La cultura dell’incontro e del dialogo è il fondamento della pace in Patria e nel mondo – ha affermato l’Arcivescovo Wojciech Polak, Primate di Polonia, durante l’incontro annuale della Coppia Presidenziale con i Rappresentanti delle Chiese e delle associazioni religiose che si è svolto il 18 gennaio a Varsavia.

Nel suo discorso al Palazzo Presidenziale, il Primate di Polonia, a nome della Chiesa cattolica in Polonia, ha ringraziato per l’invito ed ha portato gli auguri di amore e pace per il nuovo anno al Presidente Andrzej Duda, a sua moglie, ai collaboratori e a tutte le persone riunite. Riferendosi ai difficili eventi dell’anno trascorso, Mons. Polak ha sottolineato che „spesso, in mezzo a queste dispute e problemi interni, si perde la sensibilità per la sofferenza della persona concreta che, vittima di un regime spietato e preda ai criminali, non sempre trova da noi la protezione e l’aiuto necessari”.

Il Primate di Polonia ha riconosciuto che la situazione sociale generale influisce anche sulla vita dei membri della Chiesa cattolica, „la quale essa stessa è alle prese con problemi interni legati alla realizzazione della chiamata alla conversione, e con quelli istituzionali, nell’intraprendere la necessaria riforma e riconquistare la fiducia sociale”. Ha aggiunto che „ciò è accompagnato da una crisi di fede, soprattutto nelle giovani generazioni, e dalle difficoltà derivanti dalla pandemia”.

Mons. Polak ha descritto la tanto attesa beatificazione del Cardinale Stefan Wyszyński svoltasi il 12 settembre dello scorso anno come un „peculiare segno di speranza” tra i numerosi problemi e difficoltà. Ha ricordato che il Primate del Millennio „si è schierato coraggiosamente per il rispetto dei diritti umani, la libertà di coscienza e la libertà religiosa”. „Anche lui, pronunciando insieme ai vescovi le parole memorabili: perdoniamo e chiediamo perdono, nonostante le incomprensioni e le proteste di molti, ha contribuito ad aprire il processo di riconciliazione tra polacchi e tedeschi” – ha affermato.

Il Metropolita di Gniezno ha espresso la convinzione che le difficili sfide ed esperienze della realtà attuale, nonché la sollecitudine per la Patria, richiedono proprio un tale atteggiamento della Chiesa e dei suoi pastori. „Se leggiamo queste parole nello spirito dell’insegnamento e del ministero del Primate Wyszyński, allora senza inutili discussioni e controversie, comprendiamo la sua indicazione che il ruolo della Chiesa non è quello di impegnarsi in controversie naturali della vita politica, né tanto meno, la loro risoluzione. Non si tratta di ottenere privilegi per se stessi o di sostenere una qualche parte” – ha dichiarato l’Arcivescovo Polak.

„La nostra presenza e missione in una società pluralista deve ricordarci costantemente la necessità del dialogo nella costruzione di un ordine sociale giusto e lecito. La cultura dell’incontro e del dialogo è fondamento della pace in Patria e nel mondo. Non è solo una piattaforma per la comprensione reciproca, ma anche un pilastro nella costruzione di strade e ponti, necessari proprio per una vita in pace” – ha sottolineato l’Arcivescovo Polak.

Ha concluso il suo discorso con preghiere per la pace e l’amore.

Ufficio Stampa della Conferenza Episcopale Polacca

Pubblichiamo il testo integrale dell’intervento:

A nome della Chiesa cattolica in Polonia, vorrei ringraziare il Presidente per aver invitato all’incontro annuale i rappresentanti delle Chiese e delle associazioni religiose. La svolta di ogni anno è senza dubbio un’opportunità, da un lato, per fare una sintesi, e dall’altro, per guardare al futuro. Il tempo passato nella nostra Patria e nella Chiesa ha portato con sé esperienze e sfide molto concrete e spesso difficili che abbiamo dovuto affrontare. La pandemia in corso del coronavirus, la crisi umanitaria al nostro confine orientale, ma anche in una prospettiva più ampia – come ci ha indicato Papa Francesco – il contrapporre in modo ideologico la sicurezza alla solidarietà, le dimensioni locali a quelle universali, la tradizione all’apertura, tutto questo genera paura, incertezza e desiderio di modificare radicalmente le relazioni sociali. Spesso in mezzo a queste dispute e problemi interni si perde la sensibilità alla sofferenza della persona concreta, la quale, essendo vittima di un regime spietato e preda di criminali, non trova sempre da noi la protezione e l’aiuto necessari. La situazione sociale generale non rimane senza influsso sulla vita e sull’esperienza spirituale di questi temi da parte dei membri della Chiesa cattolica, la quale essa stessa è alle prese con problemi interni legati alla realizzazione della chiamata alla conversione, e con quelli istituzionali, nell’intraprendere la necessaria riforma e riconquistare la fiducia sociale. A ciò si accompagna una crisi di fede, soprattutto delle giovani generazioni, e le difficoltà derivanti dalla pandemia, che colpisce in modo significativo la vita quotidiana e la missione della comunità ecclesiale.

La tanto attesa beatificazione del cardinale Stefan Wyszyński, Primate di Polonia, è stata un peculiare segno di speranza, che, come Chiesa in Polonia scorgiamo tra i tanti problemi e difficoltà che si rivelano così acutamente. Sebbene abbia detto di se stesso di non essere né un politico, né un diplomatico, né un riformatore, né un attivista sociale, molti polacchi hanno percepito che meritava di essere chiamato grande statista, per il suo atteggiamento irremovibile di fronte al sistema comunista totalitario. Si è schierato con coraggio per il rispetto dei diritti umani, della libertà di coscienza e la libertà religiosa. Anche lui, pronunciando insieme ai vescovi le parole memorabili: perdoniamo e chiediamo perdono, nonostante le incomprensioni e le proteste di molti, ha contribuito ad aprire il processo di riconciliazione tra polacchi e tedeschi. Ricordo queste parole perché sono convinto che la nostra realtà, le sue sfide ed esperienze difficili, la nostra cooperazione e la preoccupazione per la Patria, richiedano proprio un tale atteggiamento della Chiesa e dei suoi pastori. Esigono una tale visione della Chiesa. Se leggiamo queste parole nello spirito dell’insegnamento e del ministero del Primate Wyszyński, allora senza inutili discussioni e controversie, comprendiamo la sua indicazione che il ruolo della Chiesa non è quello di impegnarsi in controversie naturali della vita politica, né tanto meno, la loro risoluzione. Non si tratta di ottenere privilegi per se stessi o di sostenere una qualche parte. La nostra presenza e missione in una società pluralista deve ricordarci costantemente la necessità del dialogo nella costruzione di un ordine sociale giusto e lecito. La cultura dell’incontro e del dialogo è fondamento della pace in Patria e nel mondo. Non è solo una piattaforma per la comprensione reciproca, ma anche un pilastro nella costruzione di strade e ponti, necessari proprio per una vita in pace.

Ringraziando ancora una volta per questo incontro odierno, che – credo – è anche espressione della nostra comune sollecitudine e amore per la Patria, a nome della Chiesa cattolica in Polonia, vorrei porgere i miei più cordiali auguri al Presidente, alla sua Sposa, ai Collaboratori ed a ciascuno dei presenti. Consapevoli delle tensioni e delle difficoltà che esistono oggi, e nello stesso tempo vivendo la speranza della pace, desideriamo ribadire con Papa Francesco che la pace è un bene contagioso che si diffonde dal cuore di coloro che la desiderano e cercano di viverla. Perciò, per ciascuno di noi, per la nostra Patria e per tutti gli uomini di buona volontà, chiediamo: Dio Eterno Onnipotente, fonte e datore di pace; Tu governi il cielo e la terra, ascoltaci e dona al nostro tempo, alla nostra Patria e a tutti coloro che la costituiscono il tuo amore e la tua pace.

Varsavia, Krakowskie Przedmieście – 18 gennaio 2022

(Tradotto dal polacco da M. Olmo / Ufficio per le Comunicazioni Estere della Conferenza Episcopale Polacca)