Chiediamo la vostra benevola e vivace partecipazione al Sinodo e vi auguriamo tante esperienze buone durante le riunioni sinodali – scrivono i Vescovi in una lettera ai fedeli in occasione della XVI Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi. Incoraggiano a pregare lo Spirito Santo affinché apra i cuori a ciò che gli altri hanno da dire.

Nella loro lettera pastorale, i Vescovi spiegano che la parola „sinodo” significa seguire un cammino comune. I sinodi sono stati per secoli il mezzo principale per prendere le decisioni della chiesa. Prima gli apostoli e poi i Vescovi, come loro Successori, si sono riuniti per discernere, per il soffio dello Spirito di Dio, qual è la volontà di Dio per la Chiesa.

„Questa volta papa Francesco desidera che all’esperienza sinodale partecipino non soltanto i Vescovi. Invita tutti a percorrere il comune cammino del discernimento della volontà di Dio – perché tutti mediante il Battesimo e la Cresima hanno ricevuto lo Spirito Santo, e nell’Eucaristia sono nutriti dell’unico Corpo del Signore vivente” – hanno chiarito i Vescovi, aggiungendo che tutti edificano il Corpo mistico di Cristo, cioè la Chiesa, e ne sono corresponsabili. I Vescovi sottolineano che papa Francesco vuole che lo stile del discernimento comunitario diventi una pratica costante della Chiesa.

I lavori sinodali dureranno due anni. Prima ci sarà una fase diocesana, una continentale il prossimo anno e una universale nel 2023. Secondo i Vescovi, le parrocchie dovrebbero presto ricevere informazioni dettagliate sul percorso della fase diocesana del sinodo, che durerà qualche mese. I Vescovi indicano che „durante il sinodo, dobbiamo guardare a come insieme, clero e laici, stiamo costruendo la comunità della Chiesa, a cominciare dalla parrocchia più piccola”. „Le voci del dialogo sinodale nelle comunità locali dovranno essere raccolte, sintetizzate e trasmesse” – si legge nella lettera.

„Ma non bisogna aspettare le linee guida organizzative per iniziare a dialogare. Si può iniziare dalle comunità familiari e dal dialogo coniugale. Si può conversare con i vicini di casa o i colleghi di lavoro. Possiamo ora includere la questione di come cerchiamo insieme la volontà di Dio nei temi degli incontri delle comunità parrocchiali, religiose e diocesane” – hanno affermato i Vescovi. Sottolineano che nessuno dovrebbe essere escluso dai colloqui sinodali. „Un approccio sinodale deve mantenere la sensibilità al coinvolgimento di tutti nella conversazione, perché non si sa attraverso chi lo Spirito Santo vorrà parlare” – hanno aggiunto.

Seguendo il Santo Padre Francesco, i Vescovi suggeriscono che prima di „cominciare qualsiasi riforma” si faccia un esame di coscienza su come ci parliamo, come ci ascoltiamo e come discerniamo la volontà di Dio. Fanno notare che vale la pena chiedersi prima: gli altri, guardando la nostra vita, „possono vedere in essa il riflesso di Cristo-Servo, o vedono solo qualcuno che è costantemente preoccupato della propria posizione e dei propri affari, costantemente indignato con gli altri, strettamente chiuso nel tuo micromondo? E ancora: cosa possiamo vedere guardando la vita delle nostre comunità ecclesiali: Cristo chinato al servizio dei più deboli, o la preoccupazione per l’immagine dell’istituzione, la lotta per la vittoria di qualche opzione pastorale o anche politica?”.

I Vescovi invitano tutti a invocare lo Spirito Santo nella preghiera per accompagnare tutti i dibattiti sinodali. Affinché – scrivono – „suggerisca come includere nel dialogo coloro che sono stati messi in disparte o che sono stati spinti alla periferia delle nostre comunità. Affinché apra i nostri cuori a ciò che gli altri hanno da dire. Affinché insegni l’ascolto paziente, empatico e persistente, oltre che il parlare umile e coraggioso allo stesso tempo”.

Incoraggiano anche un tentativo di conversazione onesta, anche in quelle comunità in cui la fiducia è stata minata per qualche motivo. „Ma non c’è modo migliore per ricostruire la fiducia che incontrarsi, stare insieme, che il dialogo paziente accompagnato dalla consapevolezza della presenza di Dio” – scrivono i Vescovi.

Dal 9 al 10 ottobre a Roma si svolgerà la solenne cerimonia di apertura della XVI Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi sul tema „Verso la Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”. La fase diocesana, inizierà il 17 ottobre.

Ufficio Stampa della Conferenza Episcopale Polacca

Pubblichiamo il testo integrale della Lettera:

IL SINODO, CIOE’ IL NOSTRO CAMMINO COMUNE

Lettera pastorale in occasione della XVI Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi

Care sorelle e cari fratelli!

„(…) „Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10,45). Questa affermazione di Cristo, che abbiamo appena ascoltato, può essere trattata non solo come un riassunto dell’intera liturgia della Parola di oggi, ma come un riassunto del Vangelo in generale. Cristo è venuto per servire! Né possiamo ignorare il contesto in cui queste parole furono pronunciate. Ecco Giovanni e Giacomo che cercano di „ottenere” i primi posti nel Regno di Dio. Gli altri discepoli sono chiaramente indignati per questo, probabilmente perché loro stessi vorrebbero ottenerli. E Cristo spiega pazientemente: non sono venuto per i primi posti, sono venuto per servire e „dare la mia vita in riscatto per molti” (Mc 10,45).

Questo lo spiega anche a noi oggi. Lo spiega alla sua Chiesa, che – come abbiamo ascoltato nella seconda lettura – deve perseverare nel professare la sua fede (cfr. Eb 4,14) e con questa confessione, sia con la parola che con lo stile di vita, mostrare al mondo Cristo, il Servo. Oggi non sfuggiremo alla duplice domanda. Innanzitutto vale la pena domandarsi: gli altri, guardando la nostra vita, possono vedere in essa il riflesso di Cristo-Servo, o meglio vedono solo qualcuno che è costantemente preoccupato della propria posizione e dei propri affari, costantemente indignato con gli altri, strettamente chiuso nel tuo micro mondo? E ancora: cosa possiamo vedere guardando la vita delle nostre comunità ecclesiali: Cristo chinato al servizio dei più deboli, o la preoccupazione per l’immagine dell’istituzione, la lotta per la vittoria di qualche opzione pastorale o anche politica?.

Le tensioni e le controversie tra i discepoli di Cristo non sono una novità, come illustra vividamente il Vangelo di oggi. Forse, però, ora sono ancora più scandalose, perché la missione di Cristo è già stata compiuta. Abbiamo già ricevuto lo Spirito Santo. Il suo respiro può portarci al comune riconoscimento della volontà di Dio. Come lo ascoltiamo? Come appare nelle nostre comunità il dialogo su ciò che lo Spirito di Dio sta dicendo alla Chiesa oggi? Fino a che punto possiamo distogliere lo sguardo dai nostri affari e vedere gli altri con i loro bisogni e le loro esperienze?

Non dovremmo rifuggire da queste domande se vogliamo che la Chiesa – dalle piccole comunità all’interno della parrocchia, attraverso le stesse parrocchie e diocesi, fino alla sua dimensione universale – segua le vie indicate dallo Spirito Santo. Prima di iniziare qualsiasi riforma, è necessario un esame di coscienza su come dialoghiamo, come ci ascoltiamo e come discerniamo la volontà di Dio? Non solo in modo personale e individuale, ma anche come comunità.

Una settimana fa, Papa Francesco ha inaugurato solennemente la XVI Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi sul tema „Verso una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”. Il Sinodo è uno strumento che la Chiesa ha utilizzato praticamente fin dall’inizio. Gli apostoli si sono riuniti per prendere decisioni sotto il soffio dello Spirito di Dio (cfr. Atti 15, 1-33). Poi, per molti secoli, i Successori degli Apostoli – i Vescovi – si sono riuniti in sinodi per discernere quale fosse la volontà di Dio per la Chiesa. Per secoli, i sinodi sono stati il mezzo principale per prendere le decisioni della chiesa.

Questa volta papa Francesco desidera che all’esperienza sinodale partecipino non soltanto i Vescovi. Invita tutti a seguire il cammino comune del discernimento della volontà di Dio, perché tutti hanno ricevuto lo Spirito Santo mediante il battesimo e la cresima, e nell’Eucaristia si nutrono dell’unico Corpo del Signore vivente. In questo modo edificano il Corpo Mistico di Cristo, cioè la Chiesa di cui sono corresponsabili. La stessa parola „sinodo” significa seguire un percorso comune. I lavori sinodali dureranno due anni. Prima ci sarà una fase diocesana, una continentale il prossimo anno e una universale nel 2023. Tuttavia, papa Francesco vuole che lo stile del discernimento comunitario diventi una pratica costante della Chiesa.

Durante il sinodo, dobbiamo guardare a come insieme, clero e laici, stiamo costruendo la comunità della Chiesa, a cominciare dalla parrocchia più piccola. Ci parliamo e come nella Chiesa? Quante volte ci incontriamo per cercare insieme la volontà di Dio, e quando tale incontro avviene, quanto riusciamo ad ascoltarci pazientemente, rispettando l’opinione dell’altro? Quanto coraggio c’è in noi per esprimere ciò che riconosciamo nel nostro cuore come la possibile voce dello Spirito Santo? Le nostre comunità ci danno un senso di sicurezza quando cerchiamo di esprimere questioni difficili? Il Papa propone di riflettere su questo ai vari livelli dell’organizzazione della Chiesa, sia negli organismi informali che nei movimenti, nelle associazioni, parrocchie e diocesi. E un’altra domanda che il Santo Padre sottolinea in particolare: non escludiamo dal nostro colloquio sulla Chiesa coloro la cui voce è facile da ignorare, perché per qualche motivo sono più deboli, emarginati e sono meno presenti nella „corrente principale” della vita della Chiesa?

Un approccio sinodale deve mantenere la sensibilità al coinvolgimento di tutti nella conversazione, perché non si sa attraverso chi lo Spirito Santo vorrà parlare. Egli „soffia dove vuole” (cfr. Gv 3,8) e può scegliere chiunque come suo strumento. Escludere qualcuno dal discernimento comunitario può, quindi, significare privarsi della possibilità di riconoscere la volontà di Dio. La decisione sinodale non è facile, perché presuppone che la voce dello Spirito proveniente da un membro della comunità sia poi riconosciuta dagli altri, nei quali pure lo stesso Spirito è all’opera. La pazienza nell’ascolto e la disponibilità a convertirsi, cioè non solo a cambiare le proprie convinzioni, ma a cambiare il cuore, sono indispensabili in un tale cammino comune. Questo è proprio ciò che distingue lo stile decisionale sinodale sia dal potere assoluto, dove chi detiene il potere ha ragione, sia dalla democrazia, dove vince chi riesce a conquistare anche una minima maggioranza. Nella Chiesa ha ragione lo Spirito Santo e tutte le strutture di potere umane devono servire per riconoscerlo e sottomettersi al Suo soffio.

Questo ideale non è facile da raggiungere. Nella Chiesa esistono – anche per diritto – strutture di discernimento sinodale, come, ad esempio, i consigli pastorali parrocchiali e diocesani, i consigli presbiterali. Purtroppo non sempre e non ovunque sono una reale esperienza del cammino comunitario di discernimento di laici e clero, dei superiori e dei subordinati. Non sempre e non dovunque nella Chiesa si cercano le voci della periferia. Non sempre e non dovunque si ascoltano con amore e rispetto le persone ferite, rifiutate e di poca importanza agli occhi del mondo. L’esame di coscienza proposto dal Papa sulla sinodalità può aiutarci ad affrontare questi problemi. Ma sarà di aiuto solo se proveremo a parlare onestamente nelle nostre comunità – dalla più piccola alla più grande. Laddove la fiducia è stata danneggiata per qualche motivo, sarà molto difficile. Ma non c’è modo migliore per ricostruire la fiducia che incontrarsi, stare insieme, che il dialogo paziente accompagnato dalla consapevolezza della presenza di Dio.

Ovviamente, l’adempimento dell’invito papale a partecipare al sinodo richiede anche una certa organizzazione. Non si tratta solo di incontri e conversazioni nelle comunità, anche se sono già un grande valore. Il sinodo vuole essere anche l’occasione per prendere coscienza su a che punto siamo nel cammino di edificazione della sensibilità sinodale, cioè per indicare quali difficoltà incontriamo e quali buone pratiche ed esperienze abbiamo? Le voci del dialogo sinodale nelle comunità locali dovranno essere raccolte, riassunte e trasmesse. Secondo i Vescovi, le parrocchie dovrebbero presto ricevere informazioni dettagliate sul percorso della fase diocesana del sinodo, che durerà qualche mese.

Ma non bisogna aspettare le linee guida organizzative per iniziare a dialogare. Si può iniziare dalle comunità familiari e dal dialogo coniugale. Si può conversare con i vicini di casa o i colleghi di lavoro. Possiamo ora includere la domanda su come cerchiamo insieme la volontà di Dio nei temi degli incontri delle comunità parrocchiali, religiose e diocesane. Soprattutto è possibile e necessario invocare lo Spirito Santo nella preghiera personale e comunitaria perché accompagni con il suo soffio tutte le discussioni sinodali. Affinché suggerisca come includere nel dialogo coloro che sono in disparte o che sono stati spinti alla periferia delle nostre comunità. Affinché apra i nostri cuori a ciò che gli altri hanno da dire. Affinché insegni l’ascolto paziente, empatico e persistente, oltre che il parlare umile e coraggioso allo stesso tempo. Perché rafforzi la Chiesa nella sua valorosa professione di fede (cfr. Eb 4,14), cioè nel mostrare al mondo Cristo che „non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti»” (Mc 10,45).

„Siamo davanti a te, Spirito Santo, riuniti nel tuo nome. Mostraci la strada da percorrere e insegnaci a seguirla”!

Chiediamo la vostra benevola e vivace partecipazione al sinodo e vi auguriamo tante buone esperienze durante gli incontri sinodali.

Nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo, benediciamo di cuore il cammino comune!

Firmato: I Pastori della Chiesa Cattolica in Polonia

Varsavia, 7 ottobre 2021

Lettera ad uso pastorale di domenica 17 ottobre 2021.

(Tradotto dal polacco da M. Olmo / Ufficio per le Comunicazioni Estere della Conferenza Episcopale Polacca)