Posizione
della Conferenza Episcopale Polacca
sulla questione LGBT+

Introduzione

I. Sessualità dell’uomo e della donna nella visione cristiana dell’essere umano

II. I Movimenti LGBT+ nella società democratica

III. Le persone LGBT+ nella Chiesa cattolica

IV. La Chiesa di fronte alla posizione delle persone LGBT+ circa l’educazione sessuale di bambini e dei giovani

Introduzione

1. Al centro della missione della Chiesa vi è il dovere di testimoniare la verità che scaturisce dal Vangelo e dalla legge di Dio. Pertanto ogni qualvolta la Chiesa confermasse l’uomo nell’errore o chiudesse gli occhi davanti ad un suo smarrimento, tradirebbe il suo Maestro, tradirebbe quella persona e tradirebbe se stessa, in quanto „l’uomo è la prima strada che la Chiesa deve percorrere nel compimento della sua missione: egli è la prima e fondamentale via della Chiesa, tracciata da Cristo stesso „. Quindi, „ogni minaccia alla dignità … dell’uomo non può non ripercuotersi nel cuore stesso della Chiesa … e la esorta a compiere la sua missione” (Giovanni Paolo II. Enciclica Redemptor hominis. Roma 1979
n. 14; Enciclica Evangelium vitae. Roma 1995 n. 2, 3).

2. Tale magistero è anche motivato dall’invito invariabilmente attuale del Signore Gesù ad aprirgli il suo cuore – senza pregiudizi e timori, a spalancarglielo (cfr. Papa Giovanni Paolo II. Spalancate le porte a Cristo. Omelia del Santo Padre Giovanni Paolo II, pronunciato durante la Santa Messa di inizio solenne del suo pontificato. Roma 22/10. 1978). Egli solo è in grado di lenire le dolorose ferite personali e morali di coloro che si identificano come LGBT+ ( in inglese Lesbica, Gay, Bisessuale, Transgender – un’abbreviazione per lesbiche, gay, bisessuali e transessuali = transgender). Solo Lui è in grado di portare pace e armonia interiore nella loro vita. Il Signore Gesù si rivolge a loro in modo speciale: „Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” (Mt 11,28). La chiave che apre la strada alla guarigione spirituale e morale sono le parole da lui pronunciate all’inizio della sua attività pubblica: „Convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,15). 

3. Nello svolgimento del suo ministero, la Chiesa è aperta al dialogo con ogni „persona di buona volontà” che cerca la verità e chiede, come il giovane del Vangelo: „Maestro, cosa devo fare per ottenere la vita eterna?” (Luca 10,25). Oggi, Papa Francesco rimane un esempio di tale atteggiamento della Chiesa, che incontra persone che si identificano come LGBT+, tende loro benevolmente la mano, esprime comprensione per le inclinazioni, ma allo stesso tempo espone chiaramente il magistero della Chiesa sull’ideologia gender e sulle pratiche contrarie alla natura e alla dignità umana, contenuto nei suoi documenti ufficiali e sinteticamente esposto nel Catechismo della Chiesa Cattolica (vedi nn. 2357-2359).

4. Le sfide che la comunità umana ed ecclesiale deve affrontare oggi hanno origine nella cosiddetta „rivoluzione sessuale” e nei cambiamenti culturali e morali che l’accompagnano. Il rifiuto della moralità tradizionale ha portato ad una profonda trasformazione del modo di intendere la sessualità umana. Una particolare espressione di questi cambiamenti è l’ideologia di genere e gli atteggiamenti caratteristici delle persone LGBT+. Essi proclamano il diritto dell’essere umano all’autodeterminazione del proprio sesso, senza riferimento a criteri oggettivi determinati dal genoma e dall’anatomia, come pure la separazione radicale tra sessualità biologica (sesso) e culturale (genere), la priorità del sesso socio-culturale sul sesso biologico e perfino il desiderio di creare „una società senza differenze sessuali” (cfr. Congregazione per l’Educazione cattolica Maschio e femmina li creò n. 10). Allo stesso tempo, danno la priorità alle inclinazioni sessuali che negano la complementarità di genere tra uomini e donne, e quindi minano almeno implicitamente la loro vocazione genitoriale. Il loro obiettivo è anche quello di equiparare legalmente le relazioni omosessuali con i matrimoni eterosessuali. Di fatto, in tutto questo processo, la sessualità umana viene sempre più spogliata del suo significato e valore personale come un dono speciale, sacro, dato alla donna e all’uomo dallo stesso Creatore. 

I. Sessualità dell’uomo e della donna 

nella visione cristiana dell’essere umano

5. Le problematiche legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere non sono un fenomeno nuovo. Di tali tendenze e comportamenti parlano già gli scritti antichi. Finora, tuttavia, non erano pubblicizzati e ancor meno propagandati su vasta scala. Le persone LGBT+ generalmente trattavano la loro vita intima come uno spazio privato, coperto da riservatezza. Al giorno d’oggi, non solo manifestano pubblicamente la loro presenza nella vita sociale, ma chiedono anche che le loro varie richieste siano soddisfatte. 

6. Nel valutare i desiderata della comunità LGBT+, le persone che sostengono l’ideologia di genere e che rappresentano il femminismo radicale, i cristiani fanno riferimento sia ad argomenti razionali che all’opera creativa di Dio. L’antropologia cristiana contemporanea unisce queste due correnti di pensiero in una visione personalistica dell’essere umano, secondo la quale una persona che porta in sé la somiglianza di Dio è un essere razionale, libero e capace di amare. Alla ricerca del vero senso della vita e della verità oggettiva coerentemente alla propria coscienza, la persona riesce a mantenere la propria identità nell’armonia solidale e retta con gli altri. 

7. L’etica cristiana è il terreno della discussione contemporanea sull’antropologia filosofico-teologica, aperta alle conquiste delle scienze umane. In quest’ambito, a parte la questione del bene morale, vengono ancora poste domande sulla natura della donna e dell’uomo, sulla vocazione familiare di entrambi e sulla responsabilità reciproca, compresa la responsabilità genitoriale. Le discussioni contemporanee sull’etica cristiana hanno fornito ulteriori occasioni di riflessione sulla corporeità dell’uomo, compreso il significato della sua sessualità. L’essenza di questa discussione è contenuta nel magistero della Chiesa espresso in numerosi documenti pontifici e dei dicasteri della Santa Sede nel secolo scorso. 

8. Tali insegnamenti presuppongono che, in molte aree della moderna conoscenza dell’uomo, si possano trovare elementi importanti che aiutino a integrare la sessualità umana nella struttura della persona. Essi indicano la natura della persona umana come unità spirituale e carnale, cioè unità di tutte le inclinazioni, sia spirituali che carnali, e di tutti gli altri attributi che le consentono di raggiungere il suo scopo (cfr. Papa Giovanni Paolo II. Enciclica Veritatis splendor. Roma 1993 n. 48). In questo senso, la sessualità è una componente fondamentale della personalità, del modo di essere e di comunicare di una persona, compreso il modo di sperimentare ed esprimere l’amore umano (cfr. Congregazione per l’Educazione cattolica. Maschio e femmina li creò. Per una via di dialogo sulla questione del gender nell’educazione. Roma 2019 n. 4). 

9. Sebbene le condizioni biologiche, psicologiche e sociali siano estremamente importanti nella corretta comprensione della sessualità umana, per comprendere veramente l’identità di una donna e di un uomo è necessario superare approcci materialistico-naturalistici. L’uomo e la donna si confermano nella loro identità sessuale nel dialogo reciproco, in una comunità d’amore che partecipa all’amore creativo di Dio. La mascolinità e la femminilità sono forme reciprocamente complementari della persona umana. Il rifiuto di questa verità contraddice non solo la verità cristiana sulla creazione della donna e dell’uomo da parte di Dio, ma anche la loro natura espressa in criteri oggettivi, che vanno dalla struttura anatomico-funzionale del corpo, attraverso i tratti psicologici, fino alla spiritualità.

10. Una delle conseguenze nel trascurare la reciprocità e la complementarità del rapporto tra donne e uomini, e nel negare lo scopo procreativo della sessualità, è la radicale separazione del sesso biologico (sesso) dal sesso socio-culturale (genere), come è già stato evidenziato nell’introduzione. Il genere biologico-anatomico si basa su criteri biologico-psicologici. Il genere socio-culturale determina il modo di sperimentare e realizzare la differenza tra i sessi in una cultura specifica. L’errata separazione tra sesso biologico e sesso culturale, che di fatto relativizza il sesso biologico, „si traduce in una distinzione tra diversi ‘orientamenti sessuali’, che non vengono più definiti dalla differenza sessuale tra maschio e femmina, ma possono assumere altre forme definite solo dall’individuo radicalmente autonomo. Inoltre, lo stesso concetto di gender va a dipendere dall’atteggiamento soggettivo della persona, che può scegliere un genere che non corrisponde con la sua sessualità biologica e, quindi, con il modo in cui lo considerano gli altri (transgender)” (Congregazione per l’Educazione cattolica. Maschio e femmina li creò, n. 11).

11. Pertanto, è necessario contrastare decisamente l’insorgere di un atteggiamento che ignora gli elementi biologici e psicologici della sessualità umana. Secondo l’ideologia gender, i ruoli, i comportamenti e gli attributi sessuali specifici di donne e uomini sono stati costruiti dalla società. I sessuologi sottolineano che tra i dieci criteri della sessualità, solo due possono essere considerati correlati culturalmente al genere: il genere psicologico (il senso di appartenenza a un dato sesso) e il genere sociale (determinato dopo la nascita sulla base della struttura dei genitali esterni). Il genere così inteso definisce l’appartenenza alla categoria di uomo o di donna e ne determina i relativi ruoli sociali. 

12. Genetisti, endocrinologi e neurologi sottolineano l’importanza dei criteri di sessualità legati alla struttura biologica dell’uomo. In questo contesto si citano il sesso cromosomico determinato alla fecondazione dai cromosomi sessuali (femmina XX, maschio XY), il sesso gonadico segnato a partire dalla 7° settimana dalla fecondazione e determinato dalle ghiandole sessuali (testicoli e ovaie), il sesso ormonale determinato da diversi livelli di ormoni maschili e femminili, il sesso metabolico determinato dal tipo di apparato enzimatico di alcuni sistemi metabolici, o il sesso cerebrale derivante dalla differenziazione tipicamente sessuale del cervello (cfr. Congregazione per l’Educazione cattolica. Maschio e femmina li creò, n. 24).

13. L’interpretazione coerente e filosofica di questi fatti nella struttura di una persona non solo contraddice le affermazioni ideologiche sul cosiddetto „sesso neutro” a volte chiamato „terzo genere”, ma conferma la verità che la differenza tra donna e uomo è costitutiva dell’identità umana. Ciò è confermato – oltre che dal personalismo cristiano – da quelle correnti filosofiche che non cedono alla tentazione del riduzionismo materialistico (negazione della dimensione spirituale dell’uomo) e dell’idealismo (negazione della verità sul suo corpo). Entrambe queste posizioni, quindi, interpretano erroneamente la finalità riproduttiva dell’impulso sessuale e dei suoi condizionamenti sociali.

14. L’antropologia cristiana integra gli elementi corporei e spirituali nel concetto di natura della persona umana. Il concetto di natura porta in sé non solo una valutazione positiva della struttura biologico-fisiologica della sessualità umana connessa con la sua maturazione e sviluppo, ma indica anche l’essenza della sessualità femminile e maschile, il senso della loro capacità riproduttiva, la padronanza del desiderio sessuale e la capacità di sacrificarsi a vicenda nell’amore (dono di sé). L’identità di genere femminile e maschile così definito assume una responsabilità spirituale e soggettiva, per la propria mascolinità e femminilità e per il loro legame relazionale complementare nel matrimonio e nella famiglia, secondo una coscienza propriamente formata. In questo modo la sessualità umana si inscrive nella razionalità, nella libertà e nella capacità d’amore personale della persona.

15. Di conseguenza, una donna e un uomo devono affrontare il compito di una riflessione razionale sul loro sesso biologico. Questo significa, prima di tutto, conoscere la struttura biologico-psichica della propria sessualità. La razionalità di un essere umano permette di scoprire il significato della sessualità nella realizzazione degli obiettivi di vita della persona. Una riflessione approfondita non può ignorare la complementarità della sessualità a livello biologico, psichico e spirituale. Scopre anche i diversi significati dell’amore (erotico, amicale e capace di sacrificio), senza escludere la funzione genitoriale dell’uomo e della donna.

16. La donna e l’uomo, in quanto persone libere, sono chiamati a guidare la propria espressione sessuale. Ciò significa che possono distinguere tra cosa è passione e cosa è impulso. Si rivela allora la differenza tra brama e desiderio, la forza della pulsione e la capacità di sublimarla, senza dimenticare la capacità di integrare la sessualità personale. Il processo di integrazione è tanto più necessario quanto maggior influenza hanno oggi le false teorie della sessualità, perpetuate da strutture del male, come la pornografia e la prostituzione.

17. La donna e l’uomo in quanto persone sperimentano la propria sessualità in un contesto sociale, la cui espressione più elementare è la complementarità di genere. Il genere maschile e femminile li introduce in una rete di riferimenti che possono raggiungere il livello di dedizione capace del più alto sacrificio, ma sono anche esposti a sfruttamento, ingiustizia e umiliazione. In quest’ultimo caso possono insorgere stereotipi, disparità di trattamento e persino violenza contro donne e uomini. Per questo, un approccio personale alle relazioni tra i sessi implica il rispetto della loro dignità personale e dei loro diritti, nonché la giustizia delle strutture sociali e culturali e il primato della coscienza basato sulla verità del bene morale. 

18. L’interpretazione di questa verità è sviluppata dalla Chiesa nell’ambito della teologia del corpo e, non solo non può essere ignorata nelle discussioni sull’ideologia gender e LGBT+, ma dovrebbe essere inclusa in particolare nella teologia morale, nella catechesi, nell’omiletica e nelle scienze sociali cattoliche, nonché nell’educazione e nella pedagogia. La Chiesa vede l’uomo e la donna nella prospettiva di un dono reciproco. “Il corpo che esprime la femminilità […] e la mascolintà manifesta la reciprocità e la comunione delle persone. La esprime attraverso il dono come caratteristica fondamentale dell’esistenza personale. Questo è il corpo: testimone della creazione come di un dono fondamentale, quindi testimone dell’Amore come sorgente, da cui è nato questo stesso donare. La mascolinità-femminilità – cioè il sesso – è il segno originario di una donazione creatrice di una presa di coscienza da parte dell’uomo, maschio-femmina” (Giovanni Paolo II. Uomo e donna lo creò. Roma,  Libreria Editrice Vaticana 1986 p. 59). 

II. I Movimenti LGBT+ nella società democratica

19 „La Chiesa rispetta la legittima autonomia dell’ordine democratico e non ha titolo per optare per l’una o l’altra soluzione istituzionale o costituzionale” (Giovanni Paolo II. Enciclica Centesimus annus. Roma 1991 n. 47). Allo stesso tempo, ricorda che l’esistenza permanente di una società democratica esige il riferimento a principi morali universali in cui la verità sull’uomo è al centro. Senza questa verità, la società perde facilmente il significato della sua missione, viene manipolata cambiando idee che prendono la forma di ideologie alla moda, porta al predominio della maggioranza sulla minoranza e dei più forti sui più deboli. Questi processi alla fine distruggono i giusti rapporti umani, la convivenza armoniosa e persino il diritto alla vita dei deboli e degli indifesi (cfr. ibid. n. 44). Lo stesso sistema democratico, soccombendo a queste tendenze, „si trasforma facilmente in totalitarismo aperto o mascherato” (ibid. n. 46).

20. Il cristianesimo non appartiene alle ideologie, le quali si prefiggono l’obiettivo di schiavizzare l’uomo, umiliarlo e imporgli la loro verità. Nei due millenni di predicazione del Vangelo, la Chiesa ha più volte testimoniato che esso è un profetico „segno e salvaguardia del carattere trascendente della persona umana” (Concilio Vaticano II. Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes. Roma 1965 n. 76; in seguito CPC) e, di conseguenza, la verità sull’uomo, che insegna, è garanzia della sua dignità personale e condiziona la sua libertà emancipatrice, che è alla base di ogni equo sistema sociale. „Verità e libertà, infatti, o si coniugano insieme o insieme miseramente periscono” (Giovanni Paolo II. Enciclica Fides et ratio. Roma 1998 n. 90). Per le ragioni sopra esposte, la Chiesa, da un lato, non ha paura di proclamare l’obbligo di rispettare la dignità personale di ogni essere umano, comprese le persone LGBT+, e dall’altro, per le stesse ragioni, deve trattare con riserva e, in casi particolari, confutare chiaramente l’ideologia di genere e le forme di attività dei movimenti LGBT+ che prescindono da questa verità sull’uomo, nonché i loro progetti e i loro obiettivi sociali prefissati. 

21. In risposta a questo atteggiamento, sia della società che della Chiesa, le persone LGBT+ parlano di discriminazione o omofobia e chiedono il loro superamento. Questo vale anche per i cattolici che si uniscono, in misura diversa, a questi movimenti. Questa discriminazione consisterebbe nella cosiddetta oppressiva normativa eterosessuale delle società tradizionali, cioè nella convinzione che solo l’unione di un uomo e una donna può essere chiamata matrimonio e dovrebbe godere di diritti e privilegi speciali. Questa „normativa eterosessuale” sarebbe anche la principale fonte di sofferenza per le persone che vivono la loro sessualità in modo diverso rispetto al matrimonio tradizionale. Pertanto, al fine di costruire una società più giusta – come proclamano – è necessario espandere legalmente il concetto di matrimonio e di famiglia, eguagliare i diritti e i privilegi dei matrimoni eterosessuali e omosessuali, riconoscere le unioni formate da coppie dello stesso sesso e regolare la situazione patrimoniale, gli alimenti e l’eredità, nonché consentire alle unioni mono-genere di adottare bambini e garantire alle persone dai 16 anni in poi il diritto di determinare il proprio genere (cfr. Dichiarazione del Congresso LGBT+ del 30/03/2019).

22. Consapevoli della radicalità della trasformazione culturale dedotta e delle prospettive di una società „senza differenze di genere” (Congregazione per l’Educazione cattolica. Li creò maschio e femmina n. 2), i movimenti LGBT+ propongono l’utilizzo del metodo dei piccoli passi al fine di forzare una lenta trasformazione morale e culturale attraverso la graduale familiarizzazione della società con comportamenti che fino a poco tempo fa erano considerati inaccettabili e moralmente riprovevoli. Alcuni mezzi di comunicazione sociale sostengono tali progetti propagandando l’ideologia gender, promuovendo la presunta positività del divorzio, del tradimento, della promiscuità sessuale e ridicolizzando la fedeltà, la verginità, la castità e la religiosità.

23. Anche l’educazione sessuale dei bambini in età prescolare serve a questo scopo. Sebbene alcuni assunti delle persone LGBT+ riguardo l’educazione dei bambini tengano conto dei valori fondamentali condivisi nella comunione interpersonale del matrimonio eterosessuale – come l’amore, il rispetto reciproco, un senso di responsabilità condivisa – la maggior parte dei mezzi, metodi e obiettivi proposti vanno ben oltre l’ambito educativo volto al benessere integrale dei bambini e dei giovani. Un’educazione responsabile non si può conciliare con il fornire ai bambini materiali che rivelino l’intimità umana e insegnare loro a „manipolare” piacevolmente la loro sessualità, o introdurli alle premature esperienze sessuali. In realtà, l’educazione proposta si traduce nella sessualizzazione di bambini e adolescenti, spezza la barriera protettiva del pudore, risveglia il desiderio carnale e la dipendenza sessuale (che influenza in modo distruttivo la sfera emotiva di una persona giovane e la porta alla masturbazione compulsiva e a ossessioni sessuali difficili da superare). I frutti di questa educazione sono spesso l’iniziazione sessuale precoce, la gravidanza nell’adolescenza e non di rado l’aborto, l’uso di contraccettivi e di farmaci per l’aborto precoce che distruggono il sistema riproduttivo delle giovani e che rendono difficile il concepimento in età adulta, l’aumento del rischio di malattie sessualmente trasmissibili ed inoltre diventa causa di esperienze traumatiche dei giovani e di drammi personali in età adulta. 

24. Alla luce delle considerazioni che precedono, va ricordato che, in forza del diritto naturale, solo i genitori hanno il diritto di crescere i propri figli. Questo diritto è garantito dalla Costituzione della Repubblica di Polonia: “I genitori hanno il diritto di crescere i propri figli secondo le proprie convinzioni. Questa educazione dovrebbe tener conto del livello di maturità del bambino, così come della libertà di coscienza e di religione, nonché le sue convinzioni” (Art. 48 § 1; cfr. anche il Codice della Famiglia e della Tutela, art. 96 §1). Il diritto di decidere dell’educazione religiosa e morale dei bambini è garantito ai genitori e ai tutori legali anche da numerosi accordi internazionali (cfr. ad es. il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, art. 18 § 4; il Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali, art. 13 § 4; La Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea, art. 14 § 3; La Convenzione sui diritti dell’infanzia, art. 18). 

25. La scuola dovrebbe sostenere i genitori nell’educazione sessuale dei bambini e degli adolescenti. Per svolgere questo compito  ha grandi possibilità, perché insegnanti ed educatori, essendo a loro volta genitori, hanno di solito consapevolezza della responsabilità loro affidata ed hanno anche un’adeguata sensibilità verso i valori morali essenziali e gli obiettivi del processo educativo. La partecipazione della scuola al processo di educazione sessuale dovrebbe però essere ausiliaria, cioè dovrebbe essere un prolungamento dell’educazione che avviene in famiglia e dovrebbe cooperare „nello spirito che anima gli stessi genitori” (Giovanni Paolo II. Esortazione apostolica Familiaris consortio. Roma 1981 n. 37; di seguito FC; cfr. Congregazione per l’Educazione cattolica. Machio e femmina li creò nr 46).

26. Tenendo presente l’importanza dell’obbligo di educare i bambini e i giovani, la Chiesa incoraggia tutti i soggetti che vi partecipano, ovvero la famiglia, la scuola e le autorità competenti, al dialogo volto a sviluppare soluzioni e programmi educativi adeguati per aiutare i bambini e i giovani nel processo di maturazione sessuale ed emotiva, tenendo conto della specificità fisiologica e psicologica delle fasi successive della loro crescita e maturazione neuro cognitiva, nonché per plasmare il trattamento „sano” del corpo umano, in particolare della sfera sessuale (cfr. Congregazione per l’Educazione cattolica. Li creò maschio e femmina nn. 39-51; cfr anche il Discorso del Santo Padre Francesco al Colloquio internazionale sulla complementarità tra uomo e donna (17.11.2014), „L’Osservatore Romano” (edizione polacca) n. 25,2014 n. 12 p. 37 n. 3; Direttorio generale per la catechesi pagg.54, 99). I programmi così intesi dovrebbero tener prioritariamente conto della chiamata all’amore di ogni bambino, sia essa nel matrimonio eterosessuale, nella vita dedicata a Dio, o al servizio del prossimo nella società.

27. Questo dialogo dovrebbe inoltre cercare di unire le forze nell'”educazione dei bambini e dei giovani a rispettare ogni persona nella sua peculiare e differente condizione, affinché nessuno, a causa delle proprie condizioni personali (disabilità, razza, religione, tendenze affettive, ecc.), possa diventare oggetto di bullismo, violenze, insulti e discrimina-zioni ingiuste. Si tratta di un’educazione alla cittadinanza attiva e responsabile, in cui tutte le espressioni legittime della persona siano accolte con rispetto” (Congregazione per l’Educazione cattolica. Maschio e femmina li creò n. 15-16).

28. È auspicabile che almeno uno dei gruppi di studio che preparano questo dialogo sia privo di influenze ideologiche e conduca responsabilmente nuovi studi sullo sviluppo mentale, emotivo, cognitivo e sessuale dei bambini nelle mutevoli condizioni culturali e sociali, e sulla protezione dei bambini dal sessismo dei mezzi di comunicazione per bambini normalmente a loro portata di mano (in particolare Internet, ad esempio computer, smartphone). In vista dello sviluppo della migrazione globale per motivi di lavoro e per turismo, sono anche consigliabili studi corrispondenti sulla problematica gender, che „cercano di approfondire adeguatamente il modo in cui si vive nelle diverse culture la differenza sessuale tra uomo e donna.” (Congregazione l’Educazione cattolica. Maschio e femmina li creò n. 6).

29. Alcuni membri e simpatizzanti del movimento LGBT+ hanno scopi diversi da quelli prestabiliti. La loro priorità non è una rivoluzione culturale, legale ed educativa, ma contrastare la violenza, il mobbing, la stigmatizzazione e l’esclusione sociale, compresi quelli nella propria famiglia. A volte anche i cattolici partecipano a „marce arcobaleno” per attirare l’attenzione sui suddetti problemi delle persone LGBT+. In questo contesto, va sottolineato ancora una volta che l’affermazione del rispetto per ogni persona, comprese le persone che si identificano meLGBT+, è del tutto corretto, e il diritto di uno stato democratico dovrebbe garantire che non vengano violati i diritti fondamentali di queste persone a meno che non siano chiaramente contrari alla natura umana e al bene comune (come la relazione monosessuale o l’adozione di bambini da parte di tali unioni). Pertanto, qualsiasi atto di violenza fisica o verbale, qualsiasi forma di bullismo e aggressività nei confronti delle persone LGBT+ sono inaccettabili. Analogamente a tutti gli altri cittadini, nei limiti previsti dalla legge, essi possono presentare le loro richieste per costruire una società più giusta e realizzarle attraverso cambiamenti democratici.

30. Parallelamente ai summenzionati diritti delle persone LGBT+, occorre sottolineare le legittime aspettative dell’intera società nel suo insieme, al fine di rispettare i diritti degli altri membri della comunità, e in particolare i loro sentimenti religiosi, da loro ritenuti principi morali e basi dell’ordine pubblico. L’atteggiamento positivo dei membri della comunità che cercano di evitare le tensioni sociali e perseguono il rispetto reciproco dei diritti, si esprime soprattutto nella disponibilità a venire in aiuto delle persone aperte al dialogo per scoprire la dimensione socio-politica della dignità personale di ogni persona, soprattutto la dignità integralmente intesa come unità di spirito e corpo. Questa tesi si riferisce, tra l’altro, al ruolo che la famiglia, la scuola e la catechesi dovrebbero svolgere nel processo educativo. 

31. L’obbligo di rispettare le persone legate al movimento LGBT+ non significa accettare le loro opinioni in modo acritico. Al contrario, significa attenta analisi e verifica alla luce della verità oggettiva sulla sessualità umana e sui principi del bene comune. L’ideologia di questi movimenti e le loro tesi sono gravate da numerosi errori dannosi per la vita sociale, come l’accusa di intolleranza, che spesso si nasconde dietro l’ideologia che nega la differenza e la naturale complementarietà dell’uomo e della donna, mentre dietro il riferimento alla natura si nasconde solitamente la biologia umana, l’opzione culturale, l’impulsività sessuale o l’emotività psicosessuale (cfr. Congregazione per l’Educazione cattolica. Maschio e femmina li creò n. 21,23).

32. Il quadro del dovuto rispetto va oltre la legalizzazione delle relazioni omosessuali. Il loro riconoscimento giuridico porta alla lunga all’indebolimento dell’istituto matrimoniale, che da parte dello Stato costituirebbe una grave violazione “al dovere di promuovere e tutelare un’istituzione essenziale per il bene comune qual è il matrimonio” (Congregazione per la Dottrina della Fede. Considerazione circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali. Roma 2003 n. 6). Solo l’unione tra un uomo e una donna, in cui l’amore fecondo si basa sulla complementarità dei sessi, è l’ambiente appropriato per la nascita e l’educazione dei bambini ed è quindi il fondamento di una società sana. Per questo gode di una protezione giuridica speciale e di numerosi privilegi. La violazione di questa elementare convinzione nel sistema legale comporterebbe gravi cambiamenti nella pratica sociale, comprese l’istruzione e l’educazione delle giovani generazioni. Il già citato documento della Congregazione per la Dottrina della Fede sottolinea pertanto: „se dal punto di vista legale il matrimonio tra due persone di sesso diverso fosse solo considerato come uno dei matrimoni possibili, il concetto di matrimonio subirebbe un cambiamento radicale, con grave detrimento del bene comune” (ibid. N. 8).

33. Inoltre, la Conferenza episcopale polacca, nella sua presa di posizione del 13 marzo 2019, ha richiamato l’attenzione sulle tesi contenute nella cosiddetta Carta LGBT+ che violano i principi della giustizia sociale e, in nome del contrasto alla discriminazione, possono condurre alla discriminazione delle persone che la pensano diversamente. Tra le tesi della Carta vi è la proposta che nei luoghi di lavoro, nella fase di reclutamento e nella promozione si tenga conto dell'”orientamento psicosessuale” e dello „stile di vita”. Le istituzioni che rispettano questi principi e che sono associate alla „rete arcobaleno di lavoratori dipendenti” riceverebbero un trattamento preferenziale dalle comunità locali; gli imprenditori sospettati di essere intolleranti sarebbero stigmatizzati ed esclusi. I Vescovi polacchi ribadiscono che „la possibile introduzione delle suddette tesi può provocare un cambiamento significativo nel funzionamento della democrazia nel nostro Paese, con il risultato non solo di limitare i diritti dei bambini e dei genitori, ma anche il diritto di tutti i cittadini – insegnanti e dipendenti dell’amministrazione locale inclusi – alla libertà di parola, compresa la libertà di esprimere l’obiezione di coscienza, la libertà di insegnamento e, in futuro, magari, anche la libertà di insegnare religione. Può anche portare a una grave restrizione della libertà economica, che sarebbe subordinata a tesi ideologiche” (La posizione della Conferenza episcopale polacca sulla cosiddetta Carta LGBT +. Varsavia, 13 marzo 2019, n. 5).

34. La rivoluzione sessuale portata avanti oggi dall’ideologia gender e dai movimenti LGBT+ rappresenta una minaccia crescente per il matrimonio e la famiglia anche in altre dimensioni. Le manifestazioni sempre più generalizzate di tali minacce includono la normale accettazione della contraccezione, la sessualità intesa in modo individualistico e spesso egoistico, la rottura del legame tra il significato unificante e quello procreativo del rapporto sessuale. Questi cambiamenti hanno portato alla banalizzazione del rapporto tra l’uomo e la donna e ad associare l’amore ad un sentimento di breve durata, spesso senza la conseguente assunzione di responsabilità nei confronti dell’altro e della nuova vita concepita (cfr. Francesco. Esortazione Amoris laetitia. Roma 2016 n. 39; in seguito AL). Questo processo è potenziato da alcuni mezzi di comunicazione sociale che indeboliscono la sensibilità morale nei confronti dell’infedeltà coniugale e minimizzano la promiscuità sessuale. L’accessibilità della pornografia e della prostituzione ha portato a una crisi dell’amore fedele e al crollo della cultura della castità. Questa triste immagine è completata dall’uccisione legale dei bambini non ancora nati.

35. I cambiamenti culturali di cui sopra hanno un impatto negativo sulla maturità personale di uomini e donne. L’esperienza del divorzio dei propri genitori, la crescita in famiglie dove non c’è né padre né madre e l’esperienza di abusi sono spesso fonte di difficoltà nel raggiungere una sana identità sessuale. Molte persone di tutte le età oggi sperimentano la propria sessualità come fonte di grande sofferenza e dolore.

36. Nell’elencare gli effetti negativi della diffusione dell’ideologia gender e LGBT+, non si intende, però, negare i cambiamenti positivi nella cultura legati alla sessualità umana. Si dovrebbe, tra l’altro, prestare attenzione all’apprezzamento del suo valore nel prisma della dignità personale integrale di donne e uomini, alla sua importanza nelle varie dimensioni della vita sociale, alla maggiore sensibilità verso i diritti della donna e all’enfasi sull’uguaglianza tra uomini e donne. Questa nuova sensibilità ha prodotto richieste specifiche il cui obiettivo è una società più giusta come il perseguimento della parità di retribuzione, un’equa divisione del lavoro in famiglia, la protezione contro la violenza domestica e le molestie. Grazie alla maggiore conoscenza del proprio corpo ed al dinamismo della riproduzione umana, i coniugi, e in particolare le donne, possono pianificare la procreazione secondo principi morali, in modo da non costituire una minaccia per la loro salute e per la salute del bambino che nascerà, in modo che la loro genitorialità responsabile tenga conto della loro condizione materiale, che non interferisca con il loro lavoro professionale e gli avanzamenti sociali in quei campi e professioni che non di rado, fino a tempi recenti, erano preclusi alle donne. 

37. Il frutto di questi cambiamenti positivi è anche il rispetto e la gratitudine dimostrati alle donne per la fedeltà alla loro vocazione, per la loro „consapevolezza che Dio le affida in un modo speciale l’uomo, l’essere umano„, grazie alle quali la società e la Chiesa godono della loro crescita, e per la realizzazione di „una forma di maternità affettiva, culturale e spirituale, dal valore veramente inestimabile, per l’incidenza che ha sullo sviluppo della
persona e il futuro della società
”. La società e la Chiesa devono essere loro particolarmente grate per il loro „genio femminile”, che assicura „la sensibilità per l’uomo in ogni circostanza: per il fatto che è uomo! „; cioè che arricchisce le relazioni interpersonali con la loro speciale saggezza di cuore, per la loro dolcezza e sensibilità verso le carenze dei più deboli, verso il bambino indifeso, la solitudine di chi è costretto a letto, l’handicap dei diversamente abili, l’irresolutezza dei bisognosi, la fatica delle persone che svolgono lavori pesanti e il sacrificio di sé impegnandosi „nei più diversi settori dell’attività educativa, ben oltre la famiglia: asili, scuole, università, istituti di assistenza, parrocchie, associazioni e movimenti” (cfr rispettivamente Paolo VI Enciclica Humanae vitae. Roma 1968 n. 10; in seguito HV; Papa Giovanni Paolo II. Lettera Apostolica „Mulieris dignitatem”. Roma 1988 n. 30; Congregazione per l’Educazione cattolica. Maschio e femmina li creò n. 17-18).

38. In considerazione delle sfide create dall’ideologia di genere e dai movimenti LGBT+ e, soprattutto tenendo conto delle difficoltà, le sofferenze e le ferite spirituali vissute da queste persone, è necessario creare centri specializzati (anche con l’aiuto della Chiesa o con le sue strutture) per aiutare le persone che vogliono ritrovare la salute sessuale e il loro naturale orientamento di genere. Queste cliniche hanno senso anche quando la completa trasformazione sessuale si rivela troppo difficile, in quanto aiutano significativamente ad affrontare le sfide psicosessuali. La tesi di tali centri specializzati è in netta contraddizione con le opinioni ufficiali dei circoli LGBT+, con le posizioni considerate scientifiche, nonché con la cosiddetta „correttezza politica” (politically correct). Tuttavia, non si può ignorare la testimonianza di persone che a un certo punto si sono rese conto che la loro diversa sessualità non è un giudizio irrevocabile o un codice irrecuperabilmente codificato, ma un sintomo di ferite a diversi livelli della loro personalità. Pertanto, sinceramente desiderosi di sanare il dolore sperimentato, hanno compiuto un lungo, a volte eroico sforzo e, con l’aiuto di persone competenti, hanno riacquistato una sana identità e un’armonia spirituale, o hanno perlomeno raggiunto la capacità di vivere in armonia con se stessi nella pace interiore. Le affermazioni di cui sopra non vogliono infliggere nuove ferite a casi particolari, ma vogliono essere una luce importante all’inizio di un nuovo modo di vivere e un incoraggiamento a seguirlo per tutti coloro che cercano la guarigione.

III. Le persone LGBT+ nella Chiesa cattolica

39. Nell’ambito della riflessione sul fenomeno gender e LGBT+, si pone la questione dell’identità religiosa, dell’atteggiamento morale e dell’appartenenza alla Chiesa di persone che si identificano o sostengono questi movimenti. Tutte le posizioni in questa materia dovrebbero tenere presente l’amore paterno di Dio che abbraccia ogni essere umano, scopo universale dell’opera di salvezza di Gesù Cristo, che „non spezza una canna incrinata né spegne uno stoppino fumante” (Mt 12,20) e, di conseguenza, dovrebbero tenere presente la missione della Chiesa e lo scopo del suo insegnamento. Il Concilio Vaticano II ricorda che „la Chiesa è, in Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (Costituzione dogmatica sulla Chiesa „Lumen Gentium”. Roma 1964 n. 1), e di conseguenza desidera che „che tutti gli uomini si salvino e arrivino alla conoscenza della verità (1 Tm 2,4)Costituzione sulla Sacra Liturgia „Sacrosanctum Concilium”. Roma 1964 n. 5; in seguito CL). Pertanto, l’appartenenza alla comunità LGBT+, l’identificarsi con la sua ideologia e il sostegno pubblico di essa non può comportare automaticamente l’esclusione dalla comunità della Chiesa. I legami con la Chiesa si rompono solo con l’espressione pubblica della volontà, che, secondo le disposizioni del diritto ecclesiale, costituisce un atto di apostasia, determinando, oltre alla responsabilità morale, anche quella canonica e penale (Codice di Diritto Canonico. Poznań: Pallottini 1984 can. 751 e 1364 § 1; di seguito il CDC). 

40. La Chiesa cattolica non può tacere sulla valutazione morale dell’ideologia gender, omosessualità e transessualità nelle loro varie forme. In questa valutazione, essa rifiuta inequivocabilmente l’atteggiamento di disprezzare il sesso come dono di Dio e, per quanto riguarda l’omosessualità e il transessualismo, distingue le inclinazioni dalla loro intima accettazione e dalle azioni. Le tendenze da sole non portano alla colpa morale. Invece, inequivocabilmente negative sono la loro intima accettazione, il loro risveglio in se stessi, la loro diffusione e i comportamenti che costituiscono la sottomissione a queste inclinazioni, cioè gli atti omosessuali e il cosiddetto cambiamento di sesso. Nella riflessione morale su questi comportamenti, la Chiesa non esclude che „in certi casi, non è il risultato di una scelta deliberata …essa agirebbe in questi casi senza colpa” (Congregazione per la Dottrina della Fede. Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali. Roma 1986 n. 11). Tuttavia, è sbagliato ritenere che siano sempre e interamente effetto di una costrizione interna e quindi rimangano privi di colpa: “In realtà anche nelle persone con tendenza omosessuale dev’essere riconosciuta quella libertà fondamentale che caratterizza la persona umana e le conferisce la sua particolare dignità. Come in ogni conversione dal male, grazie a questa libertà, lo sforzo umano, illuminato e sostenuto dalla grazia di Dio, potrà consentire ad esse di evitare l’attività omosessuale” (ibid.).

41. Tenendo presente la valutazione morale di cui sopra delle pratiche omosessuali e transessuali, le persone che sperimentano tali tendenze sono „chiamate alla castità”, cioè ad astenersi da atti omosessuali e rimanere nubili (Catechismo della Chiesa Cattolica. Poznań Pallottini 2002 n. 2359; di seguito CCC). Questa scelta deve anche essere accompagnata da uno sforzo sostenuto per superare l’attenzione molesta alla sessualità. L’aiuto principale per ottenere queste vittorie dello spirito e della volontà viene dalla preghiera fatta con fede, dall’accostarsi al sacramento della penitenza e dal seguire fedelmente la via che conduce alla comunione soprannaturale con Dio (cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede. Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali n. 12). 

42. La presenza nella Chiesa di persone con atteggiamenti caratteristici LGBT+ non ne nega la santità, in quanto ha la sua sorgente nella persona di Gesù Cristo, che „è sempre presente in lui” (CL n. 7) e attraverso l’azione dello Spirito Santo continua l’opera di santificazione e salvezza della persona. La Chiesa svolge quest’opera non solo tra i santi ma anche tra i peccatori (cfr. 1 Gv 1,8), a imitazione del Signore Gesù, il quale „non è venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mc 2,17). Di conseguenza, le porte della Chiesa non possono essere chiuse a nessuno di coloro che vengono a lei. Le parole del Signore Gesù hanno portata universale: „Chi di voi è senza peccato, scagli prima la pietra” (Gv 8,7). Secondo i principi teologici, morali e canonici, nessun confessore può rifiutare l’assoluzione a chi esprime un sincero rammarico per i suoi peccati e dichiara un atteggiamento di conversione, anche se non può escludere completamente che li commetterà nuovamente.

43. La Chiesa non si limita alla valutazione morale delle pratiche discusse e non è indifferente ai problemi della vita delle persone omosessuali e transessuali. Nella misura delle sue possibilità e delle risorse soprannaturali di cui dispone, vuole venire incontro a queste persone e aiutarle a comprendere l’essenza del peccato e ad evitare le occasioni di peccato. Pertanto vede la necessità che nelle diocesi si assumano specialisti, laici e sacerdoti, pronti a fornire aiuto spirituale e terapeutico alle persone che sperimentano le difficoltà indicate nella sfera sessuale e che desiderano tale aiuto.  La cura pastorale individuale mira ad aiutare queste persone a compiere la volontà di Dio nella loro vita, legando al sacrificio della croce di Cristo ogni sofferenza e difficoltà che possono incontrare a causa delle loro situazioni (cfr. CCC n. 2358). È anche auspicabile che in ogni diocesi ci siano noti specialisti nel campo della psicologia e della sessuologia che possano venire in aiuto di queste persone, nel rispetto dei principi morali cristiani.

44. La fedeltà alla verità sull’uomo trova la sua forza vincolante nella Parola di Dio. Già il primo libro della Sacra Scrittura sottolinea che Dio creò l’uomo come essere sessuale: “Dio creò l’uomo […]; maschio e femmina li creò„(Genesi 1,27). Questa differenziazione tiene conto non solo della loro specificità biologica e fisiologica, ma anche della relazione tra loro, ovvero della complementarità del legame personale che coinvolge la loro anima e il loro corpo. Questa reciproca complementarietà dell’uomo e della donna esprime nell’intenzione del Creatore la loro chiamata alla genitorialità („Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra„, Genesi 1,28). (Congregazione per l’Educazione cattolica. Maschio e femmina li creò n. 31). 

45. Contemporaneamente, la stessa descrizione della creazione sottolinea che l’uomo è stato dotato di una dignità inalienabile nella sua integrità spirituale e corporale („Dio creò l’uomo a sua immagine” – Genesi 1,27). Essa indica anche l’inseparabile „legame tra ragione e libero arbitrio con tutte le facoltà corporali e sensuali„. Questa dignità è quindi condivisa in egual misura tra lo spirito e il corpo dell’essere umano. Ciò significa che il corpo non può mai essere trattato dalla volontà in modo arbitrario o come un oggetto. Inoltre, la sfera spirituale non può cedere passivamente agli impulsi del corpo che sono contrari alla sua dignità. In altre parole, l’uomo come essere razionale e libero, riconoscendo il dono, il significato e il valore morale del proprio corpo, dovrebbe compiere uno sforzo costante per superare gli impulsi e tendere a raggiungere l’armonia interna e l’unità degli atteggiamenti morali con „l’ordine razionale secondo il quale l’uomo è chiamato dal Creatore a dirigere e a regolare la sua vita e i suoi atti e, in particolare, a usare e disporre del proprio corpo” (Giovanni Paolo II, Enciclica Veritatis splendor. Roma 1993 n. 50; cfr. anche nn. 48-50). Papa Benedetto XVI mette in guardia contro l’omissione di questi sforzi, sottolineando che „dove la libertà del fare diventa libertà di farsi da sé, si giunge necessariamente a negare il Creatore stesso e con ciò, infine, anche l’uomo quale creatura di Dio, quale immagine di Dio viene avvilito nell’essenza del suo essere„. (Discorso di presentazione degli auguri natalizi della Curia Romana (21.12.2012).

46. Le suddette riflessioni aiutano a comprendere meglio l’insegnamento dell’Antico e del Nuovo Testamento che indica chiaramente il matrimonio come unione tra un uomo e una donna. In tutta la tradizione biblica è „realtà evidente e normativa”. Allo stesso tempo, non ci sono testimonianze di alcun tipo che consentirebbero una „relazione” tra persone dello stesso sesso.

47. Alcune interpretazioni moderne intravvedono nell’insegnamento delle Sacre Scritture sull’omosessualità, solo una manifestazione della cultura di quel tempo, „un semplice riflesso di una mentalità arcaica, storicamente condizionata” e rifiutano il suo significato morale per l’uomo moderno. Questo problema è chiarito dalla Pontificia Commissione Biblica discutendo i testi biblici che trattano il tema dell’omosessualità. Essa presenta una nuova interpretazione del racconto del Vecchio Testamento sulla distruzione di Sodoma, tradizionalmente intesa come punizione per il peccato di omosessualità dei suoi abitanti. L’esegesi contemporanea, analizzando questa narrazione nell’ampio contesto dei testi biblici riferiti al „peccato di Sodoma”, scorge in essa la stigmatizzazione della condotta peccaminosa in generale (cfr. Is 3,9) o l’infedeltà alla legge di Dio (cfr. Is 1,10). Anche Gerusalemme è paragonata a Sodoma (e Gomorra) perché i suoi abitanti „commettono adultèri e praticano la menzogna, danno mano ai malfattori„, (cfr. Gr 23,14). Alla luce di altri testi, il „peccato di Sodoma” consiste nell’orgoglio (cfr. Sir 16,8), o nella „superbia, abbondanza di beni e pacifica prosperità [e] indifferenza verso i poveri e gli infelici” (cfr. Ez 16,49). Di conseguenza, l’interpretazione odierna riconosce che la tradizione biblica, confermata dai profeti, ha dato a Sodoma (e Gomorra) un titolo simbolico ma generale di città malvagia (cfr Dt 32, 32-34). Il peccato dei suoi abitanti „consisteva nel mancato rispetto dell’ospitalità, nell’ostilità e nella violenza verso gli estranei„. Non associa la storia di Sodoma alla condanna dell’omosessualità (cfr. Pontificia Commissione Biblica. «Che cosa è l’uomo?» (Sal 8.5). Un itinerario di antropologia biblica. Roma nn. 187-188). 

48. Levitico condanna chiaramente i rapporti omosessuali. Elenca gli atti sessuali peccaminosi, comprese le relazioni omosessuali tra uomini: “Non ti coricherai con un uomo come si fa con una donna: è cosa abominevole” (Lev 18,22); “Se uno ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due hanno commesso un abominio; dovranno essere messi a morte: il loro sangue ricadrà su di loro” (Lev 20,13). La convivenza omosessuale è anche annoverata tra i peccati condannati quali l’incesto (Lev 18, 6-18; 20, 11-12, 14, 19-21), l’adulterio (Lev 18,20; 20,10) e la zoofilia (Lev 18,23; 20,15-16) (cfr. Pontificia Commissione Biblica. «Che cosa è l’uomo?», n. 189).

49. Nel Nuovo Testamento, il peccato di omosessualità appare chiaramente in tre epistole di S. Paolo Apostolo Paolo: Rm 1,26-27; 1 Cor 6,9 e 1 Tim 1,10. Nel primo caso, S. Paolo parla di omosessualità femminile e maschile, definendo un simile comportamento, un delitto contro natura, cioè contrario alla verità sulla differenza e finalità sessuale dell’uomo e della donna, intesa da Dio come atto creativo. (cfr. Rm 1,26-27: „Le loro femmine[degli uomini empi] hanno trasformato i rapporti naturali in quelli contro natura. Similmente anche i maschi, lasciando il rapporto naturale con la femmina, si sono accesi di desiderio gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi maschi con maschi”. Negli altri due testi – 1Cor 6,9 e 1Tim 1,10 – S. Paolo enumera l’omosessualità nel novero dei peccati che chiudono la via alla salvezza dall’uomo (1Cor 6,9-10: „Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudevi: Né fornicatori, né idolatri, né adulteri, né depravati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né calunniatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio„). (cfr. Pontificia Commissione Biblica. «Che cosa è l’uomo?», nn. 194-195). 

50. Alla luce delle diverse interpretazioni bibliche e teologico-morali che negano il male morale del comportamento omosessuale, la Chiesa ci ricorda che il suo insegnamento in questa materia si basa sulla Parola di Dio, sulla viva Tradizione Apostolica e sul diritto naturale. Ha quindi carattere universale, immutabile nel tempo e nello spazio, ed è infallibile. Questo insegnamento è accompagnato dal sostegno dello Spirito Santo (cfr. Concilio Vaticano II. Costituzione dogmatica sulla divina rivelazione Dei Verbum. Roma 1965 n. 10; Congregazione per la Dottrina della Fede. Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla Cura Pastorale delle persone omosessuali n. 5). 

51. I tentativi di minare questo insegnamento portano a negare l’esistenza di un genere permanentemente definito nella dimensione sessuale della natura dell’uomo e della donna. Inoltre finiscono per scalzare il senso della cellula fondamentale della vita sociale: all’inizio il matrimonio come unione tra un uomo e una donna, cioè persone chiamate alla comunione nello spirito e nel corpo e, in seguito, la loro vocazione a creare una famiglia come comunità di genitori e figli, grazie alla quale l’umanità si sviluppa in società che costruiscono il bene comune locale e universale, condizione fondamentale del progresso della civiltà e dello sviluppo umano integrale. 

52. Mettere in discussione la natura sessuale dell’essere umano biologicamente definita porta anche alla degenerazione della procreazione umana come frutto dell’unione dell’uomo e della donna; come „il frutto del matrimonio” (cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede. Istruzione Donum vitae. Roma 1987 II, A; in seguito DV; Congregazione per la Dottrina della Fede. Istruzione Dignitas personae. Roma 2008 n. 6). Nel caso di relazioni monosessuali, femminili o maschili, la procreazione è sostituita da procedure biotecnologiche che danneggiano la dignità dei donatori di cellule riproduttive e la dignità del bambino (di solito si tratta di procedure del tipo in vitro; nel caso di rapporti tra uomini con l’aiuto delle cosiddette madri surrogate). Le ricerche sugli effetti della procreazione artificiale condotte in molti centri scientifici in tutto il mondo e recensite in prestigiose riviste scientifiche indicano chiaramente un aumento significativo del rischio per la salute della madre genetica e, in misura ancora maggiore, per la vita e lo sviluppo sano del bambino. In questa procedura, gli embrioni umani vengono solitamente distrutti, specialmente quelli che non lasciano sperare un sano sviluppo. Di fronte al diffondersi di varie opinioni errate o all’abuso incompetente di concetti filosofici aristotelico-tomisti, la Chiesa ci ricorda costantemente che „l’embrione umano, quindi, ha fin dall’inizio la dignità propria della persona” (ibid. n. 5). 

53. Nel contesto di cui sopra, non può essere trascurato il diritto fondamentale del bambino di „essere concepito, portato nel grembo materno, nato e cresciuto nel matrimonio” (DVII, A), „perché secondo l’ordine della creazione l’amore coniugale tra un uomo e una donna e la trasmissione della vita sono ordinati l’uno all’altra” (AL n. 81). Proprio nel contesto familiare, grazie alla cura del padre e della madre, è possibile la formazione integrale e la scoperta della propria identità di genere. 

54. Il compimento della vocazione propria di ogni persona, sia nel celibato che nel matrimonio con la vocazione genitoriale, presuppone la capacità di esercitare l’autocontrollo e di vivere nella castità. La chiamata a vivere nella castità riguarda ogni persona, indipendentemente dalla sua vocazione specifica. „Questa è infatti la volontà di Dio, la vostra santificazione […] che  ciascuno di voi sappia trattare il proprio corpo con santità e rispetto, senza lasciarsi dominare dalla passione” (1Tes 4,3-4). Questa capacità testimonia il raggiungimento della libertà personale, spesso condizione indispensabile per realizzare una vocazione di vita e per avere rapporti responsabili con l’altro; in ogni caso consente il dono di sé, punto di partenza per superare le difficoltà nella sfera sessuale, nonché condizione fondamentale per realizzare una vocazione nella Chiesa, sia essa sacerdotale o religiosa. Partendo dalla prospettiva di cui sopra, la Chiesa formula inequivocabilmente il suo insegnamento riguardo alle tendenze particolari che si manifestano nelle persone che si identificano come LGBT+ o nei confronti di atteggiamenti che sono espressione pratica dell’ideologia gender.

Persone e relazioni omosessuali nella Chiesa

55. Riguardo alle tendenze omosessuali, siano esse maschili o femminili, la Chiesa rileva che „benché [questa tendenza] non sia in sé peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. Per questo motivo l’inclinazione stessa dev’essere considerata come oggettivamente disordinata” (Congregazione per la Dottrina della Fede. Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla Cura Pastorale delle persone omosessuali n. 3). Ciò non significa che le persone omosessuali siano sempre responsabili di questa tendenza, ma gli atti omosessuali solitamente la aggravano. Allo stesso tempo, la Chiesa insegna che gli atti omosessuali sono peccaminosi perché “gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Sono contrari alla legge naturale„(CCC n. 2357; anche Congregazione per la Dottrina della Fede. Dichiarazione Persona humana. Roma 1975 n. 8).

Persone omosessuali – candidati al clero e all’ordine religioso

56. Tenendo presente la natura e la specificità dell’omosessualità e il disordine che essa comporta, la Congregazione per l’Educazione cattolica, la Congregazione per Il clero, e più recentemente Papa Francesco, raccomandano che non siano ammessi ai seminari né all’Ordine sacro „coloro che praticano l’omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay„. „Le suddette persone si trovano, infatti, in una situazione che ostacola gravemente un corretto relazionarsi con uomini e donne„.(Congregazione per l’Educazione cattolica. Istruzione circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al Seminario e agli Ordini sacri. Roma 2005; Congregazione per il Clero. Ratio integralis institutionis sacerdotalis. Roma 2016 n. 199; vedi anche nn. 200-201). 

57. Papa Francesco dà le stesse direttive anche per i candidati alla vita consacrata, siano essi religiosi o religiose (cfr. Il potere della vocazione. Sulla vita consacrata e sulla correzione delle relazioni nella Chiesa. Poznań: Casa Editrice Święty Wojciech 2018).

Persone omosessuali e matrimonio

58. La Chiesa non nega la capacità di amore delle persone omosessuali. Tuttavia, le esperienze emotive e sessuali non possono essere equiparate all’amore coniugale nella comprensione dell’ordine creativo e delle norme del diritto ecclesiastico, cioè dell’amore che per sua natura è complementare, fecondo e mira a destare una nuova vita. Questo vuol dire che ogni intimità propria di una relazione matrimoniale tra un uomo e una donna dovrebbe avere „il significato unitivo e il significato procreativo” (HV n. 9, 12). Per le ragioni sopra esposte, la Chiesa non può riconoscere le relazioni omosessuali e non può benedirle con alcuna formula. 

59. Secondo la Costituzione del Concilio Vaticano II, „il matrimonio è una profonda comunione di vita e di amore tra un uomo e una donna” (cfr Gaudium et Spes n. 48; cfr. anche CDC, can. 1055 §1). Allo stesso tempo, il diritto ecclesiastico richiede che i candidati al matrimonio siano in grado di assumere i doveri essenziali del matrimonio (cfr. CDC can. 1095 § 3). Alla luce delle disposizioni di cui sopra, l’omosessualità come tendenza profondamente radicata verso persone dello stesso sesso come pure la mancanza di complementarità emotiva e sessuale tra persone omosessuali contrastano chiaramente con la definizione di matrimonio di cui sopra. Inoltre, se le persone con tali inclinazioni sperimentano difficoltà nell’ordinare le loro inclinazioni ed esperienze emotive, maggiore è per lo la sfida nel donare sé ad un coniuge sessualmente diverso (nonostante la capacità di avere rapporti sessuali) e stabilire relazioni personali permanenti e integrali. Una relazione eterosessuale „forzata” anche dalla stessa persona omosessuale – come sottolineano numerosi esperti – non è in grado di liberare da queste tendenze; al contrario, può anche aggravarle e spingere verso l’infedeltà coniugale. Di conseguenza, la giurisprudenza della Rota Romana stabilisce regolarmente che l’omosessualità profonda è una delle cause dell’incapacità al matrimonio. La base di queste sentenze è in particolare il can. 1095 n. 3 del Codice di Diritto Canonico. 

I figli di persone che vivono relazioni omosessuali

60. La Chiesa si oppone fermamente all’adozione di bambini da parte di persone che vivono relazioni omosessuali (sia maschi che femmine), comprese quelle in cui una persona ha cambiato sesso (transessuale). Esprimendo la sua obiezione, si comporta in difesa della dignità, dei diritti e delle necessità psichiche di ogni bambino. Il suo sviluppo armonioso, inclusa l’educazione alla consapevolezza della vera immagine del matrimonio e della famiglia, richiede un padre e una madre. 

61. Come già sottolineato in precedenza, una donna che vive in una relazione omosessuale può concepire e dare alla luce un bambino utilizzando gameti prelevati da un maschio consenziente o da una banca del seme. Non si può escludere a priori che a questo bambino sia garantita un’istruzione religiosa e che riceva il Battesimo. Tuttavia, in nessun caso due donne possono essere iscritte come genitori di questo bambino nel Libro dei Battesimi. Se il donatore di sperma è sconosciuto, il posto del padre viene lasciato vuoto (Pontificium Consilium de Legum Textibus. Parere del Pontificio Consiglio sull’ammissione di due non-cattolici come testimoni del battesimo e l’annotazione di persone dello stesso sesso e le cosiddette „persone transgender” come genitori nel registro battesimale. Prot. N. 15986/2017. Vaticano 15 novembre 2017). 

Persone transgender nella comunità ecclesiale

62. La presenza di persone transessuali (transessuali, transgender, travestiti) nella comunità ecclesiale implica la presa in considerazione dei loro problemi con l’autoidentificazione di genere. Questo riguarda più frequentemente transessuali e travestiti. Il primo gruppo è caratterizzato da un’incongruenza tra la struttura anatomico-genetica del corpo e la consapevolezza di genere sessuale. Questa discrepanza è collegata al desiderio (di gravità variabile) di „cambiare sesso”, sia in termini della sua accettazione sociale, di riconoscimento giuridico, di abbigliamento, di comportamento e di svolgimento di ruoli specifici (a volte solo in questa dimensione), sia nei valori ormonali e nei cambiamenti di sesso genitale chirurgico (a livello anatomico). 

63. Seguendo il criterio oggettivo del sesso della persona, cioè la sua genetica (XX donna, XY uomo), la Chiesa rimane dell’opinione che gli interventi ormonali e chirurgici nella sfera sessuale non producono un cambiamento effettivo. Tali pratiche sono considerate esclusivamente come un atto di mutilazione della persona. Allo stesso modo, la Chiesa valuta la procedura legale civile limitatamente al riconoscimento giuridico del „cambiamento di sesso” nei documenti di registrazione o alla sua omissione.

Santi sacramenti e persone LGBT+

64. La Chiesa non nega ai transessuali il diritto di appartenere alla Chiesa, e quindi non rifiuta loro neppure il battesimo e altri santi sacramenti, se vengono soddisfatte le condizioni fondamentali per una loro valida e giusta ricezione. Tuttavia, nel sostenere la santità dei sacramenti, la Chiesa non può accettare che siano svolti in disaccordo con le norme della celebrazione, laddove il loro valido e retto esercizio o ricezione sia correlato al sesso umano o da esso dipendente. Ciò è particolarmente vero per i sacramenti del battesimo, degli ordini sacri e del matrimonio. Il genere genetico è decisivo per il loro valido esercizio, non l’autodeterminazione soggettiva del sesso di una data persona. Di conseguenza:

Il Santo battesimo

65. In accordo con la dottrina ufficiale e la pratica tradizionale, la Chiesa non accetta il rinvio dettato dall’ideologia gender del battesimo del bambino al momento il cui lui stesso avrà stabilito il proprio sesso. Se le condizioni canoniche sono soddisfatte, la Chiesa battezza un bambino piccolo che non è ancora consapevole del suo sesso, secondo il suo genere genetico.

66. La Chiesa non può accettare di dare a un bambino durante il battesimo un nome incompatibile con il suo sesso genetico. Non può accettare l’intenzione di non specificare il sesso del bambino nell’inserimento nei registri parrocchiali (ad es. in attesa che crescendo il bambino determini il suo sesso), anche se così ci si è comportati nei documenti ufficiali.

67. La Chiesa non rifiuta il Battesimo a un adulto che in passato, per volontà dei suoi genitori o per sua scelta, ha effettuato in qualsiasi modo il „cambiamento di sesso”. In pratica, ciò implica implicitamente che la persona che si prepara al Battesimo acquisisca, durante il catecumenato, una nuova prospettiva sul „cambiamento” del suo genere. Tenendo presente che il cambiamento chirurgico del sesso genitale è irreversibile, il sincero rammarico dovrebbe essere considerato sufficiente e non dovrebbe essere fonte di sofferenza per la persona o di difficoltà nella pratica religiosa, in termini di accesso ai sacramenti, a meno che la loro validità non sia correlata al sesso. Tenendo conto delle situazioni in cui l’onestà sociale gioca un ruolo importante con le conseguenze morali di atteggiamenti opposti, queste persone dovrebbero evitare ambiguità sul loro sesso (ad esempio l’intenzione di sposarsi con una persona ignara del sesso effettivo del transessuale). Per i motivi di cui sopra, queste persone dovrebbero ricevere al battesimo anche un nome conforme al loro genere genetico, e tale nome dovrebbe essere registrato nel libro dei battezzati. Inoltre, secondo la prescrizione contenuta nel can. 863 del Codice di Diritto Canonico, il sacerdote che prepara tale persona per il battesimo dovrebbe informarne il suo vescovo diocesano (poiché si tratta di battesimo di un adulto).

68. La Chiesa non può accettare l’annotazione nei registri parrocchiali di un sesso incompatibile con il criterio genetico, o di un cambiamento in un sesso incompatibile con il criterio genetico. Non può cambiare il sesso e il nome di un bambino o di un adulto dei registri parrocchiali, quando quella persona ha cambiato la definizione di genere nei documenti ufficiali o si è sottoposta ad un intervento chirurgico. Se possibile, questo fatto va annotato solo „nelle osservazioni”, inserendo il nome dell’atto civile, il suo numero e la data di emissione.

69. Secondo la posizione della Congregazione per la Dottrina della Fede, una persona transessuale presenta pubblicamente un atteggiamento contrario alla morale cristiana. Quindi, tenendo conto del ruolo che i padrini svolgono in relazione alla persona che riceve il battesimo, una persona transessuale non può svolgere questa funzione. Una tale decisione non discrimina questa persona, ma indica solo un’oggettiva mancanza di requisiti indispensabili per l’adempimento di questo compito. 

Sacramento dell’Ordine Sacro

70. Una donna che ha „preso” il sesso maschile, sia esso certificato o anche chirurgico, non può ricevere gli Ordini sacri in nessuno dei tre gradi (diaconato, presbiterio, vescovato). Secondo la dottrina cattolica, „solo un uomo battezzato riceve validamente l’ordinazione” (CDC can. 1024; con riferimento all’ordinazione sacerdotale: Giovanni Paolo II. Lettera Apostolica Ordinatio sacerdotalis, Roma 1994 nn. 1 e 4). Secondo l’insegnamento della Chiesa, un „cambiamento” certificato o chirurgico del sesso genitale femminile in genitale maschile non cambia l’identità di genere di una donna definita a livello genetico. Secondo le disposizioni del diritto canonico, una donna che tenta di ricevere gli Ordini sacri, così come un vescovo che tentasse di conferirli, sono punibili con la scomunica latae sententiaela la cui liberazione è riservata alla Santa Sede (cfr. Congregatio pro Doctrina Fidei. Decretum generale de delicto attentatae sacrae ordinationis mulieris (19.12.2007), AAS 100: 2008 p. 403) e l’ordinazione è invalida.

71. L’Ordine Sacro non può essere conferito ad un uomo che ha „preso” il sesso femminile. Sebbene tale ingerenza non modifichi il suo genere effettivo, la dichiarazione sociale del suo genere come donna costituisce un serio ostacolo, in quanto trarrebbe in inganno i fedeli sul genere del candidato (a lungo termine, il presbitero) e farebbe dubitare della validità della sua ordinazione e delle funzioni svolte. Altro ostacolo è la mancanza da parte del candidato di una corretta autoidentificazione del proprio sesso maschile e la mancanza di un atteggiamento positivo nei suoi confronti, che rivela la sua labilità sessuale e solleva grande incertezza circa l’atteggiamento verso la propria sessualità in futuro (cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede. Nota sugli effetti canonici del transessualismo riguardo al matrimonio e al sacerdozio. Roma 2002).

72. Secondo il diritto canonico, un candidato che „ha mutilato gravemente e dolosamente se stesso o un altro …” è invalido a ricevere gli ordini (can. 1041 p. 5). Il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi chiarisce che tale anomalia si verifica anche quando il candidato agli Ordini Sacri si è ferito gravemente o ha ferito un’altra persona senza essere ancora cattolico, cioè essendo non battezzato, non credente, appartenente ad altro credo o religione (Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi. Risposta Autentica al can. 1041, nn. 4-5 CDC. Roma 2016). Si può ottenere una dispensa dall’ostacolo di cui sopra, ma in caso di cambiamento chirurgico del sesso, per un uomo mutilato è impossibile riceverla per i motivi sopra esposti. Tale dispensa, invece, può essere concessa al chirurgo che ha eseguito l’operazione (come mutilatore) se, in seguito, desiderasse ricevere gli Ordini sacri.

Matrimonio

73. La Chiesa non può acconsentire al matrimonio di persone transessuali che hanno „cambiato” sesso. Secondo la definizione canonica e catechistica, il matrimonio è un’unione, un’alleanza tra un uomo e una donna. Esso abbraccia la comunione di tutta la loro vita ed è per sua natura aperta alla nascita e all’educazione della prole (cfr. CDC can. 1055 §1, 1057 §2; CCC 1601, 1652; HV n. 9; FC n. 29). Come punto di partenza, l’unione matrimoniale dovrebbe anche avere motivi sufficienti per creare un legame duraturo e armonioso che abbracci la sfera dello spirito e del corpo. La creazione di una tale comunità implica la capacità di dominare la propria sessualità. Pertanto, la Congregazione per la Dottrina della Fede afferma: „Il divieto di matrimonio diventa assoluto nel caso di un transessuale che ha subito il cosiddetto intervento di cambiamento del sesso, che può ripristinare un certo stato di quiete emotiva, ma non è in grado di raggiungere la profondità della patologia psichica, né di fatto cambia sesso, ma al massimo il suo aspetto esteriore. Nel caso di matrimonio già concluso, in cui uno dei coniugi rivela la presenza della descritta anomalia psicologica, si deve avviare il procedimento di annullamento del matrimonio, osservando i canoni 1674-1675 del Codice di Diritto Canonico„. (Nota sugli effetti canonici del transessualismo riguardo al matrimonio e al sacerdozio).

74. Se c’è una forte ossessione transessuale, l’Ordinario del luogo, dopo aver esaminato la questione, dovrebbe vietare la celebrazione del sacramento del matrimonio finché non sia sicuro che questo ostacolo sia stato rimosso (ibid.). I casi più lievi, a volte sperimentati solo in modo transitorio, quando la persona transessuale dà sufficiente evidenza di padronanza della tendenza, dovrebbero essere trattati con prudenza. Essi presuppongono consulti con specialisti nel campo della sessuologia e della psicologia. La capacità stabile di adempiere agli obblighi coniugali e familiari rimane il criterio di base. 

75. Tutti i commenti di cui sopra non si applicano ai disturbi dello sviluppo sessuale nella forma del cosiddetto ermafroditismo (ermafroditismo, intersessualità). Il cariotipo di queste persone ha diverse combinazioni di coppie di cromosomi sessuali (diversi dal normale – XX, XY). La situazione canonica delle persone con tali disturbi è diversa da quelle sopra citate e presuppone analisi professionali, e la loro valutazione canonica richiede spesso il riferimento alla Santa Sede. Tali situazioni non possono essere considerate argomenti a favore dell’ideologia gender. In risposta a tali tentativi, la Chiesa sottolinea: “nel caso dell’indeterminatezza sessuale è la medicina che interviene per una terapia. In queste situazioni specifiche, non sono i genitori né tantomeno la società che possono fare una scelta arbitraria, ma è la scienza medica che interviene con finalità terapeutica, ossia operando nel modo meno invasivo sulla base di parametri obiettivi al fine di esplicitarne la costitutiva identità” (Congregazione per l’Educazione cattolica. “Maschio e femmina li creò. Per una via di dialogo sulla questione del gender nell’educazione” n. 24).

IV. La Chiesa di fronte alla posizione delle persone LGBT+ 

circa l’educazione sessuale dei bambini e dei giovani

76. Seguendo gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, Papa Francesco ribadisce la necessità di „un’educazione sessuale positiva e saggia” per i bambini e i giovani. Essa dovrebbe essere adattata all’età dei bambini e dovrebbe tener conto „del progresso della psicologia, della pedagogia e della didattica” (Concilio Vaticano II. Dichiarazione sull’educazione cristiana Gravissimum educationis. Roma 1965 n. 1; in seguito DEC; cfr. AL n. 280-286; cfr. anche Congregazione per l’Educazione cattolica. Maschio e femmina li creò nn. 19-21). La sessualità, sottolinea il Papa „si potrebbe intenderla solo nel quadro di una educazione all’amore, alla reciproca donazione” (AL 280).

Matrimonio e famiglia come valori chiave dell’educazione sessuale

77. L’educazione sessuale è talvolta intesa come trasmissione di informazioni sulla sessualità umana, sui rapporti sessuali, sui metodi per prevenire la gravidanza e per evitare le malattie a trasmissione sessuale, come se si trattasse solo di igiene. Invece, lo scopo di un’educazione sessuale ben compresa è preparare bambini e giovani a diventare in futuro in grado di contrarre il matrimonio e di costruire una famiglia duratura, stabile e felice.

78. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario stabilire nei bambini e nei giovani una profonda convinzione del grande valore dell’amore coniugale, dell’amore paterno e materno e, in generale, dell’amore in famiglia. E l’amore richiede impegno e sacrificio. Un’educazione sessuale ben compresa dovrebbe stabilire nei bambini e negli adolescenti la convinzione che il luogo appropriato dell’attività sessuale è il matrimonio, e i bambini nati in esso, per i quali occorre creare in famiglia un ambiente d’amore, sono un dono e una benedizione.

79. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario aiutare i bambini e gli adolescenti a sviluppare l’autocontrollo, a padroneggiare la sfera degli impulsi sessuali, in modo che siano subordinati al valore dell’amore coniugale. Grazie a questa forza interiore, i giovani possono essere in grado di mettere il bene del matrimonio, della famiglia e dei figli al di sopra del potere del piacere temporaneo e fugace. 

La famiglia come ambiente naturale per l’educazione sessuale

80. Il metodo di base dell’educazione sessuale è la partecipazione del bambino alla vita familiare, essendo testimone dell’amore coniugale reciproco dei suoi genitori. “L’ambiente della famiglia è [dunque] il luogo normale ed ordinario per la formazione dei bambini e dei giovani al consolidamento e all’esercizio delle virtù della carità, della temperanza, della fortezza e quindi della castità. Come chiesa domestica, la famiglia è, infatti, la scuola della più ricca umanità.” (Pontificio Consiglio per la Famiglia. Orientamenti educativi in famiglia. Sessualità umana: verità e significato. Roma 1995 n. 48; cfr. FC n. 39, 51-54).

81. A un bambino non basta l'”amore individuale” del padre e della madre. Ha bisogno non solo dell’amore di ciascuno di loro separatamente, ma anche della partecipazione al loro amore reciproco e complementare. In questo modo, si riconosce come un essere sessuale, sia come maschio che come femmina. In seguito, costruisce in sé il concetto di amore coniugale e familiare, di mascolinità e paternità, di femminilità e maternità, basandosi sul legame d’amore osservato tra padre e madre. La consapevolezza che un bambino sviluppa del fatto che la sua vita è il frutto dell’amore del padre e della madre è per lui l'”informazione”, la „buona notizia” più importante dell’educazione sessuale ed è una testimonianza della bellezza del dono della sessualità umana.

82. La mancanza del suddetto contesto nello sviluppo sessuale del bambino, ad esempio a seguito del divorzio o dell’eventuale adozione del bambino da parte di una coppia dello stesso sesso, comporta non solo il rischio di distorsione nella sua consapevolezza della natura del matrimonio e della famiglia, ma anche il grave pericolo di distorcere l’immagine della propria sessualità.

83. Quando al bambino manca l’esperienza dell’amore reciproco dei genitori, allora la sessualità può apparirgli come una „forza” o esperienza al di fuori della relazione d’amore. Quando nella coscienza di un bambino la sessualità umana non è associata all’esperienza dell’amore, della vicinanza, del sacrificio e della reciproca devozione, allora può combinarsi con sentimenti di ansia, di curiosità malsana, di senso di colpa malato o di concentrazione su se stessi.

84. I genitori spesso si sentono impreparati ad accompagnare il loro bambino nel suo sviluppo psicosessuale. In molte famiglie c’è un clima di tabù in materia di educazione sessuale. Le domande che i bambini pongono timidamente, vengono ignorate, rinviate in silenzio o male interpretate. Il bambino quindi cerca un’altra fonte di informazioni sull’argomento che lo impressiona. Questa situazione è spesso usata da persone disoneste o da ambienti demoralizzati, che ne traggono profitto e provocano scandalo. Invece di aiutare a sviluppare un atteggiamento corretto nei confronti della sessualità, „giocano sulle debolezze dell’uomo, rendendolo così sempre più debole ed indifeso” (Giovanni Paolo II, Lettera alle famiglie Gratissimam sane. Roma 1994 n. 13).

85. Le omissioni dei genitori nel campo dell’educazione sessuale possono essere sfruttate anche dalle autorità statali e da varie organizzazioni, comprese quelle di carattere internazionale, che non si preoccupano del bene morale dei bambini e tentano di imporre un modello di educazione avvilente, contraria alle convinzioni dei genitori. Tali tentativi di avocare a sé i diritti dei genitori da parte dello Stato o di organizzazioni sono sempre un abuso e una forma di violenza. I padri e le madri hanno il diritto di proteggere i propri figli da tali abusi. Hanno anche „il diritto e il dovere di promuovere il bene dei loro figli e di esigere dall’autorità leggi di prevenzione e repressione dello sfruttamento della sensibilità dei fanciulli e degli adolescenti” (Pontificio Consiglio per la Famiglia. Sessualità umana n. 45).

Visione integrale dell’uomo

86. La sessualità umana copre tutte le dimensioni della personalità umana: fisica, psichica, emotiva, spirituale e morale. Pertanto non si limita unicamente all’attività genitale. Un’adeguata educazione sessuale deve tenere conto di tutte le dimensioni di cui sopra e il suo obiettivo importante è introdurre gli alunni al processo di collegamento delle esperienze emotive e fisiche con l’amore e la responsabilità per se stessi e per coloro con i quali entrano in una relazione di amicizia e di amore. In linea con i commenti precedenti, i contenuti forniti su questo argomento devono tenere conto delle capacità percettive del bambino e del grado del suo sviluppo psicosomatico.

87. La sessualità umana per sua natura costruisce relazioni interpersonali a livello emotivo, spirituale e corporeo. Pertanto, è imperativo che le persone coinvolte nel processo di educazione sessuale non solo abbiano una buona conoscenza della fisiologia e della psicologia umana, ma anche della moralità e della spiritualità. Un educatore che non ha le competenze adeguate o non è in grado di rispettare l’età e la sensibilità morale degli alunni, può inquietarli e persino avvilirli, laddove dovrebbe tranquillizzarli e sviluppare in essi la sensibilità morale; o, al contrario, può tranquillizzarli troppo laddove dovrebbe ispirare in loro un senso di responsabilità e rivelare loro gradualmente il mondo dei valori della sessualità umana.

Educazione alla castità

88. L’educazione sessuale dovrebbe essere una scuola di castità. Il luogo adatto per una tale dimensione dell’educazione sessuale è la famiglia. „È qui che si incontrano […] i modelli sociali, il naturale pudore e la concupiscenza inscritte nella carne umana”. In famiglia la „purezza di mente e di corpo aiuta a sviluppare il vero rispetto di se stessi e al contempo rende capaci di rispettare gli altri” (Pontificio Consiglio per la Famiglia. Sessualità umana n. 17). La purezza sessuale scaturisce dall’amore ed è a servizio dell’amore. L’amore è la fonte della purezza e la purezza a sua volta conduce allo sviluppo dell’amore. Un’adeguata educazione alla castità accentua la necessità di controllarsi. Per raggiungere questo atteggiamento, è indispensabile sviluppare la virtù della modestia, della temperanza e del rispetto per se stessi e per gli altri (cfr. Congregazione per l’Educazione Cattolica. Orientamenti educativi sull’amore umano n. 35).

89. Papa Francesco sottolinea che „Un’educazione sessuale che custodisca un sano pudore ha un valore immenso. (…) È una difesa naturale della persona che protegge la propria interiorità ed evita di trasformarsi in un puro oggetto. Senza il pudore, possiamo ridurre l’affetto e la sessualità a ossessioni che ci concentrano solo sulla genitalità, su morbosità che deformano la nostra capacità di amare (AL n. 282).

90. Non si deve dimenticare che la vera castità non è solo il frutto dello sforzo personale, dell’impegno dei genitori e degli educatori, ma anche un dono della grazia di Dio, dell’ascesi personale e dell’uso regolare del sacramento della Riconciliazione e della Penitenza. Quindi, l’educazione integrale alla castità e la sua conservazione dovrebbero tener conto dello sviluppo della vita soprannaturale.

Difesa contro la depravazione morale

91. L’educazione sessuale è collegata alla formazione della coscienza. Una persona impara un giudizio morale maturo attraverso la pratica dell’esame di coscienza, il sacramento della riconciliazione e la preghiera personale. Il disprezzo sistematico per la voce della coscienza in materia di amore e sessualità porta a un disordine morale che distrugge le relazioni personali e diventa fonte di egoismo e di danno a se stessi e agli altri.

92. Nel processo di educazione sessuale, non può essere ignorata la fragilità umana nella sfera sessuale. Pertanto, oltre alla suddetta preoccupazione per la formazione religiosa dei bambini, genitori e sacerdoti dovrebbero anche insegnare ai bambini e ai giovani a discernere adeguatamente la responsabilità morale, al fine di mantenere „la cautela necessaria nella valutazione della responsabilità soggettiva” (Congregazione per l’Educazione Cattolica. Orientamenti educativi sull’amore umano n. 99). I giovani che soccombono alle debolezze fisiche dovrebbero essere sostenuti, incoraggiati e dare loro la speranza di raggiungere l’autocontrollo e una vita in castità.

93. I giovani spesso sopportano l’enorme fardello dei problemi e dei conflitti interni legati alla loro maturazione psicosessuale. Succede che, non avendo abbastanza fiducia nei loro genitori per parlare delle loro difficoltà, cercano aiuto nei coetanei, in persone casuali, su Internet o su altri media, dove spesso si imbattono in un’offerta invadente di pornografia e incoraggiamento a comportamenti immorali, che a volte portano a dipendenze disordinate.

94. Di conseguenza, l’educazione sessuale deve mirare a proteggere il bambino dalle suddette forme di depravazione e di abuso sessuale. Forma fondamentale di tale difesa del bambino è generare in lui, da parte dei genitori, fiducia, comprensione reciproca e dialogo aperto, in cui condividere ciò che suscita la loro curiosità e ciò che li inquieta. I genitori possono quindi vegliare sullo sviluppo psicosessuale del bambino. Un malsano interesse per la sfera sessuale si manifesta proprio in quei bambini che non hanno la possibilità di porre domande che li infastidiscono, esprimere le proprie ansie e paure in un clima di sicurezza e fiducia e, di fatto, non hanno accesso ad informazioni affidabili che soddisfino la loro curiosità in modo sicuro.

Affrontare le difficoltà dell’adolescenza

95. Molti giovani nel periodo dell’adolescenza drammatizzano certi sentimenti sessuali. Li sperimentano con ansia, senso di colpa e paura. Le paure sessuali combinate con l’eccessiva curiosità a volte spingono i giovani a prove ed esperienze sessuali premature, che tendono ad essere più un desiderio di affermare la propria mascolinità o femminilità che edonismo o soddisfazione delle pulsioni. Il giovane ha di fatto bisogno di buoni consigli e sostegno per accettare la propria sessualità come un bel regalo e un compito importante. Dovrebbe ottenere tale sostegno nella sua famiglia e a scuola, dove riceve aiuto in un approccio responsabile alla sfera sessuale e, in caso di difficoltà, è incoraggiato a cercare un aiuto appropriato. Una buona educazione sessuale è quindi un aiuto significativo per i giovani nella sdrammatizzazione delle difficoltà e nel superare le ansie legate allo sviluppo psicosessuale.

Educazione sessuale adeguata allo stadio di sviluppo

96. Nell’educazione sessuale, dovrebbero essere prese in considerazione particolari fasi dello sviluppo psicosessuale dei bambini e degli adolescenti. I genitori e gli educatori (compresi i catechisti) dovrebbero seguire la loro sensibilità e le loro esigenze di sviluppo. Nell’educazione sessuale individuale in famiglia, il bambino stesso – il più delle volte attraverso domande – fornisce chiari segnali sulle informazioni di cui ha bisogno in un dato stadio di sviluppo. La fiducia tra i genitori e il bambino permette che quest’ultimo ponga loro domande su questioni che suscitano il suo interesse.

97. La conoscenza della sessualità umana dovrebbe essere sviluppata a misura della maturazione intellettuale ed emotiva degli alunni. Non si deve mai imporre a bambini e agli adolescenti contenuti e comportamenti che sarebbero inadeguati e inappropriati in una determinata fase del loro sviluppo psicosessuale.

La famiglia e la scuola nell’educazione sessuale

98. L’educazione sessuale svolta nelle attività scolastiche (anche nell’ambito della catechesi presentata di seguito) è sempre difficile perché non tiene conto della sensibilità e delle esigenze di ogni singolo bambino. „Ogni bambino è una persona unica e irripetibile e deve ricevere una formazione individualizzata” (Pontificio Consiglio per la Famiglia. Sessualità umana n. 65). Innanzitutto i genitori che quotidianamente stanno con i propri figli riescono a capirli fino in fondo; solo loro possono scorgere pienamente la sua sensibilità e le sue esigenze, scoprire le manifestazioni della sua maturazione sessuale, le difficoltà e le paure vissute (cfrr ibid.). I genitori possono riconoscere più facilmente e più accuratamente il momento giusto per trasmettere al figlio informazioni importanti sulla sessualità umana, adattate al suo sviluppo fisico, emotivo e spirituale. Pertanto, è da sottolineare ancora una volta che i genitori possono assolvere al meglio il compito dell’educazione sessuale dei figli (cfr. Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Polacca. Educazione sessuale. Responsabilità dei genitori. Jasna Góra – Częstochowa, 27 agosto 2019). 

99. I genitori possono adempiere responsabilmente la missione di educare alla sessualità se vi sono preparati. Pertanto, è auspicabile che strutture ecclesiastiche appropriate (ad esempio parrocchie o diocesi) o strutture secolari che condividono i principi della moralità cristiana organizzino corsi di preparazione per genitori con l’aiuto di specialisti, psicologi, educatori e sessuologi affidabili.

100. Gli insegnanti in materia di educazione alla vita familiare ed, eventualmente, i relatori invitati dalle scuole non possono fornire ai bambini informazioni e suggerimenti che sarebbero contrari ai principi morali professati dai relativi genitori o alle loro (dei genitori) aspettative. Queste lezioni dovrebbero essere basate su testimonianze di esperienze e vissuti positivi. Non devono generare scandalo.

101. Caratteristica importante della persona che conduce le lezioni di educazione alla vita familiare (insegnante, catechista), è la capacità di ispirare fiducia. È proprio questa fiducia che genera nei bambini e negli adolescenti il coraggio di sollevare apertamente questioni legate alla sessualità umana, sia durante le attività in classe che nelle conversazioni individuali. La fiducia è anche la base dell’atteggiamento positivo dei bambini nei confronti del contenuto trasmesso loro. La persona che conduce le lezioni deve assumere nei confronti dei bambini e dei giovani l’atteggiamento di guida-tutore, in piena collaborazione con i genitori dei bambini a lei affidati.

Catechesi ed educazione sessuale dei bambini

102. La catechesi svolge un ruolo importante nell’educazione sessuale dei bambini e dei giovani. Inoltre, i catechisti non dovrebbero sostituire il ruolo svolto dai genitori, ma la loro missione dovrebbe essere basata sul principio di sussidiarietà, cioè – come è già stato sottolineato – che „ogni altro partecipante al processo educativo non può che operare a nome dei genitori, con il loro consenso e, in una certa misura, persino su loro incarico” (Congregazione per l’Educazione cattolica. „Maschio e femmina li creò. Per una via di dialogo sulla questione del gender nell’educazione n. 46). Lo scopo della loro collaborazione è quello di accompagnare il bambino nel processo educativo nell’ambito della sessualità adeguato alla sua età e al suo sviluppo. Questa formazione è inserita nell’educazione morale integrata con la fede e la presentazione della perfezione cristiana nella persona di Gesù Cristo. Pertanto, questa catechesi non è una delle tante teorie sul buon comportamento umano. Indica la natura e la vocazione dell’uomo fin dai primi anni di vita, il mistero della sua creazione e la dignità che abbraccia anche il suo corpo, l’unità interna delle sue dimensioni spirituale, biologica, psico-emotiva e sociale, nonché la bellezza e lo scopo di essere una persona sessuale, cioè donna o uomo. Allo stesso tempo, questa catechesi mira a mostrare il vero modello di realizzazione della propria umanità come ragazza o ragazzo, e in definitiva come donna o uomo in divenire, praticando l’amore e il sacrificio di sé in una comunità personale di tutta la vita o nella vita celibataria dedicata a Dio e alla Chiesa. La base programmatica della catechesi denota anche la necessaria educazione nell’ambito della catechesi alla castità e le modalità di cura di essa. Il programma della catechesi dovrebbe includere anche la presentazione della posizione pienamente rispettosa della Chiesa nei confronti delle persone omosessuali o transessuali, senza, tuttavia, nascondere la valutazione morale di tali comportamenti (cfr. rispettivamente DWCh n. 1; Congregazione per l’Educazione cattolica. Orientamenti educativi sull’amore umano. Roma 1983 n. 35; Papa Giovanni Paolo II. Esortazione Catechesi tradendae. Roma 1979 n. 38; Base programmatica della catechesi della Chiesa cattolica in Polonia.  Częstochowa, Edizioni San Paolo 2018, pp.71, 113).

Contro gli abusi nei corsi di educazione sessuale

103. Il Pontificio Consiglio per La famiglia mette in guardia con decisione affinchè le persone che conducono lezioni di educazione sessuale non utilizzino mai materiali erotici, indipendentemente dall’età dei bambini e degli adolescenti. Questo vale sia per gli incontri individuali che durante attività di gruppo. Ciò è richiesto dal „principio di decenza” di base (Sessualità umana n. 126). Lo stesso principio si applica a tutte le forme di coinvolgimento dei bambini e dei giovani nell’educazione sessuale, e in modo speciale nella catechesi. Nessuno dovrebbe in alcun modo essere incoraggiato, tanto meno obbligato, a qualsiasi comportamento o azione che possa oggettivamente offendere il pudore, scandalizzare, incitare all’impurità o ferire soggettivamente la sensibilità personale, il pudore e il senso di privacy (cfr. ibid. N. 127).

104. Abuso dell’educazione sessuale di bambini e adolescenti è anche il focalizzare l’attenzione sulla contraccezione e sulla „protezione” contro le conseguenze del rapporto sessuale. Formare nei giovani la convinzione della necessità di „proteggersi”, infatti, mina la loro capacità di sperimentare in un amore veramente umano, pieno, fedele e fecondo (cfr. HV No.9). L’amore, che è il dono esclusivo e totale di sé nella comunità matrimoniale, è veramente sicuro e il percorso per raggiungerlo è un’educazione sessuale saggia e integrale basata sull’ordine morale. Nessuna misura può rendere sicura l’attività sessuale se la vita di un giovane è determinata dalla promiscuità sessuale e dalla convinzione che un preservativo sia efficace nel prevenire il concepimento o l’infezione. Papa Francesco richiama anche l’attenzione sulla connotazione negativa della parola „protezione”. „Queste espressioni trasmettono un atteggiamento negativo verso la naturale finalità procreativa della sessualità” (AL n. 283). È un’espressione di „aggressività narcisistica” priva di ogni simpatia verso la nuova vita (ibid.).

105. L’insegnamento della Chiesa contemporanea sui problemi sessuali difende quindi i principi morali basati sulla legge naturale e sulla rivelazione divina. Allo stesso tempo, mostra la problematica della sessualità in modo „umano”, indicando che la sua natura arricchisce l’uomo, ma anche la responsabilità di questo dono „fragile”: cosa ne farà una persona, come si relazionerà ad esso e come lo userà.

(Polish original, Italian translation for consultation. Translation Office for the Foreign Communication of the Secretariat of the Polish Bishops’ Conference)