazione della Chiesa del Sacratissimo Cuore di Gesù a Cracovia. Un anno prima, il 27 luglio 1920, di fronte alla tempesta bolscevica che minacciava la Polonia e tutta l’Europa, i Vescovi avevano affidato la nostra nazione al Cuore di Dio a Jasna Góra. Nel 1932 fu inaugurato un monumento a Poznań “Sacratissimo Cordi – Polonia Restituta” che è stato demolito nel 1940 e non è stato ancora ricostruito.

Dopo la guerra del 1948, di fronte alla crescente repressione, su iniziativa del Primate, il Card. August Hlond, i Vescovi incoraggiarono i fedeli a consacrarsi personalmente al Sacratissimo Cuore di Gesù e, tre anni dopo, il 28 ottobre 1951, il Card. Stefan Wyszyński, Primate del Millennio, a Jasna Góra, alla presenza di quasi un milione di credenti, ha rinnovato l’atto di affidamento della Polonia al Cuore di Gesù. L’atto è stato rinnovato nel 1975. Nuovamente questo atto è stato proclamato nella Polonia libera il 1 luglio 2011 nella Basilica del Sacratissimo Cuore di Gesù a Cracovia.

Sul rinnovo in territorio polacco

Tra pochi giorni rinnoveremo l’atto di consacrazione al Sacratissimo Cuore di Gesù, perché desideriamo personalmente e collettivamente metterci sotto la protezione di Dio che è Amore. Alla scuola di Gesù, che si è detto “mite e umile di cuore” (Mt 11,29), vogliamo imparare ad affrontare le nuove sfide, ad assumerci la responsabilità di se stessi e degli altri, ad amare e servire .

Facendo riferimento al centenario della consacrazione della nazione polacca al Sacratissimo Cuore di Gesù, rinnoviamo questo atto nello spirito di ringraziamento per il dono della libertà, presente da oltre 30 anni, ringraziando anche per il fatto che la Polonia è tornata ad essere un membro a pieno titolo della comunità delle nazioni europee (l’Unione Europea), che ha aperto una nuova tappa nella sua storia.

Siamo anche consapevoli che non sempre siamo in grado di usare correttamente questa libertà. È triste che la vita sociale e politica in Polonia sia segnata da infinite tensioni, conflitti, odio e ostilità, in cui è difficile vedere la preoccupazione per il bene comune. L’unità della nostra comunità nazionale, grazie alla quale siamo sopravvissuti per secoli, sembra addirittura minacciata.

In questa situazione, come nazione, società e ciascuno di noi, esaminiamo la nostra coscienza e chiediamo a Dio la grazia della conversione. Nella prospettiva dell’affidamento al Cuore di Gesù, preghiamo per il dono dell’amore, perché in ogni persona – anche diversa o che la pensa diversamente – si possa vedere un fratello. Parliamo il linguaggio dell’amore, perdoniamo coloro che ci hanno ferito, non portiamo rancore nel nostro cuore, tendiamo per primi la mano all’accordo. Costruiamo ponti sulle divisioni e risolviamo le controversie in spirito di dialogo e di riconciliazione. Non dimentichiamo che il dialogo appartiene all’essenza stessa del cristianesimo. Diamone testimonianza oggi!

La famiglia polacca è in crisi, un matrimonio su tre va a pezzi. Di fronte a questi fatti dolorosi, chiediamo il rinnovamento delle grazie sacramentali e il rafforzamento dei legami familiari – il perdono e la rinuncia all’egoismo che genera violenza. Non dimentichiamo inoltre la necessità della trasmissione intergenerazionale della fede, che oggi sembra particolarmente minacciata.

Come comunità della Chiesa, superiamo una difficile prova di credibilità così scossa a causa dei peccati e dalle ferite inflitte ai nostri fratelli e sorelle da alcuni membri del clero. Siamo consapevoli che il peccato di abuso sessuale – come ha avvertito Papa Benedetto XVI – può effettivamente oscurare lo splendore del Vangelo. La Chiesa ha bisogno di un processo di purificazione, di chiedere perdono agli offesi e di circondandoli di cure particolari.

Rendiamo il mondo più umano! In una società atomizzata dall’isolamento forzato a causa della pandemia, gli anziani, i malati e i disabili sperimentano una dolorosa solitudine. Inoltre, la crisi economica rende i poveri ancora più poveri. Apriamoci a loro, non dimenticando che i più deboli sono ‘il cuore della Chiesa’ che anche loro devono essere al centro dell’attenzione di ogni società umana. Il segno della civiltà dell’amore è anche l’apertura alla vita umana, perché ogni essere umano, specialmente se indifeso o non ancora nato, ha diritto alla vita.

Costruiamo un atteggiamento di fraternità, a cui papa Francesco fa appello con insistenza. Facciamolo sia in Polonia che a livello internazionale, nello spirito del perdono e della riconciliazione, di cui la Polonia ha già reso chiara testimonianza nel XX secolo avviando la riconciliazione con le nazioni vicine.

Ci rendiamo conto che non c’è altra via di rinnovamento che la conversione, cioè il rivolgersi al Redentore e al suo Cuore ferito, ‘per mezzo del quale ci è data la salvezza’. Chiediamo umilmente a Gesù il perdono e la grazia di tornare a Lui e al Suo Vangelo. A Lui affidiamo con fiducia la Chiesa e la Patria, noi stessi e tutto ciò che ci costituisce.

Guardando il Cuore di Gesù, di cuore vi benediciamo.

Firmato: I Pastori della Chiesa Cattolica in Polonia, radunati per la 388.ma Sessione Plenaria della Conferenza Episcopale Polacca

Varsavia, 11 marzo 2021

La lettera dovrebbe essere letta domenica 6 giugno 2021

(traduzione: M. Olmo / Ufficio per le Comunicazioni Estere della Conferenza Episcopale Polacca)

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