In relazione alla posizione inviata dalla Commissione di Stato per la Pedofilia all'Agenzia Cattolica di Informazione circa le osservazioni e commenti sul primo Rapporto della Commissione, a nome del Delegato per la Tutela dei Minori della Conferenza Episcopale Polacca, dichiaro che, a parte i necessari, seppur tardivi, chiarimenti in relazione al numero di casi segnalati, vi sono ancora alcune semplificazioni significative, carenze e persino distorsioni che non ci avvicinano a un dialogo fruttuoso e necessario a beneficio delle vittime.
I primi due punti meritano gratitudine e riconoscimento, in quanto mostrano il problema degli abusi sessuali sui minori in una prospettiva più ampia e spiegano esattamente da dove viene la cifra del 30% relativa alle questioni del clero indagate dalla commissione. Purtroppo, a causa della sfortunata presentazione del Rapporto, informazioni errate circa il 30% del clero tra gli autori di atti di pedofilia, ha fatto il giro del mondo. Ci auguriamo che la rettifica della Commissione in questa materia sia pubblicata non solo da KAI (Agenzia Cattolica di Informazione), ma anche sul sito web della Commissione, anche in lingue straniere. Allo stesso tempo, siamo consapevoli che gli effetti negativi della presentazione della Relazione da parte della Commissione sono difficili da invertire.
Per quanto riguarda la base giuridica delle azioni della Commissione, la sua posizione secondo KAI al punto 3 contiene una grave semplificazione. La commissione equipara tribunali comuni, tribunali ecclesiastici e ordinari polacchi, citando tre articoli della legge sulla Commissione statale per la Pedofilia. Purtroppo, non precisa che due dei citati articoli della legge, che si riferiscono al trasferimento di atti e documenti, riguardano solo le procure e i tribunali (art. 20: "Su richiesta del presidente della Commissione, del pubblico ministero della competente procura o del presidente del tribunale competente..."; art. 26: "... il pubblico ministero o il tribunale competente trasferisce il caso alla Commissione insieme agli atti"). D'altra parte, il terzo degli articoli citati non costituisce una norma che consentirebbe un legittimo trasferimento di atti coperti dal segreto legale dai tribunali ecclesiastici incaricati di trattare le cause in nome e per conto della Santa Sede. Questa disposizione specifica solo i compiti della Commissione, cui comprendono, tra l'altro, l'esame delle modalità di reazione delle singole istituzioni ("esame delle modalità di reazione di organi, organizzazioni ed enti statali nonché di privati nel campo della spiegazione di casi di abuso sessuale..." art. 2, comma 2 punto 2). La Chiesa cattolica, specialmente nelle questioni condotte in nome e per conto della Santa Sede, non viene trattata dalla legge come un organo dello Stato che, dalla legge sulla Commissione statale per la pedofilia è obbligata a cooperare nei termini stabiliti dalla Commissione.
Inoltre, la Commissione non ha fatto riferimento al commento del Capo dell'Ufficio del Delegato della Conferenza Episcopale Polacca (KEP) del 29 luglio scorso, nel quale ho indicato che "i tribunali e l'ufficio del pubblico ministero sono obbligati a presentare alla Commissione solo i file degli ultimi anni, mentre alla Chiesa sono stati richiesti i documenti dal 2000, fatto che solleva interrogativi sull'uguaglianza davanti alla legge e sull'oggettività dei criteri utilizzati dalla Commissione di Stato". Spero che, almeno su questo punto, la Commissione comprenda e condivida le nostre preoccupazioni. Vorrei a questo punto ribadire anche un altro dubbio espresso nel comunicato del 29 luglio, sul quale la Commissione non ha relazionato: "Lo stile poco professionale adottato dalla Commissione di Stato nel Rapporto ufficiale rafforza anche le riserve espresse dalle vittime e dai loro terapeuti. Sottolineano che il ritornare ai vecchi processi senza il consenso delle vittime può contribuire al ritorno di ricordi dolorosi e al rinnovamento del trauma".
Distorsioni e silenzi concreti sono inclusi nell'ultimo punto della posizione della Commissione. La Chiesa non solo dichiara la propria disponibilità a collaborare con la Commissione statale per la Pedofilia, ma dal momento in cui è stata istituita, si è adoperata per questa collaborazione. Da parte dell'Arcivescovo Wojciech Polak, Delegato per la Tutela dei Minori della Conferenza Episcopale Polacca (KEP), già nell'agosto 2020 è stata lanciata l'iniziativa dell'incontro con il Presidente della Commissione, e l'invito è stato letto come una base molto positiva per la cooperazione, come sottolineato dal prof. Błażej Kmieciak nella sua risposta scritta, che proponeva contestualmente di rinviare la riunione all'inizio di settembre presso la sede della Commissione e nella piena composizione di tale organo. Purtroppo da allora da parte della Commissione non c'è stata alcuna iniziativa sulla riunione. Quando il Delegato della Conferenza Episcopale Polacca ha proposto un'altra data per la fine di marzo o l'inizio di aprile 2021, a causa della situazione legata alla pandemia, è stata fissata su richiesta della Commissione il 10 maggio scorso. La commissione ha quindi ritardato l'incontro per diversi mesi, poi ha ripetutamente attaccato nei media la parte ecclesiale per aver ritardato i colloqui.
La Commissione ha inoltre dimenticato nella sua posizione che con lettera del 2 luglio scorso il Delegato per la Tutela dei Minori della KEP ha informato il Presidente della Commissione statale per la Pedofilia sulle necessarie consultazioni intraprese con i dicasteri competenti della Santa Sede al fine di chiarire i dubbi segnalati in merito alla possibilità di trasferire gli atti dei procedimenti canonici. D'altra parte, la mancanza di un dialogo sostanziale da parte della Commissione di Stato dopo la presentazione di dubbi legali da parte dei rappresentanti dell'Ufficio del Delegato della KEP non indica alcuna iniziativa volta a ricercare un accordo e una cooperazione.
Nonostante tutto, contiamo comunque su una buona collaborazione con la Commissione di Stato, esprimendo l'auspicio che le attività intraprese nel campo del contrasto alla pedofilia e della tutela dei minori si basino su affidabili conoscenze professionali e su presupposti sostanziali, e non sulla conquista di punti da un'opinione pubblica confusa.
Don Piotr Studnicki
Direttore dell'Ufficio del Delegato per la Tutela dei Minori della Conferenza Episcopale Polacca
(Tradotto dal polacco da M. Olmo / Ufficio per le Comunicazioni Estere della Conferenza Episcopale Polacca)