Papa Francesco: Il Sinodo esercizio di arte sinfonica, tutti insieme con ministeri e carismi diversi

Nel suo intervento all’apertura dei lavori della prima congregazione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità, il Papa ha sottolineato che si devono individuare “in tempi adeguati”, diverse forme di esercizio “collegiale” e “sinodale” del ministero episcopale.

https://episkopat.pl/doc/219146.Pope-To-Pray-is-to-let-the-Spirit-change-our-hearts

https://episkopat.pl/doc/219133.Papiez-ten-synod-pokazuje-jak-byc-biskupem-w-Kosciele

Per rispondere, dopo tre anni di cammino, alla domanda “come essere Chiesa sinodale missionaria e misericordiosa”, ci è chiesto, guidati dallo Spirito Santo, di “esercitarci insieme in un’arte sinfonica, in una composizione che tutti accomuna nel servizio alla misericordia di Dio, secondo i differenti ministeri e carismi”. Con una “comprensione inclusiva del ministero episcopale”, si devono individuare “in tempi adeguati, diverse forme di esercizio ‘collegiale’ e ‘sinodale’” del ministero stesso. È una delle indicazioni, forse la più forte, che Papa Francesco offre ai partecipanti alla seconda sessione del Sinodo sulla sinodalità, nel suo intervento all’inizio dei lavori della prima congregazione generale di oggi pomeriggio, 2 ottobre. Ricordando la decisione di convocare “come membri a pieno titolo di questa XVI Assemblea anche un numero significativo di laici e consacrati (uomini e donne), diaconi e presbiteri” il Papa sottolinea che “mai il Vescovo come ogni altro cristiano, può pensarsi ‘senza l’altro’. Come nessuno si salva da solo, l’annuncio della salvezza ha bisogno di tutti, e che tutti siano ascoltati”.

Una Chiesa che abiti le periferie geografiche ed esistenziali

Nell’aprire il suo intervento, dal tavolo della presidenza, Francesco ricorda che l’assemblea sinodale, dopo un cammino avviato con la convocazione dell’ottobre 2021, guidata dallo Spirito, “dovrà offrire il suo contributo perché si realizzi una Chiesa veramente sinodale in missione, che sappia uscire da se stessa e abitare le periferie geografiche ed esistenziali avendo cura di stabilire legami con tutti in Cristo nostro Fratello e Signore”. E si affida all’omelia di un autore spirituale del IV secolo, consegnata ai partecipanti, per evidenziare che il “nostro primo compito” è “imparare a distinguere” la voce dello Spirito Santo, chiedendo e chiedendosi: “Questo processo sinodale ce ne ha fatto fare esperienza?

Lo Spirito che consola e chiede di perdonare, da perdonati

Lo Spirito Santo ci accompagna sempre, sottolinea, è consolazione soprattutto quando “di fronte alle cose che non vanno bene, alle ingiustizie che prevalgono” siamo “presi dallo sconforto”, e “ci consegniamo alla disperazione”. Ma lo Spirito consola “perché comunica la speranza di Dio” che non si stanca, “perché il Suo amore non si stanca”.

Lo Spirito Santo penetra in quella parte di noi che spesso è tanto simile alle aule dei tribunali, dove mettiamo gli imputati alla sbarra e formuliamo i nostri giudizi, per lo più di condanna 

Un cammino nel segno del Concilio Vaticano II

Il Papa conclude la sua introduzione citando il Concilio Vaticano II, che nella Lumen Gentium parla di un cammino da percorrere come popolo che “è segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano”, e “con e per ogni uomo e ogni donna di buona volontà – si legge nella Gaudium et Spes - in ciascuno dei quali lavora invisibilmente la grazia”. Un cammino nel quale sappiamo “di essere chiamati a riflettere la luce del nostro sole, che è Cristo”.

Il Sinodo come processo, non solo evento

Quindi Francesco guarda al Sinodo in corso, che “sta rappresentando in modo originale questo ‘camminare insieme’ del popolo di Dio”. Nei quasi sessant’anni dall’istituzione del Sinodo dei Vescovi, da parte di san Paolo VI, sottolinea, “abbiamo imparato a riconoscere nel Sinodo dei Vescovi un soggetto plurale e sinfonico capace di sostenere il cammino e la missione della Chiesa cattolica, aiutando in modo efficace il Vescovo di Roma nel suo servizio alla comunione di tutte le Chiese e della Chiesa tutta”. E per perfezionarlo, facendo  tesoro dell’esperienza delle diverse assemblee sinodali, la costituzione apostolica Episcopalis communio, ha configurato l’assemblea sinodale come processo e non solo come evento”.

Il processo sinodale è anche un processo di apprendimento, nel corso del quale la Chiesa impara a conoscere meglio se stessa e a individuare le forme di azione pastorale più adeguate alla missione che il suo Signore le affida. Questo processo di apprendimento coinvolge anche le forme di esercizio del ministero dei pastori, in particolare dei vescovi

Un’assemblea con laici e consacrati, diaconi e presbiteri

E qui il Pontefice ricorda la convocazione, “come membri a pieno titolo di questa XVI Assemblea” anche di “un numero significativo di laici e consacrati (uomini e donne), diaconi e presbiteri, sviluppando quanto già in parte previsto per le precedenti Assemblee”. Decisione presa in coerenza “con la comprensione dell’esercizio del ministero episcopale” espressa dal Concilio. Che spiega come il Vescovo, “principio e fondamento visibile di unità della Chiesa particolare, non può vivere il proprio servizio se non nel Popolo di Dio, con il Popolo di Dio, precedendo, stando in mezzo, e seguendo la porzione del Popolo di Dio che gli è affidata”. Vanno evitati, sottolinea, due pericoli: quello dell’astrattezza “che dimentica la concretezza fertile dei luoghi e delle relazioni, e il valore di ogni persona”; ma anche “quello di spezzare la comunione contrapponendo gerarchia a fedeli laici”

Non si tratta certo di sostituire l’una con gli altri, eccitati dal grido: adesso tocca a noi! Ci è chiesto invece di esercitarci insieme in un’arte sinfonica, in una composizione che tutti accomuna nel servizio alla misericordia di Dio, secondo i differenti ministeri e carismi che il vescovo ha il compito di riconoscere e promuovere.

L’annuncio della salvezza ha bisogno di tutti, non solo dei vescovi

In questo processo del camminare insieme, tutti, ribadisce Papa Francesco, “la Chiesa, docile all’azione dello Spirito Santo, sensibile nell’intercettare i segni dei tempi, si rinnova continuamente e perfeziona la sua sacramentalità”, diventando così testimone credibile della missione a cui è chiamata. Quindi la composizione dell’Assemblea esprime “una modalità di esercizio del ministero episcopale coerente con la Tradizione viva della Chiesa e con l’insegnamento del Concilio Vaticano II”

Mai il Vescovo, come ogni altro cristiano, può pensarsi “senza l’altro”. Come nessuno si salva da solo, l’annuncio della salvezza ha bisogno di tutti, e che tutti siano ascoltati.

Forme nuove di esercizio “sinodale” del ministero episcopale

Questa partecipazione di membri che non sono vescovi. chiarisce il Papa, “non fa venir meno la dimensione ‘episcopale’ dell’Assemblea” o pone limiti all’autorità “propria del singolo vescovo e del Collegio Episcopale”. Piuttosto segnala la forma che è chiamato ad assumere l’esercizio dell’autorità episcopale in una Chiesa consapevole di essere costitutivamente relazionale e per questo sinodale. La relazione con Cristo e tra tutti in Cristo – quelli che ci sono e quelli che ancora non ci sono ma che sono attesi dal Padre - realizza la sostanza e modella in ogni tempo la forma della Chiesa.

Si devono individuare, in tempi adeguati, diverse forme di esercizio “collegiale” e “sinodale” del ministero episcopale (nelle Chiese particolari, nei raggruppamenti di Chiese, nella Chiesa tutta), sempre rispettando il deposito della fede e la Tradizione viva, sempre rispondendo a quello che lo Spirito chiede alle Chiese in questo tempo particolare e nei diversi contesti in cui esse vivono. Lo Spirito è l’armonia: la mattina di Pentecoste, in quel disordine, lui faceva l’armonia.

L’essere radunati tutti insieme qui, dal Vescovo di Roma ai laici e laiche, per Francesco, “è segno della disponibilità della Chiesa all’ascolto della voce dello Spirito Santo”, che guida i discepoli alla verità tutta intera. E sta guidando anche noi, conclude il Pontefice, “radunati per dare una risposta, dopo tre anni di cammino, alla domanda ‘come essere Chiesa sinodale missionaria e, aggiungerei, misericordiosa’”.

Alessandro Di Bussolo / vaticannews.va

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