Portare la pace tra le persone rimarrà sempre il solito sogno irrealizzabile, a meno che non ci sarà prima una reale conversione del cuore. L’armonia sociale e la pace tra le nazioni saranno minacciate finché ogni persona e ogni gruppo non comincerà a servire Cristo – haaffermato l’Arcivescovo Stanisław Gądecki, Presidente della Conferenza Episcopale Polacca, nella riflessione durante la liturgia delle Lodi, che segna l’inizio del quarto giorno del 52.mo Congresso Eucaristico Internazionale a Budapest.

Pubblichiamo il testo integrale della riflessione:

„Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,
un virgulto germoglierà dalle sue radici” (Is 11, 1).

La speranza scorre eternamente dal cuore umano.

1) Ezechia

a) Per il profeta Isaia, questa speranza era strettamente legata alla dinastia davidica. Per questo il profeta Isaia (Is 11, 1-10) predice l’avvento di tale tempo grazie alla nascita del re Ezechia (728-699), figlio del re Acaz. Questo sovrano, dotato dei doni dello Spirito di Dio, porterà un ordine paradisiaco nel popolo di Dio; porterà la giustizia e la pace (Is 42,4). Lo farà non solo in Giudea, ma in tutto il mondo: «Dominerà da mare a mare, dal fiume sino ai confini della terra» (Sal 72,8).

Grazie alla giustizia con cui governa, contribuirà a riconciliare contraddizioni solitamente inconciliabili nella vita sociale. „Allora il lupo dimorerà insieme con l’agnello, […] Il lattante si trastullerà sulla buca dell’aspide; il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi”. Questa visione messianica sarà poi commentata dal Libro del Siracide: „Ogni essere si accoppia secondo la sua specie; l’uomo si associa a chi gli è simile. Che cosa vi può essere in comune tra il lupo e l’agnello? Lo stesso accade fra il peccatore e il pio”. (Sir 13, 15-17).

In effetti, le speranze storiche del profeta per il giusto governo del re Ezechia furono soddisfatte. Effettuò la prima grande riforma religiosa in Giudea: „Egli eliminò le alture e frantumò le stele, abbatté le stele e fece a pezzi il serpente di bronzo […]. Attaccato al Signore, non se ne allontanò; osservò i decreti che il Signore aveva dati a Mosè. Il Signore fu con Ezechia e questi riuscì in tutte le iniziative” (2 Re 18: 4-6).

b) Cosa ci insegna questa storia lontana? Innanzitutto che – mentreil mondo di solito cerca di garantire la pace preparandosi alla guerra – esisteuna soluzione più intelligente. Isaia incoraggia la costruzione della pace cambiando la mentalità delle persone. Solo quando le nazioni raggiungeranno in spirito la vetta del monte Sion (Sal 87,7), cioè la vetta della giustizia, quando la legge di Dio raggiungerà veramente il cuore degli uomini e verrà messa in atto, allora ci sarà la pace che l’umanità ha sempre atteso, che ha sempre sognato. Solo allora gli strumenti di guerra si trasformeranno in strumenti a servizio della pace; le spade si trasformano in vomeri e le lance in falci. L’odio sarà distrutto e rimarrà szalom, cioè la pace messianica, che non sarà mera mancanza di guerra, ma sarà armonia dell’uomo con Dio, dell’uomo con l’uomo e dell’uomo con la natura

In secondo luogo, questa storia ci insegna che tutta la dignità dell’autorità umana deriva”dallo svolgersi nell’ambito dell’ordine morale, il quale si fonda in Dio”. In ragione del necessario riferimento a quest’ordine, che la precede e la fonda, delle sue finalità e dei destinatari, l’autorità non può essere intesa come una forza determinata da criteri di carattere puramente sociologico e storico. In alcune concezioni, purtroppo, „non si riconosce l’esistenza dell’ordine morale: ordine trascendente, universale, assoluto, uguale e valevole per tutti. Pertanto, poiché le persone non riconoscono una e la stessa legge di giustizia, non possono giungere a un accordo completo e sicuro su nessuna questione”. Questo ordine „non si regge che in Dio: scisso da Dio si disintegra” (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 396-397).

2. Gesù

a) Ma il Nuovo Testamento va decisamente oltre. Il vero compimento della profezia di Isaia si nota solo nella persona di Gesù Cristo, che dice di sé: „Lo Spirito del Signore è sopra di me… Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi” (Lc 4,18-21). È Cristo l’unico nella storia dell’umanità e nessuno è comparabile con l’Unto, il quale – essendo allo stesso tempo Dio e uomo – èil solo ad avere la pienezza dello Spirito Santo, rivelato nella sua settuplice azione. Solo Lui ha la pienezza dello Spirito Santo, e tutti i santi non ricevono „la pienezza del suo Spirito”, ma ricevono solo „della Sua pienezza”. „A uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza” (1 Corinzi 12, 8-11); (Saranno inOmelie sui Vangeli, 1,2).

Questo Cristo – guidato dallo Spirito Santo – rifiuta ogni violenza come mezzo per raggiungere i suoi obiettivi: „Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce. Non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta.” (Is 42, 2-3). È Lui che porterà la pace attraverso un amore misericordioso illimitato, fino a versare il proprio sangue per i nostri peccati.

Insieme alla morte e risurrezione del nostro Salvatore, tutti i popoli hanno iniziato un pellegrinaggio senza fine al „monte Sion” (Sal 87, 1-7), cioè alla Chiesa dalla quale risplende la luce del Vangelo, che insegna a introdurre la pace attraverso l’amore misericordioso (Atti 2,5 -12). E da quel momento in poi, nella Chiesa, possiamo attingere „alla pienezza di Cristo” in ogni Eucaristia. S. Bonaventura insegnava: „Che Cristo sia presente nel sacramento come segno non pone difficoltà, ma che sia veramente nel sacramento, così come in cielo, presenta la più grande difficoltà; quindi crederlo è la cosa più meritevole.” Il nostro incontro con Gesù non può essere limitato unicamente ai momenti trascorsi nell’Eucaristia, abbiamo bisogno di vivere la Santa Messa ogni giorno. Dobbiamo far sì che la nostra vita sia veramente Eucaristia, cioè atto di ringraziamento, e che le nostre azioni rendano testimonianza a Gesù che portiamo nei nostri cuori.

Portare la pace tra le persone rimarrà sempre il solito sogno irrealizzabile, a meno che non ci sarà prima una reale conversione del cuore. L’armonia sociale e la pace tra le nazioni saranno in pericolo finché ogni persona e ogni gruppo non inizierà a servire Cristo. Se non c’è conversione del cuore, la pace sarà a rischio a causa dei limiti naturali delle strutture economiche, politiche e sociali. La pace sarà minacciata a causa dell’egoismo personale e dell’orgoglio umano che hanno un effetto negativo sulle strutture sociali.

Ciò è confermato in epoca post-apostolica dall’esperienza di S. Giustino Martire, scritta nella sua Apologia(circa153 dC): „Da Gerusalemme, dodici uomini andarono nel mondo; erano ignoranti; non sapevano parlare, ma per la potenza di Dio rivelarono a tutta l’umanità che erano stati inviati da Cristo per annunciare a tutti la Parola di Dio. E noi, che prima ci uccidevamo a vicenda, non solo non combattiamo più i nostri nemici, ma per non mentire e sviare coloro che ci interrogano, moriamo volentieri, confessando Cristo” (Apologia prima, 39,3). Perciò noi, come cristiani, siamo chiamati in modo speciale a costruire una civiltà della pace.

b) Isaia alla fine profetizzò su Cristo, ma la tradizione della Chiesa, per similitudine, applicò poi la sua profezia anche a Maria, della cui nascita si cominciò a parlare in maniera analoga a quella di Gesù. La descrizione della nascita della Madre è diventata – in un certo senso – una copia della descrizione della nascita di suo Figlio. „Noi, pertanto, riconosciamo la Santa Vergine Maria come il germoglio della radice di Iesse” (Girolamo, Commento al Libro di Isaia4,11,1-3).

L’odierna Natività della Beata Vergine Maria ci ricorda che in ogni persona, anche quando diventa adulto, anche quando diventa genitore, o quando è anziano, quando ricopre una posizione di responsabilità, nasconde un’identità di bambino. Siamo tutti figli di qualcuno, e questo ci ricorda sempre che la vita non ce la siamo data noi, ma l’abbiamo ricevuta. Il grande dono della vita è il primo regalo che abbiamo ricevuto (cfr.Amoris laetitia, 188).

„Riandate, diletti figli e figlie, alla storia della vostra vita”, esclamò Papa Pio XII. „Non vedete un tessuto di grazie di Dio? Voi potete pensare allora: in quelle grazie è entrata Maria. I fiori sono spuntati, i frutti sono maturati nella mia vita, grazie al calore di questa Donna eletta come il sole” (Pio XII, Radiomessaggio per l’apertura dell’Anno Mariano – 8 dicembre 1953).

CONCLUSIONE

Dunque rallegriamoci tutti per la festa odierna: „Oggi è stato eretto il Tabernacolo del Creatore dell’universo, oggi la creazione, per la potenza del disegno incomprensibile di Dio, prepara una nuova dimora al Creatore” (S. Andrea di Creta, Omelia1). Celebriamo insieme la nascita della nostra Madre spirituale Maria, perché siamo tutti Suoi figli. Celebriamo la nascita della Madre di Colui che è diventata la nostra pace. Celebriamo la nascita della Madre della Pace. Amen.

Foto Sr. Beata Kozłowska PDDM, EWTN Polska

(Tradotto dal polacco da M. Olmo / Ufficio per le Comunicazioni Estere della Conferenza Episcopale Polacca)

 

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