Viviamo oggi "ai confini del tempo". Il XXI secolo non solo rifiuta di obbedire a Dio, ma mette anche in dubbio la Sua esistenza, indipendentemente dal fatto che senza Dio l'uomo viene degradato alla somma dei processi biologici e chimici e delle condizioni sociali – ha affermato l'Arcivescovo Stanisław Gądecki, Presidente dell'Episcopato Polacco nell'omelia pronunciata a Jasna Góra in occasione della Festa della Beata Vergine Maria, Regina della Polonia, il 3 maggio 2022. Le celebrazioni sono state unite al ringraziamento nazionale per la beatificazione del beato Card. Stefan Wyszyński e di Madre Elżbieta Czacka.
Nell'omelia pronunciata il 3 maggio sul Colle di Jasna Góra, il Presidente dell'Episcopato ha parlato del significato della celebrazione della Beata Vergine Maria, Regina della Polonia e del ringraziamento a livello nazionale per la beatificazione del beato Card. Stefan Wyszyński e di Madre Elżbieta Czacka. Ha anche fatto riferimento alla guerra in Ucraina e ai recenti disastri minerari.
L'Arcivescovo Gądecki ha affermato che la Beata Vergine Maria viene chiamata Regina non solo per la Sua divina maternità. "Lei è la Regina anche perché – unita come nuova Eva al nuovo Adamo – ha collaborato all'opera di redenzione delle persone" – ha sottolineato. Ha aggiunto che la Sua cura materna verso di noi, esseri umani, non offusca né sminuisce l'unica mediazione di Cristo, poiché è mediazione solo in Cristo. "Così, quindi, Maria è prima Regina dell'Universo e Protettrice di tutte le persone che appartengono a Cristo. In ciò è anche una speciale Protettrice e Meditrice per i Polacchi" – ha affermato. Ha inoltre ricordato che la cerimonia odierna è anche un momento di ringraziamento a Jasna Góra per la Visitazione dell'immagine di Jasna Góra, avvenuta nell'Arcidiocesi di Poznań. "Nonostante le difficoltà esterne e interne causate dalla pandemia, Maria ha vinto" – ha sottolineato.
Parlando del ringraziamento nazionale per la beatificazione del card. Wyszyński, ha ricordato le sue parole: "Tutto ho sottoposto a Maria – e a Maria di Jasna Góra". "Con questa decisione chiave, il Primate ha scoperto nella persona di Maria la salvezza per la Chiesa tormentata in Polonia" – ha dichiarato l'Arcivescovo Gądecki. Ha sottolineato che il Primate del Millennio, in nome di Maria e sostenuto dal Suo aiuto, ha iniziato a difendere con coerenza la Chiesa. "Grazie a lui la Chiesa in Polonia ha cessato di essere la Chiesa del silenzio" – ha affermato, ricordando, tra l'altro, il messaggio ai vescovi tedeschi nel 1965, ma anche le reazioni alla rivolta studentesca e dell'intellighenzia del 1968, il massacro dei lavoratori del Litorale del 1970 e la repressione durante gli scioperi del 1980.
"Ha costantemente difeso la ragion di Stato polacca, riconoscendo il bene dello Stato come la più alta norma di azione. Servendo la Chiesa, ha servito la Patria, che intendeva come comunità di persone unite dalla fede, dalla cultura e dalla storia. È stato lui a guidare la Chiesa – e ancor più ampiamente la Nazione – in uno dei momenti più difficili della nostra storia" – ha dichiarato il Presidente dell'Episcopato a proposito del card. Wyszyński. Ha aggiunto che "il Primate del Millennio in quanto unico capo della Chiesa nei paesi comunisti – grazie alla sua prudenza – è riuscito a vincere la lotta per l'indipendenza della Chiesa, e questo è uno dei motivi per cui appartiene al gruppo dei polacchi più eminenti". "Secondo molti, è stato anche il Primate più eccezionale nella storia della Polonia" – ha aggiunto. Ha sottolineato che "la sua più grande vittoria – e al tempo stesso la conferma del cammino mariano della Chiesa in Polonia – è stata l'elezione del Papa polacco".
L'Arcivescovo Gądecki ha ricordato anche le parole di Giovanni Paolo II, che disse che il card. Stefan Wyszyński "era un uomo libero e ha insegnato a noi, suoi concittadini, la vera libertà" (Giovanni Paolo II, Discorso – 16 giugno 1983). Riferendosi all'atteggiamento del card. Wyszyński, il Presidente dell'Episcopato, ha fatto riferimento ai tempi moderni, dicendo che oggi viviamo "ai confini del tempo". "Il XXI secolo non solo rifiuta di obbedire a Dio, ma mette anche in dubbio la Sua esistenza, indipendentemente dal fatto che senza Dio l'uomo viene degradato alla somma dei processi biologici e chimici e delle condizioni sociali" – ha osservato.
"E' il tempo dell'esigenza della tolleranza solo per se stessi ma non la si permette a chi la pensa diversamente. Il tempo della prigionia dello spirito tanto più grave in quanto molti non ne sono coscienti. In una situazione simile, il Beato Primate era solito dire: 'Ogni volta che è particolarmente dura, quando le tenebre coprono la terra e il sole già si spegne e le stelle non danno luce, devi affidare tutto a Maria' (Varsavia, marzo 1961)" – ha richiamato l'Arcivescovo Gądecki.
Riferendosi alla guerra in Ucraina, il Presidente dell'Episcopato ha ripetuto, tra l'altro, le parole di ieri nelle riflessioni all'Appello di Jasna Góra che "Ogni guerra – come atto di aggressione – è un'azione contro la vita umana, e pertanto è un atto sacrilego". Ha sottolineato che Dio non vuole la nostra sofferenza, ma desidera la nostra gioia. "Egli non ci impone la croce, ma porta con noi le nostre croci, che ci vengono imposte da coloro che non ascoltano Dio, o anche che noi stessi ci imponiamo a causa della nostra peccaminosità". "Anche per questo dobbiamo condannare incondizionatamente la guerra in Ucraina – come ha fatto il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I – e dire chiaramente a coloro che possono fermarla e non lo fanno, che non sfuggiranno al giudizio di Dio" – ha sottolineato.
"Nella situazione attuale, dovremmo fare tutto ciò che è in nostro potere per alleviare le sofferenze degli ucraini colpiti dalle atrocità dell'aggressione russa. A questo proposito, sono orgoglioso dell'atteggiamento dei nostri connazionali che prestano generosamente aiuto alle vittime di questa guerra, sia in Ucraina che in Polonia e in particolare a coloro che accolgono i profughi nelle loro case", ha dichiarato l'Arcivescovo Gądecki. "In questo modo i polacchi stanno dando al mondo intero un esempio di misericordia cristiana che è degno di imitazione. Grazie a ciò, il miracolo della riconciliazione polacco-ucraina 'nell'amore e nella verità' si avvicina a noi con passi più rapidi" – ha aggiunto. Ha invitato a far sì che S. Giovanni Paolo II divenga "il patrono di questa riconciliazione e il nostro comune intercessore presso Dio".
Il Presidente dell'Episcopato ha anche fatto riferimento ai disastri minerari nelle miniere di Pniówek e Zofiówka. "Siamo profondamente scossi da questa morte violenta dei minatori. È un momento di tristezza e lutto per le persone legate all'estrazione mineraria polacca, per la Slesia e per tutti i polacchi. Tra i feriti c'erano anche i soccorritori che, cercando di salvare le vittime del disastro, sono morti loro stessi. È il vero volto eroico della solidarietà mineraria" – ha affermato. A nome della Chiesa in Polonia, ha espresso le sue condoglianze a tutte le famiglie e ai parenti colpiti. "Circondiamoli tutti con la nostra preghiera e il nostro amore" – ha detto. Ha concluso la sua omelia con una preghiera per le vittime della guerra in Ucraina e per tutti i minatori morti e feriti.
Durante l'Eucaristia del 3 maggio a Jasna Góra, il Presidente della Conferenza Episcopale Polacca, a nome della Chiesa in Polonia, come da tradizione, ha rinnovato l'Atto del Millennio di Affidamento della Polonia al Materno Servizio dell'Amore per la Libertà della Chiesa in Polonia e nel mondo. Questo atto è stato compiuto dall'Episcopato Polacco presieduto dal Primate Wyszyński il 3 maggio 1966.
Ufficio Stampa della Conferenza Episcopale Polacca
(Tradotto dal polacco da M. Olmo / Ufficio per le Comunicazioni Estere della Conferenza Episcopale Polacca)