Pubblichiamo testo intero dell’intervento: Beatissimo Padre, Eminentissimi ed Eccellentissimi Padri sinodali, Cari fratelli e sorelle, Nel contesto della Chiesa intera e dell’ intera vita sociale ci viene di riflettere sui nostri giovani.
La nazione e di un paese è caratterizzata dalle discipline dello sport praticate dai parecchi. Della dovuta e molto importante presenza della Chiesa nel mondo dello sport tratta “L'Instrumentum laboris” del presente Sinodo (punti 39, 40 e 164). Il Cardinale Gianfranco Ravasi durante il Sinodo nel 2012 parlava delle diverse “crocevia che la Chiesa non può evitare”. Una di queste “crocevia” è proprio lo sport.
Perché i giovani praticano lo sport? Le cause e motivi sono tanti, fra i quali il desiderio del successo, della fama e del denaro, oppure della bellezza e dell’abilità fisica. Grazie al duro lavoro c’è chi diventa campione, sale sul podio per ricevere lauro della vittoria. Qui nasce la domanda: se sulla via di grande rinuncia ed enorme sforzo sulla quale un giovane riconosce la propria vita sia presente la Chiesa? Se ci sia un assistente competente, un amico, un uomo della Chiesa che sappia indirizzare lo sforzo dello sportivo anche verso l’animo, verso i valori morali, verso Cristo, per fargli capire che l’uomo è una eccezionale unità dello spirito e del corpo? La maggior parte degli sportivi riconosce che la carriera, il successo e la fama presto passano, quindi si pongono la domanda sul loro futuro. Noi, uomini della Chiesa, siamo con loro di solito soltanto come tifosi, facciamo il tifo simile a tutti quanti, cioè davanti alla tv oppure allo stadio.
Durante recenti diverse olimpiadi solo poche squadre nazionali erano accompagnate dalle guide spirituali nonostante gli organizzatori abbiano previsto nel villaggio olimpico i posti adatti per la preghiera e incontri spirituali. Tale pastorale degli sportivi dovrebbe essere incluso nella vita della Chiesa di ogni nazione e di ogni diocesi.
Lo sport e la fede hanno bisogno di se a vicenda per formare sia la mente, sia il corpo e lo spirito, quindi per formare l’uomo intero come persona.
Il Vangelo e l’insegnamento della Chiesa arricchiscono e formano gli sportivi interiormente. Coloro che vogliono diventare veri campioni devono guardare verso il Cristo, il Maestro di vita, il Maestro dell’umanità, devono guardare verso Colui che è la via che conduce alla finale vittoria. Su questo troviamo forti le affermazioni di san Paolo nelle sue lettere (cfr. 1 Cor 9, 24-27; 2 Tm 4, 6-8).
Oggi la dignità della persona dello sport, ma anche i principi fair play sono sottoposti ai vari pericoli. Per questo il mondo sportivo ha bisogno di riconoscere i veri valori e le norme morali. E proprio qui c’è posto per Cristo, per la fede e per l’assistente che da testimone di Gesù possa aiutare a far diventare il mondo dello sport molto più bello. Grazie.
Mons. Marian Florczyk, Delegato della Conferenza Episcopale Polacca per lo Sport