Benedetto XVI: “Contro i radicalismi sviluppare una concezione convincente dello Stato”

Aperto a Varsavia un simposio, patrocinato anche dal presidente Duda, sul rapporto politica-religione nel magistero di Ratzinger. Messaggi di Francesco e del Papa emerito.

È grato e commosso, il Papa emerito Benedetto XVI, alla notizia che in Polonia i vescovi e il presidente Andrzej Duda hanno organizzato un Simposio in occasione del suo 90esimo compleanno, che si è aperto oggi - anniversario, peraltro, della sua elezione al Soglio petrino nel 2005 - dal titolo: “Il concetto di Stato nella prospettiva dell’insegnamento del cardinal Joseph Ratzinger - Benedetto XVI” .

Un tema non facile nell’attuale congiuntura storica. Scrive infatti il Papa emerito in un messaggio ai partecipanti: «Il confronto fra concezioni radicalmente atee dello Stato e il sorgere di uno Stato radicalmente religioso nei movimenti islamistici, conduce il nostro tempo in una situazione esplosiva, le cui conseguenze sperimentiamo ogni giorno. Questi radicalismi esigono urgentemente che noi sviluppiamo una concezione convincente dello Stato, che sostenga il confronto con queste sfide e possa superarle».

L’evento è patrocinato, oltre che dalla Conferenza episcopale e dalla presidenza della Repubblica, anche dalla Fondazione Ratzinger e dall’agenzia cattolica Kai. Papa Francesco ha apprezzato l’iniziativa volta a riconoscere «la benemerita opera» del predecessore, come scrive in un messaggio a firma del cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, e auspica che essa «susciti rinnovato impegno per un dialogo rispettoso e fecondo tra Stato e Chiesa in vista della costruzione della civiltà dell’amore».

Si tratta di una «questione essenziale per il futuro del nostro Continente», sottolinea ancora Joseph Ratzinger nella sua lettera, in cui ricorda due grandi figure che «nel travaglio dell’ultimo mezzo secolo» la Polonia ha donato all’umanità e che «non solo hanno riflettuto su tale questione, ma ne hanno portato su di sé la sofferenza e l’esperienza viva»: il vescovo-testimone Stefan Wyszyński e Giovanni Paolo II. Entrambi «continuano ad indicare la via verso il futuro», afferma Benedetto.

Ad aprire i lavori a Varsavia è stato l’ex portavoce vaticano, attuale presidente della Fondazione Ratzinger, padre Federico Lombardi, il quale ha chiarito gli obiettivi del Simposio: «rendere omaggio» alla persona del Papa emerito e «manifestare gratitudine per il suo servizio alla Chiesa cattolica e all’umanità, ma anche per tener viva l’eredità del suo pensiero e della sua ispirazione spirituale». In particolare, al centro delle riflessioni ci sono le questioni «estremamente indicative» della attenzione e preoccupazione di Papa Ratzinger «per il bene integrale delle persone umane, di ogni popolo e della famiglia dei popoli nel suo insieme». «Seguendolo durante tutto il suo pontificato, ogni giorno e soprattutto nel corso dei suoi grandi viaggi internazionali – ha spiegato Lombardi - ho potuto comprendere sempre meglio come la sua prospettiva di servizio, benché primariamente orientata verso la comunità dei fedeli cattolici, non fosse per nulla limitata ad essa, ma si allargasse al bene di ogni persona umana, vista come immagine di Dio, al rispetto e alla promozione della sua altissima dignità, alla sua difesa da tutte le forme di disprezzo, di arbitrio, di violenza».

Un’attitudine che ha posto il Pontefice bavarese in profonda sintonia con il predecessore Wojtyla, di cui è stato prima fedele collaboratore – oltre che amico - per un ventennio, e poi «vero continuatore durante il suo pontificato». «Papa tedesco successore del Papa polacco: quale messaggio formidabile di comprensione vicendevole e profonda, di riconciliazione e di impegno di pace ci viene dal guardare insieme a queste due grandissime figure della nostra storia contemporanea, vero dono alla Chiesa e all’umanità!», ha esclamato Lombardi.

E ha sottolineato che la profonda convinzione di Benedetto XVI è che «il vero fondamento, la garanzia più solida di un ordinamento capace di tutelare la dignità e il valore della persona umana stia nel riconoscimento da parte della ragione umana della verità di un ordine morale oggettivo, basato ultimamente sulla ragione creatrice di Dio, e che quindi la negazione di Dio o il suo oblio, la emarginazione della religione dalla vita pubblica e di ogni prospettiva di trascendenza dalla cultura, siano in realtà cause di un processo molto negativo e di gravi rischi per la vita della società e per la difesa della dignità di ogni persona umana».

Su tale tema il Papa teologo è tornato «con insistenza e con coraggio», a costo di trovare «forte opposizione», davanti alle assemblee più autorevoli e qualificate «nella convinzione che ciò fosse sua precisa responsabilità nei confronti dell’odierna evoluzione culturale della società europea e del ruolo dell’Europa di fronte alla storia del mondo». Il gesuita ha ricordato le parole di Ratzinger davanti all’Assemblea delle Nazioni Unite a New York nel 2008, come pure quelle pronunciate nel Salone d’onore del Castello di Praga nel 2009, mentre ricorreva il ventesimo anniversario della “Rivoluzione di velluto”, con la caduta del regime comunista nella Cecoslovacchia. O ancora gli interventi nella storica Westminster Hall a Londra, nel 2010, o nel Reichstag di Berlino, dove Benedetto parlò dei fondamenti dello Stato liberale di diritto davanti al Parlamento della Germania.

«Grandi discorsi» che facevano seguito ad allocuzioni storiche di Giovanni Paolo II – una su tutte quella dell’11 giugno 1999 a Varsavia, davanti al Parlamento polacco – e che ora riecheggiano negli interventi di Papa Francesco, che «si è indirizzato, trovando grande rispetto e attenzione, al Congresso degli Stati Uniti, all’Assemblea delle Nazioni Unite e al Parlamento europeo a Strasburgo».

« I Papi sono pastori – ha sottolineato padre Federico Lombardi - responsabili anzitutto della comunità religiosa e del bene spirituale dei popoli. Ma proprio per questo devono guardare alla comunità umana nel suo insieme e indirizzarsi pure ai responsabili del bene comune dei popoli. Per questo si sono rivolti anche in passato alle guide dei destini delle nazioni e lo hanno fatto e continuano a farlo con grande autorevolezza morale».

Benedetto XVI, in particolare, ha affrontato con attenzione e profondità il tema dei rapporti vicendevoli fra politica e religione, fra Stato e Chiesa, collocandoli «nel contesto dell’impegno della ragione umana nella ricerca della verità». Una ragione che, diceva, «non deve chiudersi nei limiti del positivismo ma, proprio per poter trovare e fare la giustizia e la pace in questo mondo, deve rimanere fiduciosamente e coraggiosamente aperta ai grandi orizzonti dell’umano, del suo senso e dei suoi fondamenti». «In ciò – ha rimarcato padre Lombardi - la fede offre alla ragione il suo aiuto, e la ragione a sua volta tutela la religione dal grave rischio degli integralismi». www.lastampa.it

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