Omelia Santa Messa 1050 Anniversario Battesimo Polonia

OMELIA SANTA MESSA 1050° ANNIVERSARIO BATTESIMO POLONIA Poznań, 16 aprile 2016

Eminenze, Ecc.mo Mons. Stanislaw Gądecki, Arcivescovo Metropolita di Poznań e Presidente della Conferenza Episcopale Polacca, Cari Confratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato, Signor Presidente della Repubblica, Distinte Autorità, Cari fratelli e sorelle in Cristo,

Misericordias Domini in aeternum cantabo”. Canterò in eterno la misericordia del Signore! (Sal 89,2).

Sono lieto di essere qui con voi come Legato Pontificio in occasione del 1050° anniversario del Battesimo della Polonia.  Attraverso il suo Rappresentante speciale, il Santo Padre Francesco –  il quale attende vivamente di venire di persona nel vostro Paese nel prossimo luglio per la XXXI Giornata Mondiale della Gioventù – intende partecipare alla gioia di queste celebrazioni, accrescerne la letizia, manifestarvi il suo affetto, assicurarvi la sua preghiera, inviarvi la sua benedizione e dirvi una parola di gratitudine, di congratulazione e di esortazione.

In suo nome saluto l’Arcivescovo Metropolita di Poznań S.E. Mons. Stanislaw Gądecki, Presidente della Conferenza Episcopale Polacca, e lo ringrazio per il gradito invito. Saluto parimenti gli Em.mi Sig.ri Cardinali, gli altri Vescovi qui presenti, il Nunzio Apostolico, il Signor Presidente della Repubblica, le Autorità civili e militari, i Sacerdoti, i religiosi e le religiose, tutti e ciascuno di voi.

Misericordias Domini in aeternum cantabo”. Canterò in eterno la misericordia del Signore! (Sal 89,2). Sono queste le parole che affiorano oggi nel mio spirito, mentre contemplo questo stadio colmo di fedeli riuniti attorno alla Parola e all’altare del Signore.

La vostra presenza così numerosa e attenta, mostra che il Signore è vivo ed operante, che il Battesimo della Polonia, avvenuto 1050 anni fa, continua a produrre i suoi innumerevoli frutti di grazia. La storia della vostra nobile Nazione, con i suoi drammi e le sue splendide rinascite, attesta che Gesù è risorto e che non abbandona i Suoi discepoli fedeli e che Maria, Sua Madre, intercede costantemente per la Polonia. Tutte le vicende del vostro Paese lo proclamano.

Come per ogni anima che lo riceve, così anche per la Nazione polacca il Battesimo ha comportato una svolta radicale nella mentalità e nella cultura e ha dato inizio ad un nuovo cammino rischiarato dalla luce di Cristo e dagli insegnamenti della Chiesa, che si prefiggono di condurre a Cristo i cuori delle persone e i destini delle Nazioni.

Così affermò il Beato Paolo VI in occasione del millennio del Battesimo della Polonia: “La fede cristiana, la lingua e la scrittura latina, la coscienza civile del mondo occidentale inaugurarono insieme la nuova cultura del popolo polacco, che doveva poi dare con le sue istituzioni politiche, religiose, scolastiche ed artistiche ininterrotta testimonianza della sua inestinguibile vitalità morale, della sua connaturata omogeneità alla civiltà europea, e della sua inconfondibile originalità etnica, per mille anni di storia tormentata e gloriosa” (15 maggio 1966).

Vorremmo fare nostre anche le parole pronunciate da San Giovanni Paolo II nel ricevere i pellegrini polacchi durante il Giubileo dell’anno 2000 a Roma. Egli in quell’occasione, riferendosi alle celebrazioni del millennio del Battesimo di Mieszko I, affermò: “Da quel millennio polacco si è consolidata in noi la coscienza del Popolo di Dio, che di generazione in generazione peregrina attraverso questo mondo verso la casa del Padre. Oggi portiamo proprio questa coscienza così formata alla porta del Grande Giubileo, che viene attraversata in pellegrinaggio dai popoli e dalle nazioni di tutta la terra” (6 luglio 2000).

Tutta l’Europa, quando considera con occhio limpido e senza preconcetti la sua storia, trova le sue profonde radici nella cultura che scaturisce dal Cristianesimo. La Polonia, tuttavia, può affermare questo a doppio titolo, poiché la sua stessa identità come popolo e come entità statuale è strettamente congiunta alla sua fede cattolica. Non è possibile immergersi nella storia, nell’arte, nella letteratura, nelle vicende sociali e politiche della Polonia senza riconoscere che tutti questi ambiti sono stati profondamente influenzati e forgiati dalla vostra solida fede, che ha superato tante asperità e prove e, come una casa ben costruita sulla roccia, non è crollata nonostante lo straripare dei fiumi e l’infuriare dei venti. E “la Chiesa in Polonia – scrive Papa Francesco nella lettera con cui mi ha nominato suo Legato – ha sempre dimostrato un particolare vincolo con tutta la Nazione e si è sforzata di gioire con quanti sono nella gioia e di piangere con quanti sono nel pianto (cfr. Rom 12,15)”.

Gli avvenimenti di questi 1050 anni trascorsi dall’inizio del Cristianesimo in Polonia, testimoniano di fronte al mondo la vostra fedeltà, anche nei momenti più tristi e bui, al Battesimo che avete ricevuto; questi lunghi secoli hanno ampiamente mostrato che quanto abbiamo ora ascoltato nel brano del Vangelo di Matteo corrisponde a verità: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt. 28,20b).

La vostra salda fede ha fatto crescere la speranza e la forza d’animo e vi ha difesi e preservati, dandovi la capacità di essere pazienti e costanti nella fiduciosa attesa dell’intervento di Dio che, con l’intercessione della Madonna di Częstochowa, è sempre puntualmente giunto.

Siamo qui oggi a ricordare e a ringraziare il Signore per il dono della fede e per il superamento di tanti momenti difficili. Siamo chiamati a festeggiare questo felice anniversario che ci permette di guardare alle radici, alla linfa vitale che scorre da esse e che vi ha fatto crescere.

Nel medesimo tempo, vi invito a non considerare mai nulla come perennemente acquisito, come se bastasse l’esempio, la dedizione, la fede e il coraggio delle generazioni passate per andare avanti sicuri ed essere garantiti da ogni pericolo.

Ogni generazione è chiamata a riappropriarsi in modo autentico ed originale delle tradizioni e dei valori che le vengono consegnati, facendo nuovamente fruttificare il dono ricevuto nel suo tempo e nelle nuove circostanze; ognuno deve fare propri, con la quotidiana sequela Christi, i tesori di verità e grazia che gli vengono proposti e consegnati dall’eredità del passato.

Si tratta di un compito avvincente, che responsabilizza e impegna tutti ad approfondire personalmente e comunitariamente il rapporto con il Signore e a trasmettere agli altri la gioia del Vangelo. “     Invito ogni cristiano – sembra interpellarci personalmente in questo solenne momento Papa Francesco – in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta” (EG n. 3).

E da qui passa immediatamente all’impegno missionario: “L’intimità della Chiesa con Gesù è un’intimità itinerante, e la comunione ‘si configura essenzialmente come comunione missionaria’.  Fedele al modello del Maestro, è vitale che oggi la Chiesa esca ad annunciare il Vangelo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, senza indugio, senza repulsioni e senza paura. La gioia del Vangelo è per tutto il popolo, non può escludere nessuno. Così l’annuncia l’angelo ai pastori di Betlemme: ‘Non temete, ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo’ (Lc 2,10). L’Apocalisse parla di ‘un vangelo eterno da annunciare agli abitanti della terra e a ogni nazione, tribù, lingua e popolo’ (Ap 14,6)” (n. 23).

Se volessimo usare una immagine per sintetizzare queste due dimensioni fondamentali – innanzitutto il legame d’amore con Gesù, l’autentica comunione con Lui che ci apre ad un’esperienza nella quale tocchiamo con mano, per così dire, la potenza della risurrezione, la sua capacità di trasformare e illuminare tutti i rapporti e le situazioni, e poi la capacità di donare questa nostra gioia a coloro che incontriamo nel nostro cammino e di assolvere al mandato missionario di portare agli altri l’annuncio di salvezza – possiamo ricorrere a quella dei discepoli-missionari: In virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo missionario (cfr Mt 28,19). Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione” (n. 120).

Mi auguro e prego affinché il frutto più bello di queste celebrazioni del 1050° anniversario del Battesimo della Polonia sia il radicarsi di una convinzione sempre più forte che ciascuno di noi deve essere un discepolo-missionario e che la Chiesa tutta, in ciascuna delle sue componenti e nel suo insieme, deve far risplendere i tratti di una Chiesa discepola-missionaria.

Se così non fosse, è in agguato un pericolo: che popoli, i quali davanti ad immense tragedie hanno dato prova di fedeltà e coraggio, testimoniando la loro fede e superando persecuzioni e violenze, in momenti meno drammatici e certo per tanti aspetti più tranquilli e sereni, smarriscano o affievoliscano la gioia di appartenere al gregge di Cristo.

È un fenomeno ben conosciuto in molte società di antica tradizione cristiana e si spiega con la tentazione di immaginare che la felicità possa trovarsi attraverso l’acquisizione di beni materiali o di un determinato stile di vita. È la tentazione di ritenersi autosufficienti, non più particolarmente bisognosi della presenza e dell’aiuto del Signore. Il grande rischio del mondo attuale – avverte Papa Francesco –  con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi, non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene. Anche i credenti corrono questo rischio, certo e permanente. Molti vi cadono e si trasformano in persone risentite, scontente, senza vita. Questa non è la scelta di una vita degna e piena, questo non è il desiderio di Dio per noi, questa non è la vita nello Spirito che sgorga dal cuore di Cristo risorto (n. 2).

        Cari amici, non cessate di ringraziare il Signore per quanto, giorno per giorno, Egli opera in ciascuno di voi e nella vostra Nazione.

Ringraziatelo per il preziosissimo dono della fede, che oggi celebriamo nella ricorrenza dei 1050 anni del Battesimo del Duca Mieszko I, Principe dei Piast, avvenimento che è stato come una porta spalancata per la nascita della vostra Nazione e che vi ha permesso di conoscere, amare e servire Cristo.

Ringraziatelo per il dono della pace e per la stabilità dei confini della vostra Patria, tante volte provata da conflitti e spartizioni.

Ringraziatelo per i tanti frutti spirituali che questa terra, che Dio ha reso fertile, ha saputo far maturare lungo i secoli, in primo luogo i Santi, a cominciare dai Santi Vescovi e Martiri Adalberto e Stanislao, fino ai Santi che vissero in tempi a noi più vicini, come San Massimiliano Maria Kolbe e Santa Faustina Kowalska.  Come non ricordare poi, in maniera del tutto speciale, San Giovanni Paolo II, per la sua instancabile opera evangelizzatrice e per il suo coraggio, per la forza con la quale ha testimoniato la sua fede e per aver dato un fondamentale contributo al ristabilimento della libertà religiosa e civile in tanti Paesi del mondo, per aver difeso fino alla fine i diritti dei più deboli, la dignità della persona umana e la causa della pace?

        Ringraziare è importante perché ci ricorda quanto il Signore ci ama e quanto dipendiamo da Lui, ci fa cogliere con immediatezza i pericoli che grazie a Lui sono stati superati e ci rende più realisti, meno ansiosi e più ottimisti rispetto alle questioni del presente. Ci fa vedere i problemi nella giusta luce, senza sottovalutazioni e senza esagerazioni o esasperazioni.

Non possiamo dimenticare infine, cari fratelli e sorelle, che il Giubileo della nascita della Polonia alla nuova vita, del suo Battesimo coincide con il Giubileo Straordinario della Misericordia indetto dal Santo Padre Francesco.

Tutto questo rappresenta una splendida occasione di grazia, un anno santo in cui fare memoria dei doni ricevuti ed essere segno per il prossimo di quella misericordia che il Padre per primo gratuitamente manifesta per ciascuno di noi. Sia questo Anno Giubilare l’occasione da non sprecare per portare agli altri e in modo speciale ai più bisognosi e ai più sfiduciati il segno concreto di quella misericordia che il Signore ogni giorno ha verso di noi.

La fede si fortifica donandola e la solidarietà con i poveri, con i migranti e i perseguitati, con gli ultimi, ci attira la benevolenza del Signore, che da ricco che era volle diventare povero per arricchirci e salvarci (Cf. 2Cor 8,9).

Cari fratelli e sorelle, facciamo nostre in questo appuntamento giubilare le parole dei giovani del Movimento di Lednica: “Signore Gesù Cristo, scelgo Te come mio Signore e ripeto le parole dell’Apostolo Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente, il Salvatore! A Te offro il mio passato, il presente e il futuro e tutta la mia eternità. Tu sei la mia Verità. Tu sei la mia Strada, la mia Vita, il mio Amore. Ora e per sempre” (Atto di scelta di Gesù, Movimento di Lednica).

La Beata Vergine Maria, che dalla collina di Jasna Góra veglia sulla Polonia, e i vostri Santi Protettori vi aiutino a riscoprire la bellezza del Battesimo e a farlo fruttificare nella vita dei singoli, delle famiglie e dell’intera società polacca. Sia il Giubileo l’occasione per riscoprire le radici della fede e per irrobustirla donandola, per essere segni di misericordia nel mondo e testimoni della resurrezione di Cristo.  Così sia.

« 1 »