Una risposta umana ed evangelica ai problemi dei migranti e dei rifugiati non deve mai essere limitata o sospesa da alcuna giurisdizione. L’ospitalità verso lo straniero è una delle determinanti della nostra fede – ha scritto il Presidente del Consiglio per le Migrazioni, il Turismo e i Pellegrinaggi della Conferenza Episcopale Polacca Mons. Krzysztof Zadarko nel comunicato sui rifugiati che raggiungono la Polonia.

Nel comunicato stampa ha richiamato l’attenzione sulla preoccupante situazione al confine orientale, dove persone provenienti da diversi paesi stanno cercando di raggiungere la Polonia attraverso la Bielorussia. “Siamo consapevoli della complessità delle condizioni geopolitiche che innescano gli attuali processi migratori. Siamo convinti che i responsabili del rispetto della legge onoreranno pienamente gli obblighi internazionali nei confronti delle persone in cerca di protezione, compreso il diritto di presentare domanda di protezione internazionale” – si legge nel documento.

“Naturalmente, i governi hanno il diritto di agire contro l’immigrazione illegale, nel rispetto dei diritti umani. Allo stesso tempo, bisogna tenere presente la differenza fondamentale tra i rifugiati che fuggono dal Paese per motivi politici, religiosi, etnici o di altre forme di persecuzione o guerra da quelli che cercano semplicemente l’ingresso illegale nel Paese e quelli che partono solo per migliorare la propria situazione economica” – hanno sottolineato gli autori.

Il documento rileva anche l’insegnamento della Chiesa e il ruolo dei cristiani, il cui compito è riconoscere e accogliere Cristo nello straniero. “L’indifferenza non è un atteggiamento autenticamente cristiano. Infiammiamoci dell’immaginazione della misericordia che ci permetterà di unirci nell’aiutare chi ne ha bisogno, assumendo così la missione del Buon Samaritano” – è scritto.

E’ stato fatto appello ai politici e agli operatori dei media affinché nella ricerca di soluzioni ai complicati problemi delle migrazioni, siano guidati soprattutto dagli atteggiamenti di ospitalità, rispetto per i nuovi arrivati e il bene comune dei polacchi. “La comprensibile preoccupazione per i propri cittadini non può essere una premessa sufficiente per giustificare la chiusura delle frontiere a chi cerca rifugio. (…) Alimentare l’avversione e l’ostilità verso gli estranei che si trovano in situazioni drammatiche è un atto malvagio. (…) Nessun messaggio mediatico che riferisca anche sulle questioni più difficili può giungere fino al disprezzo per il migrante. (…) Al contrario, i dubbi e le paure emergenti dovrebbero essere fugati da una informazione veritiera, dal dialogo e dalle testimonianze autentiche” – si legge nel documento.

“I drammi umani non possono diventare uno strumento per suscitare umori xenofobi, soprattutto quelli suscitati in nome di un patriottismo falsamente inteso che degrada le persone provenienti da un’altra regione del mondo, da un’altra cultura o religione. Provocare paura per il prossimo è disumano e non cristiano. I nostri antenati furono emigranti e rifugiati durante le spartizioni, durante la seconda guerra mondiale e negli anni del comunismo. Hanno sperimentato l’aiuto di persone di altre culture e religioni. Negare ai nuovi arrivati i loro diritti fondamentali significa allontanarsi dalla propria storia e contraddire la nostra eredità cristiana” – si afferma nel comunicato.

Infine, è stata espressa gratitudine alle comunità locali, alle parrocchie e alle organizzazioni umanitarie che hanno fornito assistenza a migranti e rifugiati. È stato inoltre lanciato un appello per richiedere aiuti materiali e preghiere per l’eliminazione delle cause delle migrazioni, delle guerre e delle ingiustizie sociali, delle persecuzioni e della fame.

Ufficio Stampa della Conferenza Episcopale Polacca

Pubblichiamo il testo integrale del Comunicato:

Comunicato del Consiglio per le Migrazioni e i Pellegrinaggi
della Conferenza Episcopale Polacca
sui rifugiati che raggiungono la Polonia

1. I migranti sono entrati a far parte della nostra realtà quotidiana anche in Polonia. In questa situazione, la saggezza della fede rafforza la nostra convinzione che apparteniamo tutti a “un’unica famiglia, sia i migranti che le comunità locali che li accolgono, e tutti abbiamo lo stesso diritto di utilizzare i beni della terra, il cui destino è universale”. Solidarietà e condivisione si costruiscono proprio su questa base. Da ciò scaturisce un amore che ci fa sentire come nostri i bisogni degli altri, condividere con gli altri i nostri beni e adoperarci per accrescere la comunione dei valori spirituali nel mondo (cfr. Benedetto XVI, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace – 01/01/2013). Vale la pena ricordare qui la voce di papa Francesco al n. 104. Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato: Ogni forestiero che bussa alla nostra porta è un’occasione di incontro con Gesù Cristo, il quale si identifica con lo straniero accolto o rifiutato di ogni epoca (cfr. Mt 25,35.43).

San Giovanni Paolo II, difensore dei diritti dei rifugiati e degli immigrati, scriveva in uno dei Messaggi per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato: L’esigente affermazione di Gesù: „Ero forestiero e mi avete ospitato” (Mt 25, 35) conserva in ogni circostanza tutta la sua forza ed interpella la coscienza di quanti intendono seguirne le orme (1997). Una risposta umana ed evangelica ai problemi dei migranti e dei rifugiati non può mai essere limitata o sospesa da alcuna giurisdizione, neanche la situazione più complessa invalida questo imperativo. Ospitalità verso il forestiero – ha ricordato S. Giovanni Paolo II – è una delle determinanti della nostra fede: La cattolicità non si manifesta solamente nella comunione fraterna dei battezzati, ma si esprime anche nell’ospitalità assicurata allo straniero, quale che sia la sua appartenenza religiosa, nel rifiuto di ogni esclusione o discriminazione razziale, e nel riconoscimento della dignità personale di ciascuno con il conseguente impegno di promuoverne i diritti inalienabili. (“Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato”, 1999).

2. Naturalmente, i governi hanno il diritto di agire contro l’immigrazione illegale, nel rispetto dei diritti umani. Allo stesso tempo, bisogna tenere presente la differenza fondamentale tra i rifugiati che fuggono dal Paese per motivi politici, religiosi, etnici o di altre forme di persecuzione o guerra da quelli che cercano semplicemente l’ingresso illegale nel Paese e quelli che partono solo per migliorare la propria situazione economica (cfr.Accogliere Cristo nei rifugiati e nelle persone forzatamente sradicate .Orientamenti pastorali. Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti – Pontificio Consiglio Cor unum, 57).

3. Di recente, abbiamo a che fare con un fenomeno inquietante al nostro confine orientale, dove persone di diversi paesi stanno cercando di raggiungere la Polonia attraverso la Bielorussia. Queste sono le conseguenze – spesso stimolate politicamente – delle guerre in Afghanistan, Iraq, Siria e non solo, il cui effetto è l’esodo di molte persone che temono per la propria sicurezza. Siamo consapevoli della complessità delle condizioni geopolitiche che innescano gli attuali processi migratori.

Siamo convinti che i responsabili del rispetto della legge onoreranno pienamente gli obblighi internazionali nei confronti delle persone in cerca di protezione, compreso il diritto di presentare domanda di protezione internazionale.

Gli agenti della Guardia di Frontiera, che devono affrontare la difficile sfida della protezione delle frontiere dello Stato, dovrebbero essere in grado di indirizzare le persone che attraversano la frontiera verso centri per stranieri. Il supporto dello Stato è richiesto anche dall’attività delle organizzazioni a sostegno dei rifugiati, che negli ultimi anni è stato limitato.

Nella coscienza dei cattolici deve risuonare un insegnamento, valido fin dall’inizio della Chiesa, che il compito di un cristiano è riconoscere e accogliere Cristo nello straniero. L’indifferenza non è un atteggiamento autenticamente cristiano. Infiammiamoci dell’immaginazione della misericordia che ci permetterà di unirci nell’aiutare chi ne ha bisogno, assumendo così la missione del Buon Samaritano. Alle persone di buona volontà – indipendentemente dalla religione – chiediamo solidarietà con i profughi di guerra che vengono da noi, persone perseguitate o che soffrono la povertà. Facciamo un appello a tutti, ripetendo con Papa Francesco: Non si tratta solo di migranti: si tratta della nostra umanità(“Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato”, 2019).

4. In una situazione di tensione, una responsabilità particolare spetta ai politici e ai media. Chiediamo ai rappresentanti di tutte le forze politiche che, cercando soluzioni ai complicati problemi migratori, siano guidati soprattutto dagli atteggiamenti di ospitalità, rispetto per i nuovi arrivati e il bene comune dei polacchi. La comprensibile preoccupazione per i propri cittadini non può essere una premessa sufficiente per giustificare la chiusura delle frontiere a chi cerca rifugio.

I media dovrebbero costruire la cultura dell’incontro, non diffondere pregiudizi e creare un’atmosfera di pericolo, pertanto chiediamo a giornalisti e reporter di riferire in modo affidabile sulla situazione dei rifugiati e degli immigrati. Alimentare l’avversione e l’ostilità verso gli estranei che si trovano in situazioni drammatiche è un atto malvagio. Le narrazioni anti-rifugiato o anti-immigrazione hanno un impatto sulla vita delle persone concrete. Sono anche devastanti per i tentativi di riflessione responsabile e comunitaria sulle possibilità di risposta ai complessi problemi migratori. Nessun messaggio mediatico che riferisca anche sulle questioni più difficili può giungere fino al disprezzo per il migrante. Sono nostri fratelli e sorelle in umanità e meritano di essere aiutati a trovare un luogo dove possano vivere dignitosamente e contribuire alla costruzione di una società civile. Tuttavia, i dubbi e le paure emergenti dovrebbero essere fugati da un’informazione veritiera, dal dialogo e dalle testimonianze autentiche. I drammi umani non possono diventare uno strumento per suscitare umori xenofobi, soprattutto quelli suscitati in nome di un patriottismo falsamente inteso che degrada le persone provenienti da un’altra regione del mondo, da un’altra cultura o religione. Provocare paura per il prossimo è disumano e non cristiano.

I nostri antenati furono emigranti e rifugiati durante le spartizioni, durante la seconda guerra mondiale e negli anni del comunismo. Hanno sperimentato l’aiuto di persone di altre culture e religioni. Negare ai nuovi arrivati i loro diritti fondamentali significa allontanarsi dalla propria storia e contraddire la nostra eredità cristiana.

Siamo tutti sollecitati nei nostri ambienti a promuovere un messaggio positivo di solidarietà con  i migranti, i richiedenti asilo e i rifugiati (“Una risposta a rifugiati e migranti. Venti punti di attività pastorale”, 2017). Con il nostro atteggiamento abbiamo il coraggio di manifestare la nostra assicurazione di solidarietà e disponibilità a fornire aiuto a coloro che cercano rifugio nel nostro Paese.

5. Desideriamo esprimere la nostra gratitudine alle comunità locali, alle parrocchie e alle organizzazioni umanitarie che si sono già affrettate a mostrare benevolenza e sostegno a chi è stato costretto a lasciare le proprie case.

Chiediamo alle persone di buona volontà di aderire all’iniziativa „Afghanistan” di Caritas Polska e di sostenere la raccolta di fondi per aiutare nel modo più efficace le persone costrette a fuggire e a cercare rifugio.

Chiediamo a tutti i fedeli di pregare per i rifugiati e i migranti. Preghiamo costantemente per l’eliminazione delle cause delle migrazioni, delle guerre e dell’ingiustizia sociale, delle persecuzioni e della fame. Preghiamo anche per noi stessi, per risvegliare in noi stessi e nei nostri ambienti un atteggiamento di ospitalità e fraternità prudente e responsabile.

Varsavia, 22 agosto 2021

Consiglio per le Migrazioni, il Turismo e i Pellegrinaggi
della Conferenza Episcopale Polacca

Mons. Krzysztof Zadarko
Presidente

(Tradotto dal polacco da M. Olmo / Ufficio per le Comunicazioni Estere della Conferenza Episcopale Polacca)