Arcivescovo Stanisław Gądecki Saluto. CCEE (Poznań Bazaar - 13/09/2018)
Saluto di cuore tutti i partecipanti all’incontro di oggi che inaugura il dibattito del Consilium Conferentiarum Episcoporum Europae (Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa – CCEE) a Poznań.
Prima: S.Em. Card. Angelo BAGNASCO, presidente del CCEE, S.Em. Card. Vincent NICHOLS, dall’Inghilterra e Galles, S.Em. Card. Josip BOZANIĆ, dalla Croazia, S.Em. Card. Antonio CAŇIZARESA, dalla Spagna, S.Em. Card. Manuel CLEMENTE, dal Portogallo, S.Em. Card. Dominik DUKA, dalla Repubblica Ceca, S.Em. Card. Jozef DE KESEL, dal Belgio, S.Em. Card. Reinhard MARX, dalla Germania, S.Em. Card. Vinko PULJIĆA, dalla Bosnia ed Erzegovina,
S.E. Salvatore PENNACCHIO, Nunzio Apostolico in Polonia, B. Sviatoslav SCHEVCHUK, della Chiesa greco-cattolica dell’Ucraina, Tutti gli Arcivescovi, Vescovi, membri del CCEE, Membri del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Polacca,
Saluto l’Onorevole Mateusz MORAWIECKI, presidente del Consiglio dei Ministri,
Onorevoli Deputati e Senatori, rappresentanti delle autorità provinciali e locali di Wielkopolska, rettori e professori universitari, rappresentanti delle forze dell’ordine,
Saluto il Clero diocesano e religioso, Persone della vita consacrata, Membri del Gruppo Ecumenico di Poznań, Presidente della Comunità Ebraica, Tutti i membri del Segretariato del CCEE e i segretari dei vescovi.
Questa volta, il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) si riunisce in Polonia, in un Paese di una grande tradizione storica.
a) Vale la pena ricordare che la 1a Repubblica nei secoli XVI/XVII aveva una superficie di ca. 1 milione di chilometri quadrati, allora la stessa dell’odierna Germania, Belgio, Paesi Bassi e Francia messi insieme. Oggi ce ne sono soltanto 312.679 chilometri quadrati.
La Polonia è orgogliosa del fatto che nella sua storia abbia contribuito tre volte alla difesa cristiana dell’Europa contro un’invasione ostile: nel 1241 di fronte ai mongoli nei pressi di Legnica, nel 1683 contro i turchi nei pressi di Vienna, nel 1920 contro i sovietici vicino a Varsavia.
Durante la seconda guerra mondiale, la nostra patria subì enormi perdite personali. Morirono circa 3 milioni di persone di nazionalità polacca e 3 milioni di polacchi di nazionalità ebraica. Per i lavori nel Reich furono deportati 2.857.000 dei cittadini polacchi e dopo la fine della guerra furono reinsediate – dagli ex territori della Polonia orientale – ca. 1.750.000 di persone nei territori occidentali e settentrionali.
Oggi il numero di residenti registrati in Polonia con la residenza permanente è di 36,4 milioni. Vale la pena aggiungere che quasi un terzo dei nostri compatrioti (circa 20 milioni) vive al di fuori della nostra patria.
b) Gli inizi della Chiesa cattolica in Polonia risalgono al 10° secolo. Come il suo inizio ufficiale è considerato il battesimo del principe Mieszko I, quì nella terra di Wielkopolska nell’anno 966. Due anni dopo il battesimo – cioè nell’anno 968 – fu fondata a Poznań la sede del vescovo missionario. Quest’anno festeggiamo il 1050o anniversario di questo avvenimento, e il nostro incontro del CCEE si svolge nel contesto di questo giubileo, così importante per noi.La Polonia aspettò per le proprie diocesi fino all’anno 1000. In quell’anno – durante il Sinodo di Gniezno – l’imperatore Ottone III venne alla tomba del primo martire Adalberto, canonizzato un anno prima, ed approvò l’istituzione della prima metropoli polacca con tre diocesi subordinate, con sede a Gniezno.
La storia della Chiesa in Polonia era complicata quanto la storia della nostra patria. Oltre alla funzione strettamente religiosa, la Chiesa cattolica costituiva in quel momento il rifugio dell’identità nazionale dei polacchi, il che è ancora oggi visibile tra i polacchi che vivono all’estero. L’identità polacca è fortemente connessa al cristianesimo.
L’assemblea plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, però, è stata organizzata in Polonia anche per il centenario del riacquisto dell’indipendenza da parte del nostro Paese. L’indipendenza non sarebbe stata recuperata nel 1918 senza l’attività devota della Chiesa polacca. Fin dall’inizio, le autorità di partizionamento erano consapevoli del ruolo della Chiesa nella vita della nazione, per questo motivo la più grande persecuzione è caduta sulla Chiesa. Sotto l’apparenza di una presunta progressività, centinaia di monasteri furono sciolti in tutte le spartizioni, la terra fu saccheggiata, le opere letterarie uniche, meravigliosi manoscritti, incunaboli, stampe antiche di valore inestimabile vennero dispersi o distrutti; sculture e dipinti notevoli furono distrutti, bellissimi monumenti d’architettura caddero in rovina.
Queste persecuzioni non indebolirono la Chiesa in Polonia, al contrario, rafforzarono la sua autorità nella società polacca. Grazie al ministero pastorale, al costante lavoro sulla santità del popolo polacco, alla predicazione dei sermoni patriottici, alla diffusione dell’istruzione, alla fondazione dei circoli agricoli e casse di credito polacche, alla lotta contro l’alcolismo, la Chiesa godeva nella società polacca, in tutti i suoi strati, d’autorità e di rispetto straordinari (Consiglio Sociale dell’Arcivescovo di Poznań, Dichiarazione per il 100° anniversario del riacquisto dell’indipendenza da parte della Polonia).
Un periodo particolarmente difficile per la Chiesa cattolica in Polonia durante i suoi oltre mille anni di storia furono gli anni della seconda guerra mondiale; il tempo della persecuzione del clero da parte dell’invasore tedesco e quello sovietico. A quel tempo, i tedeschi uccisero 1832 preti e chierici diocesani, 357 sacerdoti e chierici religiosi, 205 frati religiosi e 289 monache di nazionalità polacca.
Le perdite personali sotto l’occupazione sovietica non sono state valutate chiaramente fino ad oggi. Si ritiene che la percentuale sia stata più alta. Molti preti furono deportati all’interno della Russia nei gulag siberiani. Come risultato della guerra, in alcune diocesi mancava ca. il 49% del clero. Tra il clero del tempo della guerra ci sone le persone come san Massimiliano Maria Kolbe, beato Stefan Wincenty Frelichowski – patrono degli scout della Repubblica di Polonia, beato Michał Kozal – il vescovo assassinato a Dachau e 108 beati martiri.
Particolarmente difficili furono per noi gli anni dello stalinismo e poi quelli del socialismo internazionale che esercitava il “controllo totale con mezzi totali, su una società totalmente organizzata per gli obiettivi totali di uno stato-partito ideologico” (Prof. Krystyna Kersten). L’8 maggio 1953, l’Episcopato emise un memoriale alle autorità, in cui protestò categoricamente contro le persecuzioni della Chiesa. I vescovi rifiutarono ulteriori concessioni, chiedendo il rispetto dalle autorità per l’accordo di aprile. Il Primate Wyszyński credeva che un ulteriore silenzio avrebbe portato alla totale subordinazione della Chiesa alle autorità comuniste, quindi protestò, per cui – il 25 settembre – fu arrestato.
Subito dopo – nel 1957 – cominciò la Grande Novena con la peregrinazione dell’immagine della Madonna Nera di Jasna Góra per tutte le parrocchie polacche. Poi venne il tempo del Concilio Vaticano II (1962-1965). A quel tempo, si tennero in Polonia le celebrazioni del millennio del Battesimo del nostro Stato (1966) e – in risposta alla “Lettera dei vescovi polacchi ai vescovi tedeschi” (18 novembre 1965) – fu effettuato un attacco frontale alla Chiesa. Ciò fu accompagnato da difficoltà nell’ottenere il permesso di costruire nuove chiese, la sorveglianza e molestia di sacerdoti da parte dei dipendenti dell’ufficio di sicurezza (UB).
E poi avvenne l’elezione di Giovanni Paolo II alla Santa Sede (16 ottobre 1978), e con essa grandi speranze per i polacchi per riconquistare la sovranità dello Stato. Il nascente “Solidarność” non fu soppreso nel 1980 dai tristi anni della legge marziale, e nel 1989 la Polonia – dopo diversi decenni di comunismo – divenne finalmente uno Stato libero. Nel 1989 la Polonia e la Santa Sede strinsero i rapporti diplomatici. Nelle scuole pubbliche primarie e secondarie fu introdotta la catechesi (1990).
Giovanni Paolo II compì 5 successivi viaggi apostolici in Polonia. Nel 1992, con la bolla Totus Tuus Poloniae populus, riformò la divisione amministrativa della Chiesa cattolica in Polonia. Nel 1993 fu concluso il concordato tra la Santa Sede e la Repubblica di Polonia, ratificato 5 anni più tardi. Nel 2006 Benedetto XVI fece una visita apostolica in Polonia e nel 2017 è venuto quì – per la Giornata Mondiale della Gioventù – Papa Francesco.
Oggi la Chiesa cattolica in Polonia è suddivisa organizzativamente in 14 metropoli latine, in cui entrano 41 diocesi e l’Ordinariato Militare dell’Esercito Polacco, e una metropoli greco-cattolica suddivisa in due diocesi. Nel 2011 c’erano in Polonia 11.019 parrocchie cattoliche. Attualmente, la Chiesa cattolica è la più grande comunità religiosa in Polonia. Nel 2014 i cattolici rappresentavano il 91,9% della popolazione. Secondo i dati del 2017, c’erano 32,91 milioni di battezzati, 31 mila sacerdoti e oltre 11.000 parrocchie.
Secondo le dichiarazioni del censimento, gli ortodossi rappresentano lo 0,41%, i testimoni di Geova - 0,36%, i luterani - 0,18%, greco-cattolici - 0,09%, pentecostali - 0,07%, mariaviti - 0,03%, altri - 0,15%, non appartenenti a qualsiasi confessione - 2,41%.
L’Episcopato cattolico è formato da 153 vescovi (inclusi vescovi in pensione), di cui 4
cardinali. Il numero di preti cattolici in Polonia nel 2014 è ammontato a 31.000 persone. Sfortunatamente il numero di candidati al sacerdozio sta diminuendo così che il numero di suore e di frati religiosi, il che non si può soltanto spiegare con il declino del livello di nascite in Polonia.
Secondo i dati del 2016, il 36,7% dei fedeli hanno partecipato alle Sante Messe e il 16% hanno ricevuto la Santa Comunione. Il più alto indice di dominicantes è stato registrato nella diocesi di Tarnów (66,9%), il più basso – nella diocesi di Sosnowiec (10,3%).
La Chiesa cattolica in Polonia conduce attività caritatevoli su vasta scala. Nel 2014 operavano 835 istituzioni di beneficenza ecclesiastiche con circa 5.000 opere. Soltanto la Caritas Polska collabora con circa 100.000 volontari.
Come in altri paesi europei, il rifiuto pratico delle essenziali verità della moralità cattolica è abbastanza comune, ma probabilmente non è così comune come altrove. Ciò mostra l’influenza sui cattolici in Polonia delle stesse tendenze culturali proprie per l’Europa moderna, solo che in misura molto minore. I cambiamenti verso una maggiore accettazione dei principi morali proclamati dalla Chiesa possono probabilmente essere attribuiti alle discussioni pubbliche turbolenti degli ultimi anni, in cui la Chiesa ha avuto l’opportunità di presentare il suo insegnamento.
Tutto sommato, siamo convinti che la Chiesa in Polonia abbia bisogno di flessibilità da un lato, grazie a cui sarà in grado di adottare un nuovo ordine che germoglia nella società. D’altra parte, ancora di più ha bisogno di fedeltà a se stessa, al fine di mantenere la fede che permette all’uomo di essere un uomo che protegge la sua dignità. La Chiesa deve mantenere la fede e aprire l’uomo a Dio, ossia aprire la creazione al Creatore. La drammatica storia del nazismo e del comunismo, delle grandi dittature atee del nostro tempo dimostra che la disintegrazione e l’assenza della fede fanno sprofondare il mondo nell’abisso. Se la forza morale che costituisce la nostra fede sarà improvvisamente strappata dal cuore dell’umanità, con l’umanità succederà lo stesso che succede a una nave che si scontra con l’iceberg.