L’aborto non può essere legalmente consentito a causa della presenza di disturbi mentali nella madre. In tali casi, dovrebbero essere utilizzati metodi di cura riconosciuti ed efficaci – si legge nella Posizione dell’Equipe di Esperti di Bioetica della Conferenza Episcopale Polacca sull’ammissibilità dell’aborto basata sulla premessa della salute mentale.

I Membri dell’Equipe di Esperti si oppongono fermamente al tentativo di creare una nuova interpretazione della legge esistente, „volta ad ampliare i criteri che consentono la privazione legale della vita di un nascituro a causa di ragioni psichiatriche, anche perché in pratica significherebbe la ri-legalizzazione dell’aborto su richiesta, oltre che la manipolazione incostituzionale ed extra statutaria”. Aggiungono che tale azione è contraria all’art. 39 del Codice di Deontologia Medica, che recita: „Quando svolge attività medica in una donna incinta, il medico è contemporaneamente responsabile della salute e della vita del suo bambino. Pertanto, è dovere del medico far in modo di preservare la salute e la vita del bambino anche prima della sua nascita”.

I Membri dell’Équipe sottolineano nella posizione che „l’aborto non può essere legalmente consentito a causa della presenza di disturbi mentali nella madre. In tali casi, dovrebbero essere utilizzati metodi di cura riconosciuti ed efficaci”. Si riferiscono al valore della vita umana, indipendentemente dal suo stadio di sviluppo o stato di salute. „Questa posizione è adottata da ogni persona con una coscienza adeguatamente formata. Si riflette anche nelle norme giuridiche, costituite nella difesa del rispetto dei diritti fondamentali di ogni essere umano, compreso il bambino, fin dal momento del concepimento” – si legge nella Posizione.

L’Equipe di Esperti di Bioetica della Conferenza Episcopale Polacca sottolinea che le premesse di cui sopra sono richiamate anche dall’insegnamento della Chiesa cattolica, più volte confermate dalle dichiarazioni dei papi.

Ufficio Stampa della Conferenza Episcopale Polacca

Pubblichiamo il testo integrale della Posizione:

 

Posizione
dei Membri dell’Équipe di Esperti di Bioetica della Conferenza Episcopale Polacca
sull’ammissibilità dell’aborto
basato sulla premessa della salute mentale

  1. Di recente, è diventato sempre più comune nello spazio pubblico trovare opinioni secondo cui la minaccia alla salute mentale di una donna incinta è una motivazione per la legalità dell’aborto. Alla luce del crescente dibattito su questo argomento, l’Equipe di Esperti di Bioetica della Conferenza Episcopale Polacca ha prestato grande attenzione e preoccupazione a queste opinioni. Pertanto, i Membri dell’Equipe ricordano il valore di ogni vita umana e i diritti umani fondamentali della persona, indipendentemente dalla fase del suo sviluppo. Sottolineano inoltre con forza che la protezione e la terapia necessarie dovrebbero sempre essere fornite sia alla madre che al nascituro.
  2. Non c’è dubbio che durante la gravidanza si verifichino situazioni di peggioramento della salute mentale di una donna. Possono essere associati, ad esempio, ad una diagnosi e prognosi sfavorevole per quanto riguarda lo sviluppo del bambino, già effettuata nel periodo prenatale. In alcune donne, varie difficoltà possono portare a una crisi mentale durante la gravidanza. In particolare, ci possono essere preoccupazioni riguardanti ad esempio i cambiamenti nella propria vita (piani, funzionamento, condizioni finanziarie, di vita, professionali, il peso dei doveri, l’assunzione di un nuovo ruolo di se stessi come genitore, come genitore single o genitore di un figlio malato/disabile, ecc.), il rifiuto del bambino da parte del padre, la solitudine, il senso di mancanza di sostegno da parte di parenti, delle organizzazioni sociali o dello stato, senza prospettive personali e senza prospettive per il bambino. Potrebbero esserci paure per il futuro, spesso paralizzanti, percepite come superiori alle proprie forze e possibilità.
  3. In tali situazioni, sia la Chiesa che lo Stato, così come le organizzazioni non governative, offrono un sostegno completo alle donne. A seconda della situazione, le madri possono beneficiare di molte forme diverse di assistenza, come ad esempio: case per madri single, centri di adozione, ospizi perinatali, finestre della vita. Queste istituzioni lavorano fornendo supporto e specialisti in vari campi: psichiatri e medici di altre specialità, psicologi, psicoterapeuti. A prima vista, l’aborto può sembrare l’unico modo per alleviare la sofferenza vissuta, ma in realtà non lo è. La Chiesa cattolica è invariabilmente dalla parte dell’uomo, perché è una comunità che protegge soprattutto i più deboli e coloro che rischiano di perdere la vita. Piena di comprensione empatica, offre aiuto a coloro che soffrono, si sentono impotenti, inermi, che hanno bisogno di sostegno spirituale ed emotivo, nonché di provvedere ai bisogni vitali di base.
  4. La crisi mentale colpisce sempre più persone – riguarda donne, uomini, bambini, indipendentemente dal fatto che siano religiosi o meno, da quale sia il loro status economico e sociale, da quale professione svolgono. Il ripristino della salute mentale viene effettuato con metodi terapeutici, in particolare con la terapia farmacologica, la psicoterapia, la psicoeducazione. Questi sono i trattamenti standard. L’aborto non è uno dei metodi terapeutici utilizzati nella cura. L’uccisione di un bambino non può essere considerata un mezzo per ripristinare la salute di una donna. Tale atto non rientra negli standard medici. Sebbene sia un dato di fatto che durante la gravidanza ci siano situazioni di deterioramento della salute mentale di una donna, il solo fatto di essere incinta non è un fattore di stress sufficiente o necessario per provocare disturbi mentali. Sono cruciali qui le circostanze che accompagnano la gravidanza, e in particolare: il livello di sostegno percepito dalla donna da parte dell’ambiente, della società, dello stato, dai suoi cari, il senso di sicurezza per il futuro o un senso di stabilità emotiva ed esistenziale. Inoltre, la formulazione: „una minaccia per la salute mentale della madre” non è chiara di per sé. Permette varie interpretazioni in cui esiste un rischio significativo di abuso. Queste interpretazioni possono dipendere da sentimenti soggettivi e utilizzate utilmente sulla base del concetto di qualità della vita.
  5. Numerosi studi confermano inoltre che l’aborto stesso si traduce spesso in complicanze molto gravi (sindrome post-aborto) nell’ambito della salute mentale accompagnando la madre anche per il resto della sua vita. Spesso, quando le condizioni di vita cambiano, quando una donna riceve un sostegno adeguato, cambia anche la sua valutazione della situazione e inizia a vedere che ci sono anche altre soluzioni per lei alla situazione di crisi. L’aborto, invece, è un’azione irreversibile.
  6. In caso di minaccia per la salute e la vita di una madre in gravidanza, bisogna sempre considerare che ai due pazienti – sia la madre che il nascituro – deve essere sempre fornita la protezione e la terapia necessarie, nella consapevolezza che la vita e la salute della madre sono una condizione fondamentale per la vita e il corretto sviluppo del bambino.
  7. Nella situazione in cui non sia possibile salvare entrambi, le misure per salvare la madre sono ammissibili, anche se il loro effetto collaterale, previsto ma non voluto e inevitabile, è la morte del bambino. In questo caso, la scelta di una madre che decide di salvare la propria vita è eticamente giustificata, anche se, quando possibile, le dovrebbe essere permesso di compiere un atto eroico, che sarebbe quello di sacrificare la propria vita per salvare la vita del bambino se avesse la possibilità di sopravvivere.
  8. I Membri dell’Equipe di Esperti si oppongono fermamente al tentativo di creare una nuova interpretazione della legge esistente, volta ad ampliare i criteri che consentono la privazione legale della vita di un nascituro a causa di ragioni psichiatriche, anche perché in pratica significherebbe la ri-legalizzazione dell’aborto su richiesta, oltre che la manipolazione incostituzionale ed extra statutaria. Tale azione è contraria all’art. 39 del Codice di Deontologia Medica, che recita: „Quando svolge attività medica in una donna incinta, il medico è contemporaneamente responsabile della salute e della vita del suo bambino. Pertanto, è dovere del medico far in modo di preservare la salute e la vita del bambino anche prima della sua nascita”. Inoltre, metterebbe gli psichiatri nella posizione di decidere sulla morte di un bambino non ancora nato.
  9. L’aborto non può essere legalmente consentito a causa della presenza di disturbi mentali nella madre. In tali casi, dovrebbero essere utilizzati metodi di cura riconosciuti ed efficaci. Sebbene il tema dell’ammissibilità etica della procedura abortiva sia già stato oggetto di numerose dichiarazioni dell’Equipe di Esperti, ci si riferisce ancora una volta al valore della vita umana, indipendentemente dal suo stadio di sviluppo o stato di salute. Questa è la posizione di ogni persona con una coscienza ben formata. Si riflette anche nelle norme giuridiche, costituite nella difesa del rispetto dei diritti fondamentali di ogni essere umano, compreso il bambino, fin dal momento del concepimento. Queste premesse sono richiamate anche dall’insegnamento della Chiesa cattolica più volte confermate dalle dichiarazioni dei papi e – seguendo il loro esempio – dall’Equipe di Esperti di Bioetica della Conferenza Episcopale Polacca.
  10. Questo documento richiama essenzialmente l’attenzione sul problema del deterioramento mentale di una donna durante la gravidanza. Tuttavia, ci sono situazioni in cui una donna malata di mente rimane incinta a seguito di abusi da parte di un uomo irresponsabile. Di solito essa non è in grado di assumersi le responsabilità genitoriali. Tuttavia, il nascituro nel suo grembo conserva ancora la dignità umana e tutti i suoi diritti. Pertanto, richiede un’assistenza completa sia prima che dopo la nascita. Nessuna forma di interruzione della gravidanza è giustificata qui. In questo caso, la Chiesa cattolica chiede che siano fornite alla donna in gravidanza speciali cure prima della nascita, creando così condizioni dignitose per dare alla luce un bambino, e poi – nel caso in cui non possa crescere il bambino – l’aiuto di centri di assistenza sociale, orfanotrofi familiari o, ad esempio, istituzioni gestite da istituti religiosi femminili. Tale soluzione non preclude i preziosi contatti del bambino con la madre biologica. Allo stesso tempo, è una testimonianza della maturità morale della società.

A nome dei Membri dell’équipe di Esperti di Bioetica della Conferenza Episcopale Polacca .

S.E.Mons. Józef Wróbel SCJ

Varsavia, 4 settembre 2023

(Tradotto dal polacco da M. Olmo / Ufficio per le Comunicazioni Estere della Conferenza Episcopale Polacca)