I Vescovi polacchi e l'integrazione europea

1. La Polonia sta vivendo un importante periodo di integrazione sempre più completa con le strutture economiche e politiche dell’Unione Europea.  In quest’importante momento storico non può mancare la parola dei Vescovi. Raccogliamo la plurisecolare tradizione della Chiesa che nei momenti cruciali della storia nazionale, guidata dalla luce del Vangelo, ha cercato di formare le menti e le coscienze dei fedeli e di tutti gli uomini di buona volontà, affinché compissero scelte giuste, volte al bene e all’unità delle nazioni. Cominciamo così una profonda riflessione sul posto ed il ruolo della Polonia nell’Europa che si sta, sempre più pienamente, integrando.

2.  La Chiesa appoggia le iniziative di integrazione che rispettano i diritti fondamentali dell’uomo che servono allo sviluppo integrale della persona umana, e promuove il bene comune a livello nazionale e statale. Tale posizione è conseguenza del fatto che la più alta legge della Chiesa, quasi la sua costituzione interiore, è la legge dell’amore, che unisce le persone e aiuta a sconfiggere l’egoismo sia individuale che sociale, che è fonte di divisioni e ingiustizia. Il comandamento dell’amore riguarda, infatti, non solo il prossimo ma anche l’ambiente dove l’uomo è stato chiamato a vivere, nel quale cresce e si sviluppa.

3.  Dopo il crollo del sistema totalitario comunista nel 1989, le nazioni d’Europa hanno visto comparire la possibilità di una nuova unione dell’Europa Occidentale con quella Orientale. A ciò dovrebbe servire una più completa integrazione con le strutture dell’Unione Europea. L’idea di un’Europa unita è nata dall’ispirazione cristiana di politici come: Alcide De Gasperi, Robert Schuman o Konrad Adenauer. Dopo l’esperienza di molte guerre e conflitti sul nostro continente, essa esprimeva l’anelito a una convivenza pacifica delle nazioni, che assicurasse a tutti il rispetto dei diritti fondamentali della persona umana, il benessere e la sicurezza. La Chiesa universale, e quindi anche la Chiesa in Polonia, sin dall’inizio ha sostenuto questo processo. L’Europa, come la intende la Chiesa, non è esclusivamente una struttura economica e politica, ma soprattutto una comunanza di storia, di cultura, di idee e di tradizioni basate sui perenni valori giudeo-cristiani, sul diritto romano e sulla filosofia greca.

4. L’integrazione della Polonia con l’Unione Europea, in particolar modo in questo periodo di intenso negoziato riguardante la sua ammissione, è una questione di grande importanza. I dibattiti politici decreteranno il futuro della Polonia per decenni. È necessario pertanto, in tale questione, l’impegno di tutte le persone e degli ambienti responsabili del retaggio nazionale, cioè del potere politico, amministrativo, delle organizzazioni non governative, della Chiesa cattolica, delle altre Chiese e confessioni. In questo particolare momento della storia è indispensabile per tutti un’informazione accurata e concreta sul procedere delle trattative. Essa deve fornire le risposte alle domande e ai dubbi che sorgono a riguardo. La mancanza di tali informazioni impedisce un’adeguata comprensione del processo di integrazione e provoca seri timori in molte persone.

5. Giovanni Paolo II si pronuncia spesso in questioni fondamentali per l’unità europea. I vescovi, identificandosi pienamente con l’insegnamento del Santo Padre riguardo alle questioni europee, appellano affinché non si sfruttino in modo strumentale e selettivo le dichiarazioni pontificie al fine di confermare le proprie opinioni. L’impegno della Polonia per il raggiungimento del dovuto posto nelle strutture europee non può limitarsi esclusivamente agli aspetti economici e politici. La Polonia vuole continuare a esistere in Europa “come uno stato che ha il proprio volto spirituale e culturale, la propria inalienabile tradizione storica legata al cristianesimo sin dagli albori della storia. La Polonia non può privarsi di tale tradizione, di tale identità nazionale. Diventando membro della Comunità Europea, la Repubblica di Polonia non può perdere nessuno dei beni materiali e spirituali che le generazioni dei nostri antenati difesero a prezzo del sangue” (Giovanni Paolo II, Discorso in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali dell’Ambasciatore di Polonia presso la Santa Sede del 3.12.2001).

6. Ci rendiamo conto che l’inserimento nelle strutture europee non può significare la rinuncia alla sovranità nazionale, politica e culturale, quindi anche all’identità religiosa. Ciò significa, comunque, rispetto per le identità delle altre nazioni e porta con sé il diritto alla compartecipazione alle decisioni sull’aspetto della futura Europa. Consci della responsabilità per il secolare retaggio spirituale della nazione, i pastori della Chiesa in Polonia, rispettando il pluralismo di opinione dell’Europa unita, desiderano intraprendere un nuovo sforzo per conservare, approfondire e portare nel nuovo millennio la ricca “dote” culturale, religiosa e spirituale, della nostra nazione. Essa costituisce la nostra ricchezza, che vogliamo condividere con le altre nazioni del nostro continente, aprendoci contemporaneamente alla ricchezza del retaggio spirituale delle altre nazioni. La ricchezza dell’Europa è la tradizione dell’Oriente e dell’Occidente che si completa reciprocamente. Siamo necessari gli uni agli altri perché l’Europa possa respirare con due polmoni.

7. Il ruolo della Chiesa non consiste nel condurre negoziati o nella discussione di soluzioni specifiche. Questo è un compito costituzionale del potere civile: del Parlamento, del Governo, del Presidente. Il dovere di queste istituzioni, in questioni così fondamentali per la nostra Patria, quali sono i negoziati condotti, è la garanzia dei diritti e degli interessi di tutti i cittadini del nostro Paese con il riconoscimento della piena soggettività della nazione, delle istituzioni e dei raggruppamenti dell’intera cittadinanza, non solo di selezionate opzioni politiche. La Chiesa vigilerà sul rispetto dei diritti umani, difenderà i principi fondamentali contenuti nel Decalogo e quei valori spirituali e morali che definiscono in modo sostanziale l’identità della nostra nazione, formata da oltre un millennio nello spirito del Vangelo di Cristo.

8. I compiti del potere civile si concentrano principalmente sulle questioni economiche e politiche. Il loro ruolo è la negoziazione delle condizioni più favorevoli possibili per l’entrata della Polonia nell’Unione Europea. La Chiesa, coerentemente con la sua fondamentale missione di portare la salvezza (cfr. GS n. 42), vuole che l’allargamento dell’Unione vada di pari passo con l’approfondimento della consapevolezza che al centro di tutti gli sforzi volti all’unificazione deve trovarsi l’uomo e la sua inalienabile dignità ottenuta nell’atto della creazione “a immagine e somiglianza di Dio” (Gn 1,27) nonché il suo bene, ampiamente inteso.

9. L’Unione Europea dovrebbe definire chiaramente i compiti, gli obiettivi, ed anche i valori sui quali deve basarsi la collaborazione e la reciproca dipendenza  tra i suoi singoli membri. A questo serve la Convenzione convocata dal vertice dei capi di stato a Laeken, le cui disposizioni decideranno in gran parte del futuro aspetto, della direzione, dei criteri e delle norme vigenti nelle strutture riformate dell’Unione allargata. Esprimiamo la convinzione che i rappresentanti del governo e del parlamento polacco si impegneranno ad ottenere che le decisioni della Convenzione servano al bene spirituale e materiale di tutta la nazione e che rispettino in pieno il principio di uguaglianza e solidarietà espresso dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea. Deploriamo il fatto che dalla Carta d’Europa siano stati eliminati tutti i riferimenti diretti alla religione, e quindi anche al cristianesimo. Con Giovanni Paolo II riteniamo questo un fatto antistorico e offensivo verso i Padri della nuova Europa menzionati all’inizio del nostro messaggio (cfr. Discorso di Giovanni Paolo II alla Commissione degli Episcopati dell’Unione Europea del 23.02.2002). Speriamo che nella futura legislazione europea si faccia riferimento a Dio, il quale costituisce per le persone credenti la definitiva ragione di esistenza dei valori fondamentali, dell’ordine religioso-morale e dell’equilibrio sociale.

10. Condividiamo i timori di molti fedeli se durante le trattative vengano rispettati i criteri del dialogo tra partner e non si tratti di un effettivo dettato. Ci aspettiamo che le deliberazioni della Convenzione garantiranno pienamente il diritto fondamentale alla vita di ogni persona, dal momento del concepimento a quello della morte naturale, e che rispetteranno il diritto del matrimonio come legame stabile tra uomo e donna ed il diritto della famiglia in quanto cellula fondamentale della società. Speriamo anche che la legislazione dell’Unione garantisca lo status giuridico della Chiesa e la libertà religiosa, non solo di coscienza dei singoli cittadini, ma anche della Chiesa Cattolica come istituzione, delle altre Chiese e confessioni.

11. Invitiamo tutte le parti ad un perseverante dialogo ed esprimiamo la convinzione che esso porterà ad accordi comuni anche nelle questioni più difficili. In quanto pastori della Chiesa condividiamo i timori che compaiono particolarmente riguardo allo sviluppo del processo di laicizzazione, alla mentalità e alla politica consumistica e all’indifferenza religiosa ad esse legata. Questa porta spesso alla diffusione dello stile di vita “come se Dio non ci fosse”. Anche se questo processo non è associato direttamente all’istituzione dell’Unione Europea, è strettamente legato allo stile di vita materialistico e secolarizzato così spesso promosso e incoraggiato. C’è quindi bisogno di una  profonda formazione cristiana che permetta a tutti di ritrovarsi nella nuova realtà dell’Unione Europea. La Chiesa cattolica in Polonia vuole costruire la fiducia reciproca tra le persone, abbattere i muri di pregiudizi, di ostilità, alienazione e odio nei cuori delle persone, ed anche rafforzare la speranza cristiana senza la quale non c’è futuro.

12. Le riforme ad ampio respiro dell’Unione Europea, e gli sforzi ad esse legati per adeguare l’economia polacca ai suoi standard, in particolare in ambito agricolo, esigeranno non poche rinunce e sacrifici. Ci rivolgiamo con un accorato appello ai poteri pubblici, affinché creino le condizioni giuridiche e istituzionali nelle quali i cittadini della Repubblica Polacca, consapevoli della propria soggettività, possano realizzare legittime iniziative e aspirazioni della propria intraprendenza. A tutti coloro che sono colpiti dalle dolorose ripercussioni della transizione, in particolare agli agricoltori e ai disoccupati, volgiamo parole di incoraggiamento, affinché non si abbandonino allo sconforto e, nei limiti del possibile, intraprendano iniziative volte al superamento delle attuali difficoltà. Non è facile recuperare le lacune materiali e spirituali, le negligenze economiche dei decenni passati, le ferite inflitte dai totalitarismi del XX secolo, i timori e le ansie diffuse nella nostra società. La formazione di un’approfondita consapevolezza è difatti un lungo e faticoso processo interiore. Esprimiamo comunque la convinzione che alla fine i frutti di questo processo serviranno al bene dei polacchi, cioè allo sviluppo spirituale e materiale della nostra Patria. Ci aspettiamo dai politici che si impegnino coscienziosamente affinché il peso e i benefici delle riforme intraprese siano distribuiti proporzionalmente, e in particolare che non colpiscano gli strati più poveri della società. Speriamo anche – con Giovanni Paolo II – che i responsabili dell’Unione riescano a mostrare comprensione per le serie difficoltà che nella fase iniziale i paesi dove fino a poco tempo fa vigeva un altro sistema economico iniziale incontreranno nell’adeguarsi alle condizioni poste loro (cfr. Giovanni Paolo II, Discorso alla Commissione degli Episcopati dell’Unione Europea del 23.02.2002).

13. Per affrontare efficacemente le sfide che ci attendono sono necessarie non solo l’azione comune della Chiesa, dello stato, delle istituzioni non governative e degli organismi dell’Unione Europea, ma anche la creazione della fiducia reciproca e la preghiera. La Chiesa Cattolica si inserisce attivamente nella ricostruzione della fiducia sociale, del clima di reciproca cordialità e  cooperazione.

Raccogliendo l’eredità spirituale di S. Adalberto – Patrono dell’unica e indivisa Chiesa dell’Oriente e dell’Occidente – invitiamo tutti i credenti a partecipare alla preghiera all’Unico Signore della storia. Per intercessione della Madre di Dio e dei Patroni d’Europa, i Santi Benedetto, Cirillo e Metodio, Caterina da Siena, Brigida di Svezia ed Edith Stein (Suor Teresa Benedetta della Croce), chiediamo al Signore nostro Gesù Cristo che il “vecchio continente” rimanga continuamente dinamico e giovane in virtù dello spirito del suo Vangelo e che diventi sempre più non solo una comunità economica e politica, ma soprattutto una vera comunità dello spirito.

 

Hanno firmato i Cardinali, gli Arcivescovi

e i Vescovi riuniti nella 316ma  Assemblea Plenaria

della Conferenza Episcopale Polacca

 

Varsavia, li 21 marzo 2002   Tłumaczył: Aleksander KOWALSKI

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