La sentenza del Tribunale Costituzionale sull'aborto è, nella dimensione umana, un grande, positivo passo di civiltà - ha affermato l'arcivescovo Stanisław Gądecki, Presidente della Conferenza Episcopale Polacca, in un'intervista all'Agenzia Cattolica di Informazione (KAI). Tuttavia - ha sottolineato - la mancata pubblicazione della decisione del Tribunale Costituzionale porta molti punti interrogativi.
L'Arcivescovo ha ammesso di essere rimasto sorpreso dall'escalation della tensione sociale a seguito della sentenza del Tribunale Costituzionale, soprattutto perché questa decisione, umanamente, è stata un grande passo positivo di civiltà. Il Tribunale Costituzionale ha confermato che, come dice la Costituzione, la Polonia garantisce ad ogni essere umano la tutela giuridica della vita, ha dichiarato. Ha aggiunto che la sentenza è anche coerente con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo e le sue disposizioni, secondo le quali ogni essere umano ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della sua persona.
"Il diritto alla vita è quindi un diritto umano fondamentale, la prima legge, che condiziona l'applicazione di tutti gli altri diritti e, in particolare, dimostra l'illegalità di tutte le forme di aborto ed eutanasia" - ha sottolineato la guida dell'Episcopato.
Ha confermato che la Chiesa non può scendere a compromessi con il quinto comandamento: "Non uccidere", e che dal punto di vista della fede, la vita umana è sacra e inviolabile dal concepimento alla morte naturale.
L'arcivescovo Gądecki ha apprezzato la decisione del Tribunale, che conferma che "il concetto di ' vita non degna di essere vissuta' è in diretta contraddizione con il principio di uno stato di diritto democratico". "Un uomo di retta coscienza non può negare a nessuno il diritto alla vita, soprattutto a causa della sua malattia", ha aggiunto.
Tuttavia, il Presule è convinto che i bambini e le famiglie che sono direttamente interessati dalla decisione del Tribunale, dovrebbero ricevere una reale assistenza da parte dello Stato, della società e della Chiesa.
"In tali situazioni, come società, abbiamo il dovere di sostenere e aiutare adeguatamente le madri e i loro familiari. Le donne che, a seguito di una diagnosi medica, hanno scoperto che il loro bambino potrebbe essere un malato prenatale o disabile, così come i padri di questi bambini e le loro famiglie, hanno bisogno di un ampio aiuto professionale", ha detto.
A suo avviso, è anche necessario aumentare in modo significativo il sostegno economico per loro, assicurare cure mediche e psicologiche costanti, nonché creare sistematiche possibilità di riposo per i genitori che si prendono cura di bambini che non sono completamente efficienti.
L'Arcivescovo ritiene che "l'intera società dovrebbe essere solidale con loro e pronta a fornire tutto l'aiuto possibile".
In un'intervista a KAI, ha raccomandato di prendersi cura di tutte le madri e le famiglie con bambini disabili o gravemente malati. "Le persone più vulnerabili e le loro famiglie dovrebbero essere al centro di ogni comunità ecclesiale, sia essa una parrocchia, una comunità religiosa o un movimento religioso. Pertanto, vi incoraggio vivamente a creare in ogni parrocchia o comunità, gruppi di sostegno aperti in particolare alle famiglie con bambini disabili, trattandoli come meritano, cioè come nostri fratelli e sorelle amati, e donando loro tutto l'aiuto possibile "- ha detto.
"La prima cosa da fare (...) è imparare a pensare a ogni essere umano, compreso il disabile, come membro a pieno titolo della nostra comunità, forse portatore di valori diversi dagli altri, ma con la stessa dignità, di cui parla, ad es. la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo"- ha sottolineato.
Il Presidente è grato a quei parlamentari che hanno preso parte alla difesa della vita umana, che è una delle priorità dell'attività dei politici cattolici. Ha dichiarato che la Chiesa ha sostenuto e sostiene i loro sforzi. "Non si tratta assolutamente di ingerenza della religione nella sfera temporale, ma della voce giustificata della Chiesa rivolta a questioni puramente etiche" - ha sottolineato.
Secondo Gądecki, la falsa dichiarazione del diritto di uccidere la vita innocente come diritto umano è una testimonianza di "profondo smarrimento e confusione culturale", mentre è "un reato morale assoluto e grave". A suo parere, questo errore non è dovuto all'ignoranza, ma piuttosto il risultato di "una forte resistenza alla legge naturale e all'insegnamento della Chiesa".
Questo errore "è diffuso dal nuovo codice culturale con il quale i giovani si confrontano quotidianamente attraverso, tra gli altri, i mezzi di comunicazione sociale"- ritiene l'arcivescovo.
In risposta ad una domanda postagli durante un'intervista, ha sottolineato che a suo avviso la Chiesa non dovrebbe stringere alleanze con alcuna tendenza politica. "La Chiesa deve custodire - non prendere accordi. E sulla base di questa verità, deve plasmare l'ordine di Dio nel mondo circostante", ha detto.
Ha osservato che, nonostante la ripetizione persistente che "la Chiesa in Polonia non è né di destra, né di sinistra, né di centro, ma dalla parte del Vangelo - alcuni politici e pubblicisti cercano continuamente di persuadere la Chiesa ad allearsi con il partito al governo".
A suo avviso, in questa situazione, i parlamentari che hanno sostenuto la difesa della vita meritano il massimo riconoscimento.
Ritiene che una delle ragioni degli attuali attacchi alle chiese, specialmente durante le funzioni, come nella cattedrale di Poznań, sia l'insegnamento della Chiesa e il sostegno che ha dato a quei parlamentari che hanno preso parte attiva nella rimozione della premessa eugenetica.
Un altro motivo è l'odio gratuito, condizionato in vari modi, verso il cristianesimo in generale, in quanto gli ambiti che protestano difendono un postulato disumano - il permesso di uccidere su richiesta i bambini non nati - ritiene il Presidente della KEP (Conferenza Episcopale Polacca). Ciò solleva anche interrogativi sul fatto che ci sia consentito imporre decisioni eroiche mediante il diritto penale. Ha ricordato che il cristianesimo esige eroismo e di fronte alla questione della qualità della vita umana, pone sempre la verità della necessità di difendere la vita stessa come valore fondamentale.
Secondo lui, la risposta a queste proteste è il motto: "non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene" - ha sottolineato ed ha ringraziato i sacerdoti e i laici che con coraggio difendono le loro chiese. "Si scopre che il servizio d'ordine in chiesa torna di aiuto" - ha osservato. Ha anche ricordato l'indicazione del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Polacca a rispondere con digiuni, elemosine e recitando la preghiera per la pace sociale appositamente preparata, con l'intenzione di proteggere la vita, porre fine alla crisi in corso e alla pandemia che si sta sviluppando.
Ritiene che né la Chiesa né i fedeli cattolici, purtroppo, potrebbero - neanche in nome della "pace sociale" - sostenere l'ultima iniziativa del presidente Andrzej Duda, il quale ha proposto modifiche alla legge consentendo l'aborto in caso di alta probabilità che il bambino nasca morto, con una malattia incurabile o un difetto che lo porti alla morte.
"La proposta del Presidente sarebbe una nuova forma di eutanasia che seleziona gli individui in base alla possibilità di sopravvivenza. In questo caso gli aborti derivanti dalla premessa eugenetica sarebbero inclusi nel nuovo regolamento - probabilmente con l'eccezione dei bambini con sindrome di Down - e tutto rimarrebbe come prima" - ritiene il Presidente dell'Episcopato Polacco.
L'Arcivescovo valuta la situazione attuale a partire dalla dimensione biblica, come l'allontanamento da Dio nel Vecchio Testamento della successiva generazione di Israeliti, e fa presente che la mancanza di esperienza personale della bontà di Dio porta facilmente a ignorare Dio stesso. Tuttavia, nel Vangelo, si trova la speranza che Gesù si rivolga ai peccatori con misericordia e, come un buon pastore e gioisca nel trovare ogni pecora smarrita - la conversione di ogni peccatore.
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