Nei giorni terribili dell’Olocausto e dell’insurrezione del ghetto di Varsavia, avete difeso – e protetto (!) – la dignità umana, il diritto umano a vivere con dignità, compreso il diritto a morire con dignità – ha scritto l’Arcivescovo Grzegorz Ryś, Presidente del Comitato per il Dialogo con l’Ebraismo della Conferenza Episcopale Polacca, in occasione dell’80.mo anniversario dell’insurrezione del ghetto di Varsavia.

Ricordando le parole della preghiera „Shema Israel”, l’Arcivescovo Ryś ha auspicato che „finalmente ci siano di monito e ci dimostrino a cosa porta l’idolatria e di cosa è capace l’uomo che idolatra e assolutizza la sua ideologia, la sua razza, il suo popolo, e infine: se stesso”.

Ufficio Stampa della Conferenza Episcopale Polacca

 

Pubblichiamo il testo integrale del Messaggio:

Messaggio del Presidente del
Comitato per il Dialogo con l’Ebraismo
della Conferenza Episcopale Polacca
in occasione dell’80.mo anniversario dell’insurrezione del ghetto di Varsavia

Non so se esista una qualche parola umana adatta al dramma che si svolse nel ghetto di Varsavia ottant’anni fa.

So che la tradizione ebraica impone di recitare le parole „Shema Yisrael” davanti ad un ebreo morente. Questa tradizione deriva dalla Torah, che raccomanda di recitare lo „Shema” „quando si va a dormire”.

In obbedienza a questo comandamento – che accomuna ebrei e cristiani – voglio dire a voi, care Sorelle e cari Fratelli Ebrei, che vi siete addormentati ottant’anni fa nel „sonno della morte” – per le pallottole nelle strade e nelle barricate del ghetto, bruciati nel fuoco sistematicamente uno ad uno e nelle case ridotte in rovina, uccisi con il gas o annegati in bunker sotterranei – voglio dire a Voi e con Voi: „Shema Yisrael”. Mi permetto di farlo con l’amore PIU’ UMILE, in quella determinata vicinanza e solidarietà che all’epoca vi è stata spesso negata. Oserei farlo con gratitudine perché allora – nei giorni terribili dell’Olocausto e della rivolta del ghetto di Varsavia – avete difeso – e protetto(!) – la dignità umana, il diritto umano a una vita dignitosa, compreso il diritto a morire con dignità . Oserei dire:

„ASCOLTA, ISRAELE: IL SIGNORE È IL NOSTRO DIO, IL SIGNORE È UNO SOLO. TU AMERAI IL SIGNORE TUO DIO, CON TUTTO IL CUORE, CON TUTTA L’ANIMA, E CON TUTTE LE FORZE. QUESTI PRECETTI CHE OGGI TI DO’ TI STIANO FISSI NEL CUORE; LI RIPETERAI AI TUOI FIGLI, NE PARLERAI QUANDO SARAI SEDUTO IN CASA TUA, QUANDO CAMMINERAI PER VIA, QUANDO TI CORICHERAI [LA NOTTE] E QUANDO TI ALZERAIVAI [LA MATTINA]. TE LI LEGHERAI ALLA MANO COME UN SEGNO E SARANNO UN PENDAGLIO TRA GLI OCCHI E LI SCRIVERAI SUGLI STIPITI DELLA TUA CASA E SULLE TUE PORTE” (De 6,4-9)

Dico queste parole con la speranza che le ascolteremo anche TUTTI noi: persone, polacchi, cristiani, cattolici del XXI secolo; che le ascolteremo proprio oggi – nell’80.mo anniversario dell’insurrezione del ghetto di Varsavia – in modo che finalmente ci siano di monito e ci dimostrino a cosa porta l’idolatria e di cosa è capace l’uomo che idolatra e assolutizza la sua ideologia, la sua razza, il suo popolo, e infine: se stesso …

Con la speranza che queste PAROLE alla fine ci convertano e ci proteggano!

Arcivescovo Grzegorz Ryś

(Tradotto dal polacco da M. Olmo / Ufficio per le Comunicazioni Estere della Conferenza Episcopale Polacca)