Noi, Primati di Boemia, delle Gallie, Spagna e Polonia, ci incontrammo presso la tomba di Sant’Adalberto –martire della Chiesa indivisa – chiamato da San Giovanni Paolo II Patrono del nostro continente, che allora andava unificandosi nel nome di Cristo. Cogliendo l’occasione del 600. anniversario della missione del Primate di Polonia, strettamente legata all’arcivescovo metropolita di Gniezno, desideriamo sottolineare l’unità della Chiesa in Europa, nonché la sua attenzione verso il presente e verso l’avvenire del nostro continente.
Il primo Primate di Polonia, Arcivescovo Nicolao Trąba, resta come modello di un uomo grande che nel Vangelo cercò l’ispirazione per la soluzione dei problemi legati alle crisi dell’Europa di quei tempi. La rappresentanza polacca al Concilio di Costanza, da Lui diretta, ricordò la sorgente dell’identità europea – l’amor
Primate del Millennio, Cardinale Stefan Wyszyński, celebrando l’Eucaristia nel Duomo di Colonia, ebbe a dire: L’Europa di nuovo dovrebbe riconoscersi quale Betlemme nuova per il mondo, per tutti i popoli e le nazioni. Infatti, l’Europa offrì al mondo un umanesimo straordinario, basato sulle scoperte del pensiero greco, della legge romana e della Rivelazione Divina. Questa sintesi rappresenta un grande progresso che permise lo sviluppo dell’Europa e il suo contributo eccezionale all’eredità del mondo intero.
Un anno dopo, il Papa Giovanni Paolo II, pronunciò nella capitale di Polonia le celebri parole: Non si può infatti comprendere l’uomo fino in fondo senza il Cristo. O piuttosto l’uomo non è capace di comprendere se stesso fino in fondo senza il Cristo. Non può capire né chi è, né qual è la sua vera dignità, né quale sia la sua vocazione, né il destino finale. Arrivato a Gniezno nel 1997, alla soglia di una nuova tappa dell’integrazione europea, alla presenza dei presidenti di sette paesi dall’Ovest e dall’Est del continente, esortava: Non ci sarà l’unità dell’Europa fino a quando essa non si fonderà nell’unità dello spirito.
Ora il Papa Francesco ci ricorda che l’Europa non è un insieme di regole da osservare, non un prontuario di protocolli e procedure da seguire. Essa è una vita, un modo di concepire l’uomo a partire dalla sua dignità trascendente e inalienabile.
È questo il messaggio che noi, Chiesa e Primati di vari paesi, oggi desideriamo ripetere all’Europa. La storia del nostro Continente è piena di vie senza uscita, di ideologie disumane, di conflitti e guerre sterminanti. Tuttavia, l’Europa ha sempre saputo tornare con umiltà alle proprie radici, accogliendo il Vangelo e costruendo una civiltà alla misura dell’uomo. Non riusciremo a vincere questa multiforme crisi se prima non ci metteremo in ginocchio e non attingeremo alle fonti, senza cui i valori europei – libertà, giustizia, dignità della persona e rispetto del bene comune – rimangono difficili da comprendere.
Riconoscendo la nostra comune responsabilità, seguendo il Santo Padre Francesco, ci rivogliamo alle nazioni e ai leader europei con appello alla solidarietà che comporta la consapevolezza di essere parte di un solo corpo e nello stesso tempo implica la capacità che ciascun membro ha di “simpatizzare” con l’altro e con il tutto (Discorso, 60. anniversario della firma dei Trattati di Roma). L’Europa ha bisogno, forse come mai prima d’ora, di un consenso basato sui valori cristiani e umani, elaborato in spirito di solidarietà e sussidiarietà, libero dai populismi e dall’egoismo.