Leone XIV: sogno la Chiesa fermento di un mondo riconciliato

Nella Messa di inizio ministero petrino, il Papa, visibilmente emozionato alla consegna del Pallio e dell'Anello del Pescatore, richiama l’unità e l’amore come risposta alle “troppe ferite causate dall’odio, dalla violenza, dai pregiudizi, dalla paura del diverso”: Pietro deve pascere il gregge senza cedere mai alla "tentazione di essere un condottiero solitario," a lui è chiesto di "servire la fede dei fratelli, camminando insieme a loro".

https://episkopat.pl/doc/229094.Papiez-Leon-XIV-w-homilii-Mszy-sw-inaugurujacej-pontyfikat

https://episkopat.pl/doc/229119.Pope-Leo-XIV-at-Inauguration-Mass-Let-us-walk-towards-God-and

“Sono stato scelto senza alcun merito e, con timore e tremore, vengo a voi come un fratello che vuole farsi servo della vostra fede e della vostra gioia, camminando con voi sulla via dell’amore di Dio, che ci vuole tutti uniti in un’unica famiglia.”

Le parole di Leone XIV sono intervallate dall’emozione e dalla commozione che già all’elezione si era vista sul suo volto e dagli applausi di una piazza San Pietro gremita da circa 200 mila persone che, come le colonne del Bernini, abbraccia il Papa e la Chiesa intera mostrando il suo volto gioioso, colorato, attento e unico. Un passaggio che si compie sotto lo sguardo della Madonna del Buon Consiglio del Santuario di Genazzano, fuori Roma, retto dagli agostiniani, dove è custodita l'immagine mariana proveniente dall'Albania e che Papa Leone XIV ha venerato due giorni dopo la salita al Soglio di Pietro.

Nell'omelia della Messa di inizio del ministero petrino, quinta Domenica di Pasqua, il Vescovo di Roma ripercorre i giorni dolorosi della morte di Papa Francesco, rivivendo quella tristezza e quel senso di abbandono di una folla lasciata senza Pastore. Una folla che però ha vissuto tutto nella luce della Risurrezione pasquale, nella certezza che Dio cammina al fianco di ognuno e che raduna il suo gregge disperso.

Poi Leone XIV si sofferma sul Conclave, composto da “storie e strade diverse”, che nelle mani di Dio consegna la scelta di un nuovo Pontefice, custode della fede cristiana e con lo sguardo lontano “per andare incontro alle domande, alle inquietudini e alle sfide di oggi”.

Accompagnati dalla vostra preghiera, abbiamo avvertito l’opera dello Spirito Santo, che ha saputo accordare i diversi strumenti musicali, facendo vibrare le corde del nostro cuore in un’unica melodia.

L’unità: questo consegna il Conclave, una delle dimensioni - sottolinea il Papa - della “missione affidata a Pietro da Gesù”. L’altra è l’amore infinito che Dio ha per noi. Pietro è il pescatore di uomini, come il Maestro gli ha insegnato salvando l’umanità dalle acque del male, tocca a lui e ai discepoli gettare “la rete per immergere nelle acque del mondo la speranza del Vangelo, navigare nel mare della vita perché tutti possano ritrovarsi nell’abbraccio di Dio”.

Come può Pietro portare avanti questo compito? Il Vangelo ci dice che è possibile solo perché ha sperimentato nella propria vita l’amore infinito e incondizionato di Dio, anche nell’ora del fallimento e del rinnegamento.

Dio si offre senza riserve né calcoli e solo l’essere stati toccati da questo amore porta a quel “di più” da offrire, dando la vita per i fratelli. Così Leone XIV tratteggia il magistero del Papa fondandolo sull’amore di Cristo, nella carità e senza imposizioni; parole che fanno riandare a quelle pronunciate da Benedetto XVI, amate anche da Francesco, per cui “La Chiesa non cresce per proselitismo, cresce per attrazione, per testimonianza”.

Il ministero di Pietro è contrassegnato proprio da questo amore oblativo, perché la Chiesa di Roma presiede nella carità e la sua vera autorità è la carità di Cristo. Non si tratta mai di catturare gli altri con la sopraffazione, con la propaganda religiosa o con i mezzi del potere, ma si tratta sempre e solo di amare come ha fatto Gesù.

Un amore che cambia e che impone di custodire le “pietre vive”, gli uomini, chiamate a “costruire l’edificio di Dio nella comunione fraterna, nell’armonia dello Spirito, nella convivenza delle diversità”, senza egoismi.

Pietro deve pascere il gregge senza non cedere mai alla tentazione di essere un condottiero solitario o un capo posto al di sopra degli altri, facendosi padrone delle persone a lui affidate (cfr 1Pt 5,3); al contrario, a lui è richiesto di servire la fede dei fratelli, camminando insieme a loro.

Il desiderio del Papa è unico e condiviso, in un tempo di discordia, dove ci sono “troppe ferite causate dall’odio, dalla violenza, dai pregiudizi, dalla paura del diverso, da un paradigma economico che sfrutta le risorse della Terra ed emargina i più poveri”.

Una Chiesa unita, segno di unità e di comunione, che diventi fermento per un mondo riconciliato.

La Chiesa come “un piccolo lievito di unità, di comunione, di fraternità” che vuole dire al mondo, “con umiltà e con gioia” che la Parola di Cristo consola, illumina, che la sua è una proposta di amore che rende tutti un’unica famiglia.

E questa è la strada da fare insieme, tra di noi ma anche con le Chiese cristiane sorelle, con coloro che percorrono altri cammini religiosi, con chi coltiva l’inquietudine della ricerca di Dio, con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, per costruire un mondo nuovo in cui regni la pace.

La Chiesa disegnata da Papa Leone XIV è dunque una Chiesa missionaria, non chiusa in un piccolo gruppo o in un atteggiamento di superiorità, ma pronta a “offrire a tutti l’amore di Dio, perché si realizzi quell’unità che non annulla le differenze, ma valorizza la storia personale di ciascuno e la cultura sociale e religiosa di ogni popolo”.

Fratelli, sorelle, questa è l’ora dell’amore! La carità di Dio che ci rende fratelli tra di noi è il cuore del Vangelo...costruiamo una Chiesa fondata sull’amore di Dio e segno di unità, una Chiesa missionaria, che apre le braccia al mondo, che annuncia la Parola, che si lascia inquietare dalla storia, e che diventa lievito di concordia per l’umanità.

Il 267.mo Pastore della Chiesa universale indica nell’amore, nell’unità e nella missionarietà le strade da percorrere. Lo farà con la forza di Pietro, la cui effige è impressa nell’Anello del Pescatore che il cardinale filippino Luis Antonio Gokim Tagle gli ha messo al dito. Prima ancora con il Pallio che gli ha imposto il cardinale Mario Zenari, nunzio in Siria. Con l’obbedienza che ha giurato davanti a dodici rappresentanti di tutte le categorie del popolo di Dio, provenienti da varie parti della terra. Con la preghiera al Sepolcro di San Pietro all’interno della Basilica Vaticana dove è sceso, all’inizio della liturgia dopo un lungo giro in papamobile, insieme ai Patriarchi delle Chiese Orientali, come a segnare lo stretto legame del Vescovo di Roma all’Apostolo Pietro e al suo martirio.

Sul sagrato della Piazza, oltre 150 delegazioni di tutto il mondo hanno partecipato alla celebrazione, guardando all’arazzo della pesca miracolosa appeso al cancello centrale della Basilica Vaticana e che raffigura il dialogo di Gesù con Pietro, a cui rimanda la liturgia della Parola. Tra i rappresentanti delle altre religioni, oltre alla comunità ebraica, sono presenti musulmani, induisti, buddisti, sikh, zoroastriani e gianisti. Tra i rappresentanti del mondo politico il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, e il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Dal Perù il presidente della Repubblica Dina Ercilia Boluarte Zegarra, a rappresentare gli Stati Uniti il vice presidente, James David Vance, e il segretario di Stato Marco Antonio Rubio. Tra gli altri capi di Stato, i presidenti di Ucraina Volodymyr Zelensky, di Israele Isaac Herzog. Tra i sovrani regnanti, i Reali di Spagna Felipe e Letizia, del Belgio Filippo e Mathilde, il principe di Monaco Alberto con la consorte Charlene.  Un mondo che guarda con speranza al messaggio di amore in Cristo che Leone è chiamato a portare con la gioia del Vangelo.

Benedetta Capelli, Vatican News

 

 

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