Il vescovo Markowski nell'80.mo anniversario del trasporto degli ebrei a Treblinka: basta odio, uccisioni, ostilità e disprezzo

Niente più odio, uccisione, ostilità e disprezzo per gli altri. Il cammino della pace, della fraternità e della solidarietà è possibile. Ognuno di noi fa scelte che riguardano i nostri vicini e l'ambiente. Scegliamo il bene per vivere in pace – ha scritto Mons. Rafał Markowski, Presidente del Comitato per il Dialogo con l'Ebraismo dell'Episcopato Polacco, nel comunicato in occasione dell'80.mo anniversario della prima deportazione degli ebrei nel campo di sterminio nazista tedesco di Treblinka.

“Nell'80.mo anniversario della prima deportazione degli Ebrei nel campo di sterminio nazista tedesco di Treblinka, ci troviamo di fronte alla sofferenza, al dolore e alla morte di così tante persone innocenti. Il 22 luglio 1942 gli occupanti tedeschi organizzarono la prima deportazione degli ebrei dal ghetto di Varsavia. Il campo di Treblinka II divenne un luogo di sterminio invisibile agli occhi del mondo, nascosto nelle foreste lontano da insediamenti e città. Circa 900.000 ebrei, per lo più di origine polacca, vi morirono in oltre un anno” - ha scritto il vescovo Markowski.

“Domani non c'è più colui con cui si parla oggi” –  Mons. Markowsiha richiamato le parole di uno dei prigionieri di Treblinka II. Ha aggiunto che i prigionieri di solito vivevano solo poche ore dopo l'arrivo in questo campo di sterminio. “Sono morti esclusivamente a causa della loro nazionalità. Erano per lo più cittadini della Seconda Repubblica Polacca, ma anche ebrei deportati dalla Boemia e dalla Moravia, dalla Slovacchia, Bulgaria, Grecia e Macedonia, Austria e Germania. Vi morirono anche Rom e Sinti provenienti dalla Polonia e dalla Germania. Il campo di Treblinka II è stato istituito un anno dopo la creazione del campo di lavoro di Treblinka I, in cui erano imprigionati principalmente polacchi. La metà degli oltre 20.000 prigionieri del campo di Treblinka I è morta o è stata fucilata”, ha scritto il Presidente del Comitato per il Dialogo con l’Ebraismo dell’Episcopato  Polacco.

Il vescovo Markowski ha sottolineato che il Monumento alle vittime del campo di sterminio nazista tedesco di Treblinka II ci invita a ricordare oggi. “Sassi, massi e ciottoli di strade verso il nulla così come traversine ferroviarie ricordano i nomi di paesi e città. Vi sono nascosti anche i nomi di conoscenti, amici, vicini e parenti. Non possiamo dimenticarli. La nostra memoria e la nostra preghiera abbraccino il loro sacrificio innocente, la loro sofferenza e il dolore dei loro cari” – ha auspicato.

Il Presidente del Comitato per il Dialogo con l'Ebraismo della Conferenza Episcopale Polacca ha citato le parole di Papa Francesco: “Senza memoria, non si può mai progredire. (…) Abbiamo bisogno di mantenere ‘la fiamma della coscienza collettiva, testimoniando alle generazioni successive l’orrore di ciò che accadde’, che ‘risveglia e conserva in questo modo la memoria delle vittime, affinché la coscienza umana diventi sempre più forte di fronte ad ogni volontà di dominio e di distruzione” – ha sottolineato il Santo Padre Francesco nell'Enciclica Fratelli tutti.

Il Vescovo Markowski ha rivolto un appello:Le parole ‘Mai più’, scolpite sulla pietra dal monumento di Treblinka, non devono diventare una frase vuota nel nostro presente e futuro. Niente più odio, uccisione, ostilità e disprezzo per gli altri. Il cammino della pace, della fraternità e della solidarietà è possibile. Ognuno di noi fa scelte che riguardano i nostri vicini e l'ambiente. Scegliamo il bene per vivere in pace”, ha esortato il Presidente del Comitato per Dialogo con l'ebraismo della Conferenza Episcopale Polacca.

Il Comitato per il Dialogo con l'Ebraismo della Conferenza Episcopale Polacca

Pubblichiamo il testo integrale del Comunicato:

 

Comunicato
del Presidente del Comitato della Conferenza Episcopale Polacca per il Dialogo con l'Ebraismo
nell'80.mo anniversario della prima deportazione degli ebrei
nel campo di sterminio nazista tedesco di Treblinka

 

Nell'80.mo anniversario della prima deportazione degli Ebrei nel campo di sterminio nazista tedesco di Treblinka, ci troviamo di fronte alla sofferenza, al dolore e alla morte di così tante persone innocenti. Il 22 luglio 1942 gli occupanti tedeschi organizzarono la prima deportazione degli ebrei dal ghetto di Varsavia. Il campo di Treblinka II divenne un luogo di sterminio invisibile agli occhi del mondo, nascosto nelle foreste lontano da insediamenti e città. Circa 900.000 ebrei, per lo più di origine polacca, vi morirono in oltre un anno.

Il campo di Treblinka II è uno dei più grandi luoghi di sterminio degli ebrei in Europa. "Domani non c'è più colui a cui si parla oggi" – ha scritto uno dei pochi sopravvissuti. Ha aggiunto che i prigionieri di solito vivevano solo poche ore dopo l'arrivo in questo campo di sterminio. Sono morti esclusivamente a causa della loro nazionalità. Erano per lo più cittadini della Seconda Repubblica Polacca, ma anche ebrei deportati dalla Boemia e dalla Moravia, dalla Slovacchia, Bulgaria, Grecia e Macedonia, Austria e Germania. Vi morirono anche Rom e Sinti provenienti da Polonia e Germania. Il campo di Treblinka II è stato istituito un anno dopo la creazione del campo di lavoro  di Treblinka I, in cui erano imprigionati principalmente polacchi. La metà degli oltre 20.000 prigionieri del campo di Treblinka I morirono o furono fucilati.

Il commovente Monumento alle vittime del campo di sterminio nazista tedesco di Treblinka II ci chiama oggi alla memoria. Sassi, massi e ciottoli di strade verso il nulla così come traversine ferroviarie ricordano i nomi di paesi e città. Vi sono nascosti anche i nomi di conoscenti, amici, vicini e parenti. Non possiamo dimenticarli. La nostra memoria e la nostra preghiera abbraccino il loro sacrificio innocente, la loro sofferenza e il dolore dei loro cari.

“Senza memoria non si può mai andare avanti”, ha scritto papa Francesco (Fratelli tutti, 249). Dobbiamo mantenere “la fiamma della coscienza collettiva, tramandando alle prossime generazioni una testimonianza della mostruosità di quanto accaduto”, una fiamma che “ravviva e così conserva la memoria delle vittime, perché la coscienza umana diventi sempre più forti di fronte a ogni volontà di dominare e distruggere” – ha sottolineato il Santo Padre Francesco.

Le parole "Mai più", scolpite sulla pietra dal monumento di Treblinka, non devono diventare una frase vuota nel nostro presente e futuro. Niente più odio, uccisione, ostilità e disprezzo per gli altri. Il cammino della pace, della fraternità e della solidarietà è possibile. Ognuno di noi fa scelte che riguardano i nostri vicini e l'ambiente. Scegliamo il bene per vivere in pace.

Mons. Rafał Markowski
Presidente del Comitato della Conferenza Episcopale Polacca per il Dialogo con l'Ebraismo 

Varsavia, 22 luglio 2022

(Tradotto dal polacco da M. Olmo / Ufficio per le Comunicazioni Estere della Conferenza Episcopale Polacca)

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